Con DELIBERAZIONE N° X / 3143 la Regione Lombardia nella Seduta del 18/02/2015 ha deliberato la Dote Scuola per gli allievi che frequentano la scuola pubblica paritaria in Regione Lombardia.
Ed ecco puntuali le polemiche incòlte e ideologiche che non mollano la presa sul tentativo di spostare l’intelligenza dalla garanzia di un diritto già ampiamente riconosciuto alla concessione di un privilegio alle cosiddette scuole private.
Repetita iuvant nella necessità di una chiarezza sempre più indispensabile ad uno Stato di diritto quale è l’Italia.
La dote scuola non rappresenta “fondi alle private” bensì un contributo assegnato alle famiglie che esercitano il più naturale dei diritti quale è la libertà di scelta educativa in un pluralismo educativo, nell’ambito del Sistema Nazionale di Istruzione, che comprende solo scuole pubbliche, sia paritarie sia statali.
La domanda è d’obbligo: perché ci fa cosi paura che la famiglia italiana eserciti il proprio diritto alla libertà di scelta educativa ai sensi dell’art. 30 Cost. Risol. UE 1984 e 2012? Si ricordi che l’Italia è la più grave eccezione in Europa nella garanzia di un diritto che essa stessa ha riconosciuto sin dal 1948.
Ancor più paradossale che personaggi cosiddetti autorevoli (o onorevoli) continuino a parlare di “scuole private” che – come ormai anche i sassi sanno – sono altro rispetto alle scuole pubbliche paritarie che di diritto fanno parte del sistema nazionale di istruzione ai sensi dell’art. 33 Cost., Legge 62/00.
Per quale arcano mistero l’Italia, dal 1948 ad oggi, non ha saputo garantire un diritto ampiamente riconosciuto al contrario di tutti i paesi Europei, la laica Francia in primis? Quali gli ostacoli?
Anzitutto un’ideologia che fa leva sull’ignoranza e sulla malafede e che agisce attraverso una comunicazione flash e ad effetto.
La dote scuola tenta, seppur in minima parte, di ridurre la grave ingiustizia che da anni colpisce le famiglie italiane, soprattutto le meno abbienti, nell’atto in cui esercitano la propria libertà di scelta educativa – come lo Stato Italiano riconosce de iure nella Costituzione. Quando la famiglia sceglie una scuola pubblica paritaria, che al pari della scuola pubblica statale fa parte del sistema nazionale di istruzione, è costretta a pagare una seconda volta. La prima volta lo ha fatto con le imposte.
Allo Stato italiano: che senso ha riconoscere dei diritti che non si è in grado di garantire?
Agli ideologici di tutte le razze: pubblico non è sinonimo di statale.
I tagli hanno colpito anche la dote scuola che passa da euro 29.000.000 per l’a.s. 14/15 a euro 28.000.000 per l’a.s. 15/16. Cosa cambia? Cambiano le fasce interne di distribuzione come segue:
Requisiti di reddito e valore economico del buono per l’a.s. 2015/16
ISEE Scuola Primaria Scuola secondaria di I grado Scuola secondaria di II grado
0-8.000 € 700 € 1.600 € 2.000
8.001-16.000 € 600 € 1.300 € 1.600
16.001-28.000 € 450 € 1.100 € 1.400
28.001-38.000 € 300 € 1.000 € 1.300
Si ribadisce che il contribuente che non sceglie la scuola pubblica statale regala allo Stato le imposte che paga per la stessa, la quale costa al cittadino circa 8.000,00 euro annui per alunno. Dunque – facendo i conti della serva – lo Stato incassa e l’imposta e la mancata spesa. Il contribuente, per essere libero di scegliere ciò che gli spetta (la scuola pubblica per il figlio) devolve e l’imposta e la spesa per la pubblica paritaria, che costa in media la metà della pubblica statale. La dote scuola è un tentativo di fare giustizia. Almeno un pelo.
Foto scuola da Shutterstock