Tutti i punti di domanda sul reddito di cittadinanza
L’unica cosa certa è che sarà un caos: il decretone non è stato ancora pubblicato in Gazzetta ma secondo il timing di Luigi Di Maio, il reddito di cittadinanza verrà erogato dal 27 di aprile a chi ne abbia i requisiti, ed entro fine maggio partiranno le chiamate dai centri per l’impiego per la dichiarazione di disponibilità al lavoro. Questo secondo Di Maio. Secondo le Regioni, che dovranno farsi carico di migliaia di assunzioni come stabilito dal Dl per rafforzare il proprio organico, tutto ciò non sarà affatto possibile: per capirci, per procedere alle selezioni di 1.600 persone previste dal “piano di rafforzamento” Gentiloni (con l’allora ministro Poletti) ci sono voluti oltre 4 mesi, «ci sono delle procedure, l’emissione di un bando e tempi relativi, i colloqui, la verifica dei titoli. Ora il decreto prevede l’immissione nella pubblica amministrazione di altre diecimila persone, quattromila di rafforzamento ai centri per l’impiego e seimila cosiddetti “navigator”: chi sono, chi li assume, in che modo e soprattutto con quali risorse? E a fare cosa? Di Maio questo non lo ha detto».
LA PIATTAFORMA MISSISSIPPI
Convocata con i colleghi delle altre Regioni al Mise lunedì scorso, Elena Donazzan, assessore veneto al Lavoro, parla a tempi.it di un incontro «disorientante: per noi e per i beneficiari della misura. Avevano annunciato incontri continuativi nel tempo con le Regioni, che hanno prerogative di legge, esperienze e strutture per farle funzionare. Ma non c’è stata alcuna interlocuzione tecnica e il decreto, così come è scritto, pare a tratti irrealizzabile». Donazzan lo definisce «iperdettagliato e iperpersonalizzato», per ciascun beneficiario e il suo nucleo famigliare prevede passaggi e verifiche di improbabile realizzazione nei tempi stabiliti. «E poi abbiamo questa piattaforma che arriva dal Missisippi e che promette di incrociare le banche dati oggi non comunicanti, attraverso l’intelligenza artificiale, machine learning e il cloud: nessuno sa cos’è, come funzioni, su questa ho espresso tutte le riserve possibili».
GLI INUTILI NAVIGATOR
Non solo: la legge di Bilancio assegna le risorse alle Regioni per effettuare quattromila assunzioni in modo da rafforzare l’organico, ma ci vogliono tempi, bandi, selezioni, procedure di reclutamento, «e che dire di questi seimila “navigator”?» Nei piani di governo dovranno orientare il percettore del reddito verso la formazione e verranno tutti “stabilizzati – parole di Di Maio – con un co.co.co di due anni con l’agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro (Anpal), «e poi chi dovrà stabilizzarli? C’è da chiarire dove opereranno, se si raccorderanno con i centri per l’impiego regionali è chiaro che dovranno essere coordinati e gestiti da noi. E chi paga?». Voci di corridoio dicono che Anpal si stia già muovendo senza passare dalle Regioni, non si sa come e su che base. Si sa solo che su questo gli assessori hanno posto riserve per non dire espresso contrarietà unanime: «Qui in Veneto i centri per l’impiego hanno un carico di circa 140 mila persone all’anno, a cui vengono offerti servizi che non si riducono alla singola prestazione. Siamo una delle regioni con l’organico più basso, circa 400 persone, a cui si aggiungono ora circa 90 persone previste dal piano Gentiloni. Calcoliamo che dal decreto ne arrivino altre 200 delle quattromila previste, e con circa 700 persone in tutto, riteniamo di riuscire a gestire anche il carico del reddito di cittadinanza. Non ci servono altri “navigator”, sono inutili».
L’EROGAZIONE AI MARIO ROSSI
Resta inoltre misteriosa la modalità di erogazione del sussidio: sappiamo che chiunque ritiene di aver diritto alla misura ad aprile si troverà a inoltrare la sua domanda all’ufficio di competenza (ai Caf? Direttamente all’Inps?) che dovrà entro cinque giorni verificarne i requisiti, incrociare banche dati (anagrafe? Comune di residenza?) controllare che ogni dichiarazione di ogni singolo Mario Rossi di turno a proposito di reddito, stato famigliare, patrimonio immobiliare e finanziario sia veritiera. Accertata la titolarità il richiedente viene convocato da Poste italiane per ricevere card e pin («non si può spedire a casa perché la normativa antiriciclaggio impone di verificare il documento di identità prima di consegnare una carta di pagamento» ha spiegato Matteo Del Fante, ad di Poste al Fatto Quotidiano), da qui parte l’iter per l’erogazione, che varia in base alla composizione del nucleo familiare e in base alle iperdettagliatissime scale di equivalenza del decreto, poi i meccanismi di controllo sull’utilizzo delle risorse, e poi l’iter ai centri per l’impiego, dove ogni Mario Rossi dovrà essere profilato e ricevere offerte “congrue” (ma sulla base di cosa? Lo scopriremo con l’arrivo dei primi contenziosi) di lavoro. L’interazione con la piattaforma “Mississippi” a quel quel punto dovrà essere quotidiana (a mezzo internet, sempre che le “fasce fragili” abbiano accesso diretto e illimitato alla rete) e l’utente dovrà firmare un patto con lo Stato che gli impone di fare 8 ore di lavoro per il proprio Comune (quindi i Comuni dovranno fornirgli un progetto e una copertura assicurativa), e di valutare un’offerta di lavoro entro 100 chilometri dalla residenza entro il primo anno della misura. Non solo, l’offerta deve essere accettata e condivisa da tutti i componenti del nucleo familiare.
LA MANCETTA ELETTORALE
E se non sembra già tutto abbastanza irrealizzabile Donazzan aggiunge: «Lo dico da assessore in una terra che dà più lavoro in Italia: nessun imprenditore o impresa assumerebbe un soggetto a tempo indeterminato per almeno 24 mesi a scatola chiusa. Io riconosco gli aspetti positivi del decreto – sottolinea –. Mi piace che abbia reso il sussidio condizionato all’accettazione di un posto di lavoro. E mi piace, nonostante sarei aspettata un quoziente famigliare come Dio comanda, che venga riconosciuto come meritevole di un aiuto non più solo l’individuo, ma la famiglia, l’intero nucleo famigliare. Non mi scandalizza nemmeno definire l’erogazione del reddito di cittadinanza una mancetta elettorale: su questo i Cinquestelle hanno costruito una campagna elettorale e di questo vogliono dare conto prima delle europee. Questo modo di fare politica mi piace. Ma deve funzionare». E qui, al momento, non sembra funzionare nulla.
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