Boris qui si sente in dovere di solidarizzare con Putin per il trattamento subito al G20 di Brisbane. Pareva di essere a una parata dove c’erano diciannove Stati puri e immacolati che sventolavano rose e gigli, e un reprobo con un mazzo di ortiche. Mi sbaglio o c’era nel gruppazzo di quelli unti dalla benevolenza generale anche la Cina, il cui tallone ferrato è sul collo del Tibet e dei ragazzi di Hong Kong e ha il record delle pene di morte, e gulag aperti e orrendamente funzionanti? Erro oppure da quelle parti, in Australia, c’era l’India, ossequiata da tutti, eppure specialista in aborti selettivi e persecuzioni ostinate e feroci contro la libertà religiosa? E il Messico dove governo nazionale e locale tollerano e di fatto si mescolano alle stragi dei narcos con relativo commercio di organi? C’erano, eccome se c’erano. Eppure a essere trattata da Nazione canaglia è stata Mosca, quando a tutti è noto che la questione della minoranza russa in Ucraina non è una faccenda decisa da Putin a tavolino, ma appartiene alle cause irredente.
Insomma, una strabiliante ipocrisia. Con la Russia, il paese che più ha difeso i cristiani in Medio Oriente (parola di papa Francesco), additata come la quint’essenza del male.
A Boris fa paura il trattamento di identificazione del Nemico preparato e voluto dagli Stati Uniti. Di solito accade così quando l’America si prepara a una guerra per consentire una più forte ripresa dell’economia e una egemonia riaffermata militarmente; e gli specialisti in questo tipo di operazioni sono i presidenti americani in scadenza di mandato, democratici, e in deficit di popolarità, proprio come Obama. Sono perciò contento che tra tutti i leader almeno Matteo Renzi abbia suonato una musica un po’ diversa. Ha cercato non già di ammansire l’“orso cattivo”, ma di prenderne sul serio le ragioni. Il che non significa appoggiarlo su tutto, ma provare a trovare strade che consentano ai popoli di vivere in pace e prosperità. Mica facile. Ma a questo servono la politica, i capi di Stato, i G8 e i G20.
Renzi qualcosa ha imparato da La Pira, viaggiatore di pace a Mosca, del resto si è laureato su di lui, ma vorremmo che come La Pira amasse e sostenesse la ricchezza dei poveri, che è il loro radunarsi insieme, portando i pesi gli uni degli altri, mossi da un ideale. Si chiamano corpi intermedi, libere associazioni, si chiamavano società di mutuo soccorso, si sono sviluppate in sindacati, in movimenti vari, compagnie organizzate e però fresche. Appartengono al lascito cristiano dell’esperienza popolare. Questo radunarsi operoso e solidale ha caratterizzato il movimento cattolico, prima ancora che si decidesse a darsi alla politica, il movimento socialista, quello contadino, quello repubblicano in Romagna. Senza questi tentativi umani di raccogliersi obbedendo al senso religioso per rispondere ai bisogni propri e altrui, saremmo al totalitarismo.
Guai a respingere come fastidiosi, superati, retrogradi sindacati e rappresentanti della società. Dichiarandone l’inesistenza. Con molti di loro volentieri userei il tosa prati. Ma questa è la società, e la politica non può usare il lanciafiamme per pulire il terreno da Cgil o da quelle cose lì: associazioni di insegnanti, badanti, badilanti, questuanti, sacripanti e santi. Renzi, come ho dimostrato la settimana scorsa a proposito di legge di stabilità e scuola, tende invece a istituire un rapporto diretto e immediato con gli individui. Eliminando il resto come fosse parassitario. Il risultato è che la gente è più sola. Il potere senza freni e senza contrappesi sociali.
Attento caro Renzi. Se insisti ad adottare questo metodo, dapprima il singolo si sente lusingato, si fida di te e ti osanna. Alla prima forte delusione, ti rincorre e insieme con te impicca la democrazia. Evitiamolo. Sii cattolico, non calvinista.