I primi giorni di Buona Scuola visti “da dentro”. Tra insegnanti neo-assunti entusiasti e pasticci del centralismo

Di Chiara Rizzo
17 Settembre 2015
Intervista doppia a due dirigenti di un istituto siciliano e di una scuola della provincia milanese. Così si vive dopo la riforma
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In questi giorni non solo mamme, bambini e adolescenti vivono l’emozione (o l’ansia) della prima campanella e del rientro sui banchi di scuola. L’emozione di trovare finalmente tutte le caselle del personale docente in ordine, o al contrario la frenesia della caccia ai supplenti per occupare le cattedre “buche”, la vivono anche i dirigenti scolastici. E quelli intervistati da tempi.it in generale riferiscono di una situazione da lento ritorno alla normalità, descrivono un anno scolastico di transito, verso una maggiore stabilità, dopo le 108 mila assunzioni di insegnanti stabilite dalla “Buona scuola” quest’estate.

LA SCELTA DI RIMANERE. San Cristoforo a Catania non è un quartiere periferico (anzi, è giusto alle spalle del centro storico), ma è un rione ad alta densità mafiosa. Maria Paola Iaquinta, dirigente del “Cesare Battisti”, l’istituto comprensivo della zona (800 iscritti dalla materna al liceo musicale), lo premette sottolineando che questa è la caratteristica principale di chi insegna con lei: «Noi lavoriamo in un’emergenza educativa. L’urgenza è un po’ di tutta la scuola italiana, ma qui sicuramente è un fattore fondamentale. Nelle statistiche dei tribunali dei minori, Catania e in particolare San Cristoforo sono purtroppo al vertice per il numero e il tipo dei reati. La scuola quindi qui dev’essere un’alternativa. Io ho scelto di fare la dirigente proprio a San Cristoforo per questo motivo e c’è un folto gruppo di docenti che pure ha voluto rimanere qui da alcuni anni. Siamo un gruppo di lavoro molto appassionato. Da qualche anno, inoltre, c’è un liceo musicale, che è un fattore di grande interesse per gli alunni».

[pubblicita_articolo]«I PRECARI DA CONCORSONE». Ebbene, annuncia Iaquinta, «io alla Buona scuola darei voto “sette più”. Quest’anno, infatti, abbiamo avviato le lezioni il 14 settembre praticamente al completo». E il punteggio che manca alla riforma per raggiungere il voto massimo, 10, «ora spetta a noi conquistarlo. Siamo noi, il personale di “base”, che dobbiamo fare “buona” la scuola, con il nostro impegno». Prosegue Iaquinta: «Da sempre abbiamo carenze di organico. Ora sono arrivati invece 20 nuovi insegnanti di ruolo, e tra questi anche 5 di sostegno. Sono tutti siciliani, anche se alcuni vengono da altre province, come Agrigento ed Enna. La maggior parte sono stati assunti nella fase zero. Una quota minima (due) sono precari di lunga data e di età più alta, mentre i più sono giovani nelle graduatorie del concorso 2012. Li ho visti molto motivati e gioiosi di conquistare un posto di lavoro stabile, infatti li ho trovati disponibili sia ad ascoltare i consigli della dirigenza che di altri colleghi. Certo, alcuni di loro mi hanno fatto presente l’esigenza di occuparsi di alcuni parenti, ma mettono davanti le necessità della scuola. In ogni caso, cerchiamo di strutturare gli orari andando loro incontro».

PERCORSI EXTRASCOLASTICI. Ancor più degli anni passati Iaquinta è sicura che quest’anno si potranno svolgere le numerose attività didattiche: «Siamo molto attivi soprattutto nell’arte, perché abbiamo notato che è uno strumento che avvicina molto alla scuola i ragazzi, li fa studiare ma li fa soprattutto riflettere sulla realtà, coinvolgendo anche tutte le altre discipline. Ecco perché abbiamo una sperimentazione dei corsi di strumento musicale per la primaria, e poi i corsi di teatro, ma anche il laboratorio di cinematografia. Oltre, ovviamente, alle attività sportive, altro filone di attività che coinvolge i nostri studenti stranieri. Sono una piccola percentuale, solo 70 su 800 iscritti, di origine nigeriana, molto portati per la corsa: e infatti partecipano alla squadra di atletica, come a quella di calcio, e ce ne vantiamo. Non ho visto alcuna remora nel corpo docenti, anche tra i nuovi, ad essere coinvolto in tutte queste attività».

DIFFICOLTÀ AL NORD. Roberto Fraccia, dirigente dell’istituto comprensivo di Motta Visconti, nel Milanese (1.100 studenti dalla scuola dell’infanzia alla secondaria primo grado), si confronta invece ancora con qualche problema. «Abbiamo necessità di completare gli organici di tutti e tre i livelli in diversa misura», racconta a tempi.it, «e in particolare per la primaria. Inoltre abbiamo bisogno di organico di sostegno: alla data di ieri, i posti vacanti complessivamente erano ancora 13, di cui 8 per le cattedre comuni, e da oggi ho iniziato le nomine delle supplenze attraverso le graduatorie d’istituto. Con la fase zero da noi sono stati assunti tre insegnanti, e un altro con la fase A, tutti della zona. Nessuno è arrivato con la fase B, nessuno qui è stato “deportato” come si legge. Credo però che la nostra posizione geografica, all’estremo sudovest della provincia di Milano, forse non ci favorisce molto».

ECCESSI DI CENTRALIZZAZIONE. Freccia spiega che anche gli altri plessi della zona sono «nella nostra situazione. Lo deduco anche dal tenore delle chiamate per le supplenze ai docenti nella nostra graduatoria, spesso comuni ad altri istituti. Tutti in zona stiamo contattando più o meno gli stessi insegnanti: questo comunque accadeva anche negli anni scorsi. Quello che è cambiato è che ci siamo attrezzati prima per sopperire al problema della mancata assunzione definitiva del personale, facendo lezioni nella prima settimana con orario ridotto e con il personale a disposizione. Purtroppo nel nostro caso la sperata stabilizzazione non è stata come l’aspettavamo. Il problema sta nel sistema di reclutamento, che a mio avviso è elefantiaco e centralizzato: pensare di arruolare con varie fasi, in base ad un algoritmo, non ha fatto altro che centralizzare ulteriormente».

Foto Ansa

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