Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Gli igienisti del culo altrui scoperti con le mutande sporche, suscitano desiderio di cospargerli di pece e metterci le piume, onde coprirli di vergogna e riderne. Ma bisogna resistere al moralismo dell’antimoralismo, e guardare le cose con un certo distacco e un po’ di compassione, specie per la signor Rosa Capuozzo.
Boris così ha stabilito che nella vicenda del Movimento 5 Stelle e dei suoi presunti servizi alla camorra il pericolo viene soprattutto dalla maggioranza scandalizzata. A cui non importa di camorra e di morale, ma solo di sopraffare gli avversari per imporre la propria banda e la propria musica.
In apparenza è logico. Fa più notizia la storia della verginità perduta di una madonnina infilzata che la scoperta di una nuova liaison di una cortigiana. Per cui si capisce il gusto morboso con cui i telegiornali e i giornaloni sbattono in prima pagina la vicenda di Quarto come un quarto di un bue grasso nella vetrina della macelleria. Certo lo sfizio e l’occhio goloso sono assicurati: perché coinvolge i Cinque Stelle che dovrebbero essere gli intemerati custodi della purezza amministrativa rivoluzionaria, e invece si sono seduti in una pozzanghera. Ma qui si sta esagerando in modo inverecondo e manipolatorio nelle accuse. E così questa vicenda dimostra una volta di più che il vero padrone dell’informazione italiana è il Partito democratico in generale e Renzi in particolare.
E questo è assai peggio, dato che riguarda la vita dell’intera nazione, di un casino comunale di provincia.
Un gioco che fa schifo sempre
Questo gioco a dimostrare chi è più sporco fa in realtà schifo, chiunque lo faccia. Era una pratica da farisei quando era condotta dai grillini; è una esibizione di sfacciata prepotenza mediatica, un moralismo peloso, adesso che è impugnata dal Partito democratico. Il quale – ripeto – si mostra potentissimo nella classe giornalistica e nelle direzioni di tutti i media.
D’accordo. I Cinque Stelle sono una banda di dilettanti, deputati e senatori e sindaci pentastellati sono riusciti a farsi eleggere perché avevano più tempo da passare al computer per raccogliere amici su Facebook che per sudare e guadagnarsi il pane. Sono in buona parte una banda di balordi. Ma se sono cresciuti a dismisura è proprio grazie a chi ora li denigra per fatti in fondo minori in una cittadina di quarantamila abitanti.
Li ricorda bene Boris, gli stregoni dell’opinione pubblica, in combinato disposto con potere finanziario e giudiziario, che assediarono con computer-forconi la cosiddetta casta preparando il terreno ai sanculotti grillini. Oggi il vento è cambiato, e i medesimi preparano i lampioni per impiccarvi i seguaci di Casaleggio come in Messico facevano con i peones di Pancho Villa.
Sprovveduti e giacobini, giannizzeri e cicisbei
In sostanza a Quarto la camorra ha cercato di corrompere e ricattare (una mansardina abusiva!) senza riuscirci la sindachessa grillina per mezzo di un infiltrato. Lei non ha denunciato le minacce in attesa di ordini del direttorio, che l’ha scomunicata e poi lei si è dimessa. La faccenda criminale è grossa come una nocciolina. Essa al massimo rivela l’inconsistenza, l’impreparazione, il servilismo verso i capi dei grillini, la capacità pervasiva della camorra in terre dove domina da decenni. Ma questo già lo sapevamo. Quello su cui vorremmo oggi puntare l’attenzione è il regime dell’informazione normalizzata, che ha il suo caposaldo nelle televisioni Rai, e si sparge per ogni dove in salsa renziana.
Bisogna assolutamente evitare che una banda di sprovveduti, presuntuosi, dei Robespierre da strapazzo arrivino al governo. Ma sarà il caso che piuttosto che preoccuparci di un più o meno lontano futuro regime di puritani con la coda impiastricciata di fango, cerchiamo di combattere quello che c’è adesso, e che ha l’apparenza della libera informazione, e invece è fatta in gran parte da giannizzeri e cicisbei del Sultano di Firenze.