
La scuola «innamorata del mondo» e animata da una «comunità educante irriducibile alla pandemia» di cui vi abbiamo raccontato un anno fa su Tempi, non ha smesso di camminare. Dopo le emergenze che, negli ultimi due anni, ha dovuto come tutti affrontare, la Regina Mundi a Corvetto, paritaria della periferia Sud-Ovest di Milano, sta ancora sperimentando l’attualità di un metodo educativo che affonda le sue radici nell’incrollabile carisma dei santi. Un metodo laico che fa della «strada» dell’«incontro continuo» e del «vivo scambio di esperienze» la propria cifra educativa, come tratteggiava dodici mesi fa in quell’intervista Giuseppe Pelosi, preside della Regina Mundi.
Raggiunto al telefono un lunedì mattina di una giornata piena di consigli di classe, Pelosi non dimentica cosa ha voluto dire il Covid per la scuola in Italia: «La pandemia ha aperto ferite enormi nella scuola, l’unica realtà che è stata chiusa», per lo meno così a lungo. «Tanti studenti hanno perso fiducia, sono ancora oggi sviliti, impoveriti da una didattica che li ha visti solo fintamente collegati, privati della possibilità reale di sperimentare un significato», ammonisce. E se è vero che «diversi genitori hanno considerato l’ipotesi di fare da sé, con l’homeschooling», rincara la dose, «si capisce in quale misura la scuola non sia stata percepita come qualcosa di profondamente necessario». «Per fortuna noi siamo una realtà diversa», taglia corto il preside: «Grazie a insegnanti splendidi che non si sono mai arresi di fronte a una sola telecamera spenta, siamo stati in grado di aprire, sempre e con ciascuno dei nostri studenti, un canale di comunicazione».
A scuola con alleati e domande “non googlabili”
Questa capacità di ricorrere con profitto alla «didattica a distanza in modo creativo e non unilaterale», quando alternative sul tavolo non ce n’erano affatto, prende le mosse, innanzitutto, da un’esperienza che alla Regina Mundi è convinzione da ben prima dei lockdown: «La scuola si fa insieme e non si impara mai da soli, ma all’interno di una relazione dove l’insegnante non è ostacolo bensì un alleato», spiega Pelosi. «Noi non crediamo nell’istruttivismo di chi vorrebbe versassimo contenuti nelle teste dei ragazzi, ma in un percorso dove le conoscenze si acquisiscono nell’esperienza».
L’approccio qui descritto vale al linguistico, fiore all’occhiello dell’istituto, così come allo scientifico, nato in piena pandemia, e non fa differenza se ci si trova in classe, in gita per l’Europa oppure a sperimentare innovativi linguaggi digitali, come i podcast, con i quali alla Regina Mundi si registrano incontri e dibattiti per poi riascoltarli e riflettere sull’esperienza. Quando la didattica si fa digitale, poi, che sia per sperimentazione o per imprevedibile necessità come è stato durante la pandemia, la ricetta di Pelosi e colleghi è molto semplice e nemmeno troppo diversa da una ben fatta lezione frontale: «Suscitare curiosità, meglio se attraverso domande non “googlabili” sulle quali occorre ragionare».
Innovare la Dad con l’Università Cattolica
La prova che questa «strada» si sia dimostrata efficace anche con la Dad, sta nella continuità educativa che non si è mai spezzata, pur nell’eccezionalità degli ultimi due anni. Ma l’efficacia, confida Pelosi, è emersa soprattutto «dal sorriso dei nostri ragazzi quando abbiamo riaperto». Un fatto avvenuto «in piena sicurezza e tenendo alta la vigilanza, responsabilizzando in primis gli studenti, fin dai primi laboratori, non appena ci è stato consentito, e poi, a regime, riportando tutti in classe». Ma prova ne è anche «l’assenza di gravi situazioni depressive, che è qualcosa di cui innanzitutto sono grato».
Un aiuto per fare didattica a distanza in modo efficace, tiene a ricordare il preside, è venuto anche dal consolidato contributo teorico e pratico dato dalla collaborazione con la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Milano e Pier Cesare Rivoltella, docente di Didattica e pedagogia speciale nonché presidente e direttore scientifico del Cremit, il Centro di ricerca dell’ateneo sull’educazione ai media, all’innovazione e alla tecnologia. Tutto questo però, compresa la capacità di innovare la didattica aprendosi a suggerimenti esterni, non sarebbe certo possibile se quella «comunità educante» descritta da Pelosi non si alimentasse regolarmente a una fonte sempre viva, metro di paragone continuo nel vagliare ogni proposta e sperimentare con criticità ogni tipo di soluzione.
L’educazione è un’opera (e un carisma)
Ed è qui che entra in scena la storia di un istituto, nato per accogliere ed accompagnare i giovani della periferia di Milano alla scoperta della realtà come dono, nella consapevolezza esplicita che l’educazione è un’opera comunitaria; così è nel carisma dei fondatori della scuola, Le Figlie della carità di san Vincenzo De’ Paoli e in quello del beato padre Arsenio da Trigolo che ha ispirato le suore di Maria Consolatrice, e così è oggi nel carisma del Servo di Dio don Luigi Giussani a cui lo sguardo della scuola è rivolto con affezione e gratitudine.
Dal 2008, infatti, la Regina Mundi riunisce, tra le sedi di via Boncompagni (ex Istituto San Vincenzo) e quella di viale Corsica (dove le suore di Maria Consolatrice avevano aperto prima un asilo e poi le elementari) tutti e cinque i livelli di istruzione: nido, asilo, elementari, medie e superiori dove, oltre ai licei, c’è spazio anche per un Istituto tecnico economico.
Un anno prima però era successo che, per garantirne lo sviluppo futuro, la gestione dell’istituto fosse stata affidata, proprio dalle suore e dopo più di mezzo secolo, a una cooperativa di laici, genitori per lo più accomunati dall’appartenenza al movimento di Comunione e liberazione oltre che dal fatto di aver visto crescere in quelle classi i propri figli.
Un cammino dal nido al liceo
«Ma non siamo una scuola settaria», tiene a precisare Pelosi, il quale, ben consapevole dei luoghi comuni con cui corrono il rischio di essere etichettate le scuole paritarie in Italia, preferisce che continuità educativa e innovazione continua emergano dalla normalità della vita scolastica più che dalle parole con cui potrebbe descriverne i tratti caratteristici. E i risultati parlano da sé: le scuole della Regina Mundi servono un vario e ampio bacino d’utenza, tutt’altro che uniforme quanto a provenienza territoriale ed estrazione sociale. Piuttosto, un valore che Pelosi tiene a sottolineare e difendere con orgoglio è proprio questa «verticalità» dell’Istituto che, dal nido alle superiori, consente, a suo avviso, di crescere sotto uno sguardo attento e unitario, orientato alla piena realizzazione del potenziale di ciascuno, in un percorso che trova continuità, non solo e non innanzitutto, didattica e metodologica, nel passaggio da un grado all’altro dell’istruzione.
Per chi volesse saperne di più, sarà possibile visitare, dietro prenotazione, l’Open day dei licei il 27 novembre e il 16 gennaio. In presenza, salvo mutate condizioni di emergenza pandemica. Le prenotazioni si possono effettuare direttamente sul sito della scuola.