«La sua visita sarebbe più che una visita. Avrebbe un enorme valore pastorale e spirituale». Così il patriarca iracheno dei caldei Louis Raphael I Sako ha parlato di un’eventuale visita di papa Francesco tra i rifugiati iracheni. Il Papa ha a sua volta espresso il desiderio di recarsi in Iraq ma per problemi di sicurezza il viaggio non ha ancora avuto luogo. «Potrebbe cominciare la sua visita da Baghdad – continua Sako parlando alla sezione francese di Aiuto alla chiesa che soffre – e incontrare il governo. Il pomeriggio potrebbe celebrare una Messa qui e ripartire la sera. Una visita di un giorno sarebbe un grande sollievo per tutto l’Iraq, non solo per i cristiani. Non so perché la Santa Sede si inquieti così tanto. Vi posso assicurare che al Papa non accadrebbe niente. La sua sicurezza sarebbe garantita al 100 per cento».
«SERVONO TRUPPE DI TERRA». Una visita da parte del Papa sarebbe un enorme sollievo per i cristiani, che continuano a vivere senza prospettive per il futuro: «La politica dell’Occidente non è trasparente. Noi non sappiamo quando i villaggi della piana di Ninive verranno liberati. Credo che questa situazione perdurerà, perché le forze della coalizione non hanno ancora preso una decisione. È vero che conducono raid aerei ma noi abbiamo bisogno di truppe di terra per respingere lo Stato islamico».
FUGA DEI CRISTIANI. Intanto sempre più cristiani lasciano il Medio Oriente. Il Patriarca calcola che tra le cinque e le dieci famiglie al giorno abbandonino l’Iraq per l’Occidente: «Il problema è la fiducia. Se ci fosse una sorta di protezione internazionale, le persone tornerebbero alle proprie case. Ma sono inquieti. Tanti credono che l’Occidente sia il paradiso ma una volta che vi arrivano, rimangono scioccati perché è tutto diverso: lingua, cultura, società».
MUSULMANI E STATO ISLAMICO. Sako torna anche sulla condanna del Califfato da parte dei leader islamici sunniti moderati: «Non possono farlo. Hanno paura. Chi li proteggerebbe poi? Anche gli imam mantengono il silenzio perché rischiano di venire decapitati». I sunniti, invece, «a mio avviso in parte simpatizzano, soprattutto perché credono che lo Stato islamico possa fermare gli sciiti. Ma sotto lo Stato islamico la gente sta male perché non è abituata all’interpretazione radicale dell’islam che i terroristi impongono».