Rapimenti, stupri e ragazzine sposate da vecchi sauditi. La vita in un campo profughi siriano in Giordania

Di Redazione
23 Novembre 2013
Su Avvenire il racconto del secondo campo profughi più grande del pianeta, Zaatari, dove sono alloggiate in tende e container 132 mila persone scappate dalla Siria

I 132 mila siriani disperati che affollano il campo profughi Zaatari in Giordania non hanno perso la capacità di fare ironia e hanno deciso di ribattezzare la via principale della baraccopoli “Champs-Élysées”. Ma il secondo campo profughi più grande del mondo non ha niente dei fasti della Francia imperiale: la gente vive ammassata in tende e container di zinco e i bambini fin da piccoli diventano «esperti di morte, violenza e paura».

«TENDE INFESTATE DA SCORPIONI». Un reportage di Paolo Lambruschi per Avvenire racconta come si vive nella baraccopoli che si trova ad appena 15 chilometri dalla Siria, la cui entrata è presidiata da militari e polizia, da dove non si può uscire se non per necessità temporanee o per lasciare il campo in via definitiva. «Vivere nelle tende è un inferno – scrive Lambruschi – Il 90% della Giordania è desertico, quindi d’estate sono roventi e infestate da scorpioni e serpenti, d’inverno gelide e con il vento che sposta sabbia dappertutto. Eppure la vita si svolge prevalentemente all’interno, perché Zaatari scoppia e l’ordine è sovente ingestibile per crimini e vandalismi».

BAMBINI RAPITI, DONNE STUPRATE. La gente non esce dopo il tramonto perché i bambini vengono rapiti e le donne stuprate. L’Onu è presente con sei ospedali da campo, uno donato dall’Italia, ma a farla da padrone è «la potente mafia locale», che non solo rifornisce i negozi disseminati tra le baracche ma «alimenta un traffico ignobile di pedofilia». «C’è chi vende una figlia per mantenerne altre tre o quattro. Nel campo sono stati chiusi diversi postriboli con prostitute minorenni gestiti da giordani e siriani». Ma c’è anche il problema dei matrimoni precoci: «Arrivano uomini anziani dal Golfo o dalla Giordania attratti dalle ragazze siriane di 12-13 anni e le sposano. Pagano alla famiglia, spesso una madre sola che deve pensare a 4 o 5 figli, 500 dollari. Il matrimonio non viene registrato perché la legge giordana lo proibisce e dopo poche settimane la giovanissima sposa viene ripudiata minando il proprio futuro».

CRISI DEL SECOLO. I più giovani, che possono uscire senza restrizioni, vanno a fare qualche lavoretto per portare a casa «3 o 5 euro al giorno e aiutare la famiglia» ma la povertà e la disperazione dilagano. Secondo l’Agenzia Onu per i rifugiati si tratta della più grande crisi umanitaria del secolo e la Giordania è al collasso: una «bomba umanitaria» è pronta a scoppiare.

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