Scuola. Se l’Italia vuole diventare come la Finlandia parta dal costo standard
Il sistema scolastico finlandese è una eccellenza mondiale. Più fonti in Italia l’hanno definito «senza scuole private», attribuendo a questa caratteristica una delle ragioni del successo. Riceviamo a questo riguardo una nota da Markku Moisala, segretario generale dell’Associazione di scuole private in Finlandia (Association of Private Schools in Finland) e dirigente scolastico della Lahden yhteiskoulu, scuola privata a Lahti.
COME FUNZIONA LA SCUOLA IN FINLANDIA
In Finlandia l’educazione primaria (Gbe) va dai 7 ai 16 anni (per una durata di 9 anni), è obbligatoria e per legge organizzata e gestita dalle autorità municipali. A questa si aggiunge un anno non obbligatorio di pre-primaria (all’età di 6 anni).
Tuttavia il governo finlandese può garantire un permesso a un ente privato (purché sia una associazione registrata o fondazione) di offrire istruzione primaria. Il permesso è concesso se esiste un bisogno per l’offerta formativa a livello territoriale e se la municipalità riconosce l’esistenza del bisogno. Quasi tutte le scuole private in istruzione primaria collaborano con le scuole municipali offrendo istruzione nelle periferie e seguendo lo stesso contenuto/programma delle scuole municipali. Le scuole indipendenti/private seguono il curriculo nazionale ma alcune di esse offrono agli alunni anche corsi extracurricolari. Le scuole private, infatti, hanno una lunga storia di specializzazione in corsi come arti visuali, musica, scienze. Anche alcune scuole municipali, ultimamente, hanno adottato questi corsi.
Esistono poi alcune università finlandesi che offrono istruzione primaria e secondaria superiore (general upper secondary, Gus) all’interno delle facoltà per formazione dei docenti. Queste scuole, in Finlandia, sono considerate private.
Ci sono anche un certo numero di scuole private con un’impostazione educativa pedagogica o religiosa. Anche queste scuole seguono il curriculo nazionale aggiungendo altri corsi. Questo tipo di scuole raramente opera in collegamento con le scuole municipali a causa della loro particolare posizione.
In termini numerici, con dati forniti dal National Board of Education nel 2018, su 2379 scuole di istruzione primaria (Gbe) 109 sono private con una percentuale di alunni pari a circa il 4% (24 mila).
L’istruzione primaria (Gbe) è gratuita. Gli alunni sono riforniti con rette, testi, cancelleria, un pasto caldo al giorno e servizi di welfare. Quindi l’istruzione primaria (Gbe) è finanziata dalle tasse. Sia le scuole municipali che le private vengono finanziate allo stesso modo, attraverso un sistema di trasferimento dei fondi governativi. Attualmente i fondi per le scuole private sono ridotti in misura del 6% rispetto a quelli per gli istituti municipali. Le scuole private che collaborano con la rete municipale mantengono la gestione della vita della scuola e così possono svilupparla nella direzione che trovano più adeguata.
Per quanto riguarda la secondaria superiore (Gus) la legislazione che la regola non è così stringente come nella Gbe, non essendo previsto un soggetto a cui è affidata. Così accanto alle scuole municipali troviamo un numero più elevato di scuole private e molte di esse offrono sia Gbe che Gus. Tutte le scuole Gus sono gratuite e le private sono finanziate nella stessa misura delle municipali. In Gus gli studenti devono acquistare i testi e la cancelleria ma rimangono garantiti un pasto caldo e i servizi di welfare.
Nel Gus su 270 scuole 43 sono private e i loro studenti sono il 12% del totale (National Board of Education, 2018).
INTRODUCIAMO IL COSTO STANDARD
Fin qui la nota di Markku Moisala. Ora, è evidente che le cose non stanno proprio come qualcuno, in Italia, vuole farci credere. Non siamo ingenui: è evidente che il successo del sistema di istruzione finlandese non è imputabile semplicemente a una maggiore libertà di educazione, però questa ne è sicuramente un fattore, tant’è vero che anche le municipali hanno iniziato a copiarne il modello (si chiama competizione virtuosa).
Tutto il contrario di quello che accade qui da noi, dove un impianto fortemente centralistico e una concorrenza assolutamente sleale (scuole statali gratuite ma spesso di pessima qualità; scuole paritarie spesso di ottima qualità ma a pagamento) tendono ad affossare tutto il sistema, impedendo alle famiglie di scegliere liberamente e alle scuole di progredire come potrebbero e dovrebbero.
Una nota finale: il metodo di finanziamento delle scuole private finlandesi si regge su un sistema di calcolo molto simile a quello che in Italia chiamiamo costo standard di sostenibilità. Studi economici hanno dimostrato che questo sistema favorirebbe non solo una reale libertà di scelta educativa, ma comporterebbe ingenti risparmi (almeno 7 miliardi di euro!) per lo Stato, che attualmente spende oltre 55 miliardi di euro all’anno per un apparato scolastico che fa acqua da tutte le parti. Perché non provare seriamente a introdurlo? Se davvero si vuole una scuola alla finlandese, potrebbe essere questo il punto di partenza per dare la spinta a tutto il sistema.
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