Il reddito di cittadinanza funziona? In Finlandia, no

Di Redazione
09 Febbraio 2019
Sono arrivati i risultati preliminari dell'esperimento condotto dall'1 gennaio 2017 al 31 dicembre 2018. Chi ha ricevuto 560 euro al mese ha lavorato quanto i disoccupati che non l'hanno ricevuto e ha guadagnato in media 21 euro in meno
epa05698900 A photograph made available on 05 Jnaury 2017 showing clients in Finnish Social Insurance Institution Kela office in Helsinki, Finland 04 January 2017. Finnish government launched at the beginning of 2017 an experiment testing an unconditional basic income. The experiment is being conducted by Finnish Social Insurance Institution Kela among 2,000 persons between ages 25 and 58, who will receive a monthly basic income of 560 euros for two years. It is a unique social innovation with the goal of reducing bureaucracy, alleviating poverty and increasing employment. EPA/KIMMO BRANDT

Il reddito di cittadinanza funziona? In Finlandia no. I risultati preliminari dell’esperimento condotto per due anni dall’1 gennaio 2017 al 31 dicembre 2018 nel paese nordico evidenziano un sostanziale fallimento.

Il governo di Juha Sipila ha versato a duemila disoccupati tra i 25 e i 58 anni 560 euro esentasse al mese per due anni. Contrariamente al classico assegno di disoccupazione, i beneficiari del reddito di base potevano decidere se cercarsi un lavoro part-time, a tempo pieno o restarsene a casa. In ogni caso non avrebbero perso l’assegno. Lo strumento è dunque diverso dal reddito voluto dal Movimento 5 stelle, che essendo condizionato all’accettazione di un lavoro assomiglia di più a un sussidio di disoccupazione.

CON IL REDDITO SI GUADAGNA DI MENO

I risultati preliminari, che tengono conto di quanto avvenuto nel 2017, non sono confortanti. I duemila beneficiari del reddito di base, rispetto a duemila disoccupati assistiti in modo classico dal welfare finlandese, «non hanno trovato lavori migliori o peggiori», ha dichiarato il ministro degli Affari sociali e della sanità Pirkko Mattila. Chi ha goduto del reddito, infatti, nel 2017 ha lavorato in media 49,6 giorni contro i 49,3 di chi è stato assistito con il metodo tradizionale. I primi hanno guadagnato grazie ai lavori ricercati e trovati in media 4.230 euro nel 2017, contro i 4.251 dei secondi. Una differenza in negativo di 21 euro.

Positivi i risultati invece dal punto di vista della salute: «Il loro benessere percepito era migliore. Chi ha ricevuto il reddito di base aveva meno sintomi da stress, problemi di salute, di memoria e di concentrazione», ha aggiunto Mattila.

PIÙ DEFICIT, POCHI VANTAGGI

L’obiettivo dell’esperimento era quello di testare un metodo alternativo e semplificato, meno burocratizzato, per aiutare i disoccupati e chi è rimasto indietro nella società a causa della globalizzazione e dell’avvento dei robot nelle dinamiche produttive. «È importante capire meglio come si comportano i disoccupati quando hanno più libertà di muoversi all’interno del mercato del lavoro», ha dichiarato il capo economista della banca Aktia, Heidi Schauman, a Bloomberg.

Secondo studi preliminari, se il reddito di base venisse esteso a tutti i disoccupati finlandesi, aumenterebbe il deficit del paese di 5 punti percentuali in rapporto al Pil. I primi risultati non giustificano una simile spesa, anche se il rapporto definitivo arriverà nel 2020.

Foto Ansa

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