Rinasce lo zoroastrismo nel Kurdistan e fioccano le minacce

Di Rodolfo Casadei
08 Febbraio 2017
Le autorità islamiche del Kurdistan accusano lo zoroastrismo di convertire i giovani musulmani
epa05135644 A member of the Zoroastrian priesthood leads a procession as she carries the Zoroastrian holy fire during a ceremony called 'Sade' which is held 50 days before the Iranian New Year, at the Markar Garden, east of the capital Tehran, Iran, 30 January 2016. Sade is a mid winter festival that was celebrated with grandeur and magnificence in ancient Iran which honors the fire's power to defeat the forces of darkness and frost. Zoroastrianism is said to be one of the world's oldest religions which was founded by the Prophet Zoroaster (or Zarathustra) in ancient Persia about 3,500 years ago. EPA/ABEDIN TAHERKENAREH

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Rinasce lo zoroastrismo nel Kurdistan iracheno e subito suscita reazioni d’intolleranza. Cinque mesi sono passati dall’inaugurazione del primo tempio zoroastriano nella città di Sulaymaniya, la seconda più popolosa dopo il capoluogo regionale Erbil, e già i curdi che si avvicinano all’antico culto sorto in Asia centrale attorno al 1.000 a.C. e poi radicatosi in Persia nel sesto secolo avanti Cristo sono minacciati di morte.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]ACCUSE DI APOSTASIA. In un’intervista rilasciata al canale in lingua persiana della Bbc il predicatore Mala Hasib della moschea di Mala Rasul a una domanda che riguardava presunte conversioni al cristianesimo e allo zoroastrismo da parte di giovani curdi di fede musulmana ha risposto che «sotto il potere di un’autorità islamica, il verdetto sarebbe che vengono concessi loro tre giorni per riconsiderare la loro decisione, e se si pentono e abbandonano la nuova religione, va bene così. Ma se non tornano indietro dallo zoroastrismo, o da qualunque altra religione diversa dall’islam, sono degli apostati e devono essere uccisi. La punizione è la pena di morte».

LA DENUNCIA. Immediatamente la signora Awat Hussamaddin Tayib, rappresentante degli zoroastriani presso il ministero degli Affari religiosi della regione autonoma del Kurdistan iracheno, ha sporto denuncia per minacce contro il religioso musulmano e chiesto alle autorità curde che gli sia ritirato il permesso di predicare in moschea. Secondo la signora Tayib l’imam avrebbe già pronunciato le sue minacce in precedenti occasioni, all’interno di una moschea e in dichiarazioni ad un giornale locale (cosa che l’interessato smentisce).

CONVERSIONI TOLLERATE. Lo zoroastrismo è stato inserito nell’elenco delle religioni tradizionali e riconosciute del Kurdistan dalla legge regionale n. 5/2015 denominata “Protezione delle componenti”, la quale però tratta solo della libertà di pratica delle religioni presenti sul territorio curdo iracheno, non della questione delle eventuali conversioni. La giurisprudenza islamica prevede la pena di morte per l’apostata, come ha ricordato Mala Hasib, ma non c’è una legge civile o penale in Iraq o nel Kurdistan iracheno che lo prescriva nero su bianco, anzi la legge sugli affari civili del 1972 permette le conversioni. Di fatto il Kurdistan iracheno tollera da molto tempo le conversioni religiose anche dall’islam ad altre religioni: a partire dal 1991, grazie alla no-fly zone istituita dalla coalizione anti-Saddam sul Kurdistan missionari cristiani evangelici e pentecostali hanno creato le loro chiese e raccolto centinaia di seguaci provenienti sia dall’islam che dal cristianesimo orientale, senza subire persecuzioni ufficiali ma molta emarginazione sociale.

DATI TRUCCATI. All’indomani dell’approvazione della legge 5/2015 i fedeli curdo-iracheni hanno creato un centro culturale del patrimonio zoroastriano a Sulaymaniya, che nel settembre scorso è stato riconosciuto ufficialmente come luogo di culto. Riti matrimoniali e la principale cerimonia iniziatica zoroastriana, la Tathbeet che prevede che una cintura sacra (la Kushti) sia avvolta attorno ai fianchi tre volte, sono stati celebrati dopo il riconoscimento ufficiale, e sono state queste attività cultuali ad attirare malevole attenzioni, insieme a notizie giornalistiche che sovrastimano il numero delle conversioni allo zoroastrismo nel Kurdistan iracheno collocandole in una forchetta fra 10 mila e 100 mila. In realtà gli zoroastriani sono 100 mila circa in tutto il mondo, e si trovano principalmente in Iran e in India, più piccole comunità in Europa e nelle Americhe.

IL PROFETA ZARATHUSTRA. Quelli che si dichiarano tali nel Kurdistan iracheno si contano al massimo in centinaia. Basato sugli insegnamenti del profeta Zarathustra, lo zoroastrismo insegna che il mondo è stato creato da due divinità, Ahura Mazda e Angra Mainyu, una buona e l’altra cattiva, e gli esseri umani devono decidere di servire il primo piuttosto che il secondo e disdegnare gli esseri e le cose create dalla divinità cattiva, come per esempio le formiche, i serpenti, i rospi, i gatti, ecc. Le feste zoroastriane coincidono con le ricorrenze astronomiche (solstizio d’inverno ed equinozio di primavera). Nell’Iraq di oggi i vertici gerarchici dell’antica religione dei persiani si presentano come modernisti portatori di idee di sapore occidentale e illuminista.

RELIGIONE POLITICAMENTE CORRETTA. Ha dichiarato al giornale online al-Monitor il sacerdote del tempio di Sulaymaniya: «Il clero deve predicare il cambiamento e costruire società basate sulla collaborazione e con lo scopo di cercare il Cielo sulla terra, senza aspettare il Giorno del Giudizio per risolvere i nostri problemi. La liberà di religione come la intendiamo noi implica che nessuno dovrebbe decidere a quale religione appartenere prima dei 15 anni. Quando la religione si trasforma in un’ideologia rigida che rigetta ogni dibattito o riforma mentre il clero asserisce di parlare in nome di Dio, la società andrà in rovina. La riforma è obbligatoria ed è un punto di partenza per noi rappresentanti dello zoroastrismo per propagare il nostro messaggio». Awat Hussamaddin Tayib, rappresentante della confessione religiosa presso il ministero degli Affari religiosi curdo-iracheno, ci tiene a sottolineare che lo zoroastrismo è “environmentally friendly” e che in esso non esistono «ruoli di genere», e pertanto anche una donna può ricoprire i massimi incarichi gerarchici.

@RodolfoCasadei

Foto Ansa

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