
Repubblica spara balle sul convegno “omofobo”. Ma i fatti sono testardi

Noi ammiriamo Repubblica. Ci vuole una certa testardaggine e caparbietà professionale per riuscire a ignorare sistematicamente i fatti che non coincidono con le proprie idee. Il 3 gennaio il quotidiano ha titolato: “«I gay vanno curati»: anche Maroni partecipa al convegno omofobo. Polemica al Pirellone”. Si dava conto delle proteste delle sigle Lgbt per un incontro che si terrà nella sede della Regione il 17 gennaio e tra i cui promotori c’è Obiettivo Chaire, un’associazione che – scrive Repubblica – «considera l’omosessualità una malattia da curare». Nel resto dell’articolo si riportavano le affermazioni dell’Arcigay («quella della Regione è una deriva omofoba»), del consigliere Pd Ruggero Gabbai («ci si ostina a propagandare tesi oscurantiste e omofobe») e la notizia dell’organizzazione di un presidio «per ricordare a Maroni che di famiglia non ce n’è una sola». In più, poiché la locandina del convegno riporta il logo di Expo, si chiedeva di rimuoverlo onde non avallare «chi crede sia normale discriminare con spirito medioevale».
Fin qui Repubblica. E anche se la realtà è ben diversa, occorrerà tenere bene a mente cosa è stato scritto, perché da qui in poi la strada dei fatti e quella dell’interpretazione del quotidiano si divaricheranno senza più incontrarsi. L’incontro di cui si parlava si intitola “Difendere la famiglia per difendere la comunità” e ripropone una serie di dialoghi intitolati “Contro i falsi miti del progresso” che Mario Adinolfi, Costanza Miriano, Maurizio Botta e Marco Scicchitano (che sono i relatori) hanno già tenuto in altre città italiane. In rete si trovano i video di tali convegni: chi avesse dei dubbi può constatare in prima persona che non una sola parola è pronunciata contro gli omosessuali, che mai in nessuno di essi qualcuno abbia sostenuto che «i gay vanno curati», che l’omofobia è solo nelle paranoie di chi vuole vedercela. Al convegno partecipano anche Massimo Introvigne, il direttore di questo settimanale, l’assessore Cristina Cappellini, il consigliere Massimiliano Romeo e il presidente lombardo Roberto Maroni. Di cosa parleranno? Di famiglia. Avanzeranno proposte di cure per gli omosessuali? No. Se qualcuno lo farà, ha scritto Introvigne, «mi alzerò e me ne andrò». Fra i relatori non vi è nessuno di Obiettivo Chaire, associazione che propone, tra le altre cose, la «cura pastorale» di persone omosessuali che si sentono a disagio con la propria condizione: non obbliga nessuno a rivolgersi a loro, non “cura” nessuno, non intende l’omosessualità come malattia. Se esistono omosessuali che ritengono di voler intraprendere un percorso personale per interrogarsi sulla propria condizione, chi sono i giornalisti di Repubblica per giudicare?
A rileggere l’articolo del quotidiano, in effetti, ci si accorge che la frase «i gay vanno curati» non appartiene a nessuno dei presunti omofobi. La scrive il giornalista e il titolista l’accosta maliziosamente a Maroni dando a intendere che sia stato il governatore lombardo a pronunciarla. Per quanto riguarda il logo Expo – faccenda di cui si discuterà molto nei giorni seguenti: se, come e chi avrà il diritto di utilizzarlo – occorre sgomberare il campo dall’equivoco che possa essere il punto nodale della questione. I convegni che in questi mesi hanno avuto per oggetto la famiglia sono stati tutti sistematicamente contestati e accusati di “omofobia” e nessuno di loro aveva il logo Expo. Un bel capolavoro di ingegneria ideologica, dunque: un pretesto montato sopra una balla per coprire un proprio pregiudizio.
Nei giorni seguenti, anche dopo le dovute precisazioni da parte degli organizzatori sulla natura dell’incontro, Repubblica continuerà a ribadire la sua linea proponendo una serie di interviste il cui tono delle domande è: «Lei è d’accordo che Expo metta il proprio logo su un convegno omofobo?». Indovinate la risposta dell’Ad della manifestazione Giuseppe Sala, del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, del segretario generale del Bie Vicente Gonzales Loscertales. Anche l’altro giorno il quotidiano è tornato alla carica, con un articolo sul fantomatico «convegno anti-gay».
Ma a testimonianza del fatto che la realtà, anche nelle sue appendici casuali, risulta sempre assai più fantasiosa e testarda della nostra capacità di interpretarla, per ironia della sorte il convegno si svolgerà nell’auditorium Giovanni Testori, il più famoso artista e intellettuale lombardo milanese dell’ultimo mezzo secolo. Chissà se per quelli di Repubblica anche lui era un “omofobo”.
Aggiornamento: «Tempi merde omofobe e sessiste». Scritte ed escrementi oggi sul muro e davanti alla redazione di Tempi
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32 commenti
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sto guardando in streaming il vostro convegno… se volevate dimostrare che non siete omofobi avete fallito miseramente, con questo convegno avete legittimato tutte le polemiche che seguiranno!!!
Legittimo, bastava dire che non condividi le nostre idee. Della pagliacciata inscenata fuori cosa ne dici? Sei annche tu Charlie?
“Tempi xxx omofobe e sessiste” per un semplice convegno sulla famiglia?!?
Mah… visti i tempi (non il giornale), e il fatto che ci stiamo lentamente avviando verso una società islamica, ritengo che le preoccupazioni degli LGBT debbano essere altre (leggasi il Corano).
Il sig. Zucchini da Facebook credo dice e non si offenda una falsità su Repubblica. Io non quanti anni lei abbia ma ricordo benissimo la cattiveria umana e le falsità contro Giovanni Paolo II su cui più tardi cambierà un pochino giudizio. Le parlo degli anni dal 79 all’83 in particolare. Un conto sono le opinioni un conto le falsità e Repubblica ogni tanto ne dice e pesanti.
Ribadisco gli omofobi sono quelli di Repubblica e d’intorni. Ci vediamo domani alle 15 all’auditorium Testori.
Domani tutti a Trieste alla manifestazione delle “Sentinelle sedute”.
“Sedute”, avete così poche idee da dover essere “contro”? Un po’ di fantasia e valori sani non guasterebbero… Mah
“tutti” deve aver sbagliato indirizzo. Ma non dovevate stare seduti??? Pioggia omofoba
Sedute sul cesso
I gay e i loro supporter hanno sempre vantato le migliori credenziali, se non il monopolio, in fatto di orginalità, creatività, inventività. Stavolta – ma non è l’unica: genitore 1, genitore 2, figli 0 come zero – , cadono nell’imitazione, nello sciommiottamento, nel travestitismo applicato alle manifestazioni di piazza. E nel modo più fiacco: una volta, si chiamavano sit-in; ora, per dispetto alle Sentinelle, speculare al gran dispitto che sentono di fronte a chi non si fa intimidire né da contromanifestazioni genderiste né dalla stampa allineata e sdraaita sul politicamente corretto, stazionano per terra.
Auguri. Tenuto conto che di una cosa possono essere più che sicuri: nessuno verrà a insultarli, provocarli, sputacchiarli, strattonarli, prenderli a calci, tentare il llinciaggio. Ma se proprio parodia ha da essere, si mettano d’accordo con i facinorosi anti-Sentinelle In Piedi, se non hanno già prenotato una mattonella o due per starci comodi. Nessun sindaco protesterà per questa occupazione di mattonelle pubbliche. Nessun Questore o Prefetto si asterrà dal reprimere ogni tentativo di disturbare una manifestazione pacificamente e regolarmente autorizzata. E nel caso, nessun Ministro farà… No, appunto. Nessun Ministro.
Centi, se sei nuovo di qui lo dico anche a te: smetti di leggere Respubblica, non ti fa molto bene…
francè sono solo pochi giorni che la sfoglio, e solo perchè voi ne parlavate tanto!!! vero, credimi… sono anni che non leggo giornali o guardo telegiornali… ma a furia di leggere voi ho cominciato da qualche giorno a sfogliarla… guardate che se ci ricasco (a leggere e informarmi su cose sulle quali di fatto non ho potere) è colpa vostra!
Potere, io parlavo a Centi non a te.
Se poi per caso sei la stessa persona (e questo vuol dire tanto), dove le hai lette le 3 baggianate che ha scritto Centi e che guarda caso sono quelle che da giorni ci propina Rep?
Ragazzi basta leggere una pagina di questo sito per vedere lo stampo omofobo della sua redazione. Inoltre un convegno che parli di famiglie escludendo a priori quelle gay èomofobo.
Infine rimane il fatto che se sala e bie hanno chiesto di rimuovere il logo Expo e voi non lo fate di fatto lo state rubando!
È come se domani usassi le chiavi incrociate su un convegno a favore e supporto delle famiglie gay
E chi poteva autorizzarli ad usare il logo? Sala o il portoghese che non ha la minima idea di cos’è questo convegno? O la Regione?
E poi: sei anche tu un paragnosta come Il Venini di cui sopra, che sapete cosa verrà detto ad un convegno che si deve ancora svolgere?
Intelligenza e buonsenso non vi dicono che per poter affermare che il convegno è “omofobo” dovreste almeno aspettare che si sia svolto? Magari assistendo e ascoltando quello che verrà detto?
ragazzi è sciocco nascondersi dietro un dito, avete 100000 articoli contro gli omosessuali e le loro famiglie… quello che verrà detto verrà detto… inoltre c’è anche cosa non verrà detto: un incontro sulla famiglia che esclude appieno ogni discorso sulla famiglia gay? gratta gratta…
Gratta gratta… che fai ridere! A conferma che a te – come ai “democratici” di repubblica – non frega niente di quello che avrebbero detto al convegno.
A prescindere da qualunque cosa avrebbero potuto dire in quel convegno, il vostro “democratico sdegno” serve solo come scusa per ottenere quello che vi fa comodo, usando il randello per silenziare chi non la pensa come voi.
Insomma gli affari vostri valgono bene una pioggia di panzane!!! Altro che “je suis Charli”: je suis ipocrita!!!
inoltre, esiste un protocollo di assegnazione del logo, che la regione non utilizza mai… quando il logo viene dato a eventi che EXPO approva tutto bene, ma in questo caso evidentemente no.
ripeto, se expo e bie vi hanno chiesto di toglierlo e voi non lo avete fatto di fatto lo state rubando! mettere un logo su una manifestazione serve per dimostrare un certo appoggio/supporto in questo caso il supporto non c’è per volontà espressa chiaramente dai massimi vertici di EXPO…
Voi chi? Guarda che a me nessuno ha chiesto di togliere niente… e non sto rubando niente.
Ma allora è la Regione che ha assegnato il logo? Ma ‘sto protocollo lo deve usare o no? Sempre o solo quando ti fa comodo?
Vedo che, oltre a non avere risposte serie, anche in questo caso hai le idee sempre più confuse. Rileggiti le domande, pensaci un po’ e prova a formulare risposte sensate.
centi, chi ha deciso che expo deve essere schierato solo in vostro favore?
@Centi
Lo so, lo so, e’ che la nostra Costituzione e’ omofoba scritta da omofobi: non può che essere difesa da omofobi. E comunque non è vero che non ci sono le famiglie gay, solo che sono formate da coppie di sesso opposto.
Questo è il terzo articolo con le stesse argomentazioni.
Il convegno in oggetto ha l’omofobia già nel titolo: difendere la famiglia.
Difenderla da cosa? Dalle unioni gay perchè, sostenete voi, le coppie gay non devono essere riconosciute.
Quindi è contro i gay.
Questa è omofobia, questa è discriminazione.
Questa è la prova che siete gente falsa.
Poi la parola “cura” si riferisce ai malati.
L’associazione Charie propone percorsi “riparativi” perche sostiene che la condizione gay sia sbagliata e non aiuta ad accettare, qualora sia reale, la condizione omosessuale per viverla appieno.
Per questo è un’associazione omofoba.
Un omosessuale che si rivolge a loro come minimo viene indotto a castrare la propria sfera sessuale.
Quindi fa del male alle persone.
Se un gay ha dei dubbi è opportuno che si rivolga agli specialisti di competenza e non ad un’associazione religiosa.
Caspita…e tutto questo l’hai pensato da solo? sono ammirato
No, sta solo ripetendo a nastro!
@Shiva
Certo, chi difende la famiglia naturale basata sul matrimonio (art. 29 della Costituzione) e’ omofobo: tutti in galera, tanto c’è posto! Sono curioso di vedere la tolleranza della brigata dei martiri arcobaleno di domani pomeriggio….
Secondo i dogmi della comunità gay e di Repubblica, uno come Giovanni Testori e’ certamente omofobo, per la precisione uno che ha interiorizzato l’omofobia sociale: insomma, secondo la psicopolizia gaia un omosessuale che vuole cambiare vita non sarebbe una persona libera. Facile capire dove stia la vera omofobia …
Bravi,avanti cosi tanto la verità vince sempre ed é più forte dell’ignoranza e dei pregiudizi