
Pizzaiolo marchigiano, reclutatore romano, fanatico lombardo: chi sono i 9 estremisti espulsi dall’Italia
C’è Akii, pizzaiolo nelle Marche, che giustificava l’uccisione delle donne e dei figli dei miscredenti; Hanif, che veniva dai Balcani, abitava in Trentino e faceva propaganda in favore del jihad e dello Stato islamico; Farid, molto attivo su internet dalla sua casa in provincia milanese, favorevole agli attentati in Europa e pronto a partire per la Siria. Loro sono solo tre dei nove musulmani regolari espulsi dall’Italia a partire da gennaio perché collegati in qualche modo al terrorismo islamico.
DECRETO ANTITERRORISMO. Ieri il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha annunciato l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto antiterrorismo. Reclusione da 3 a 6 anni per chi si arruola «in organizzazioni terroristiche», per chi recluta e supporta i «foreign fighters». Chi si addestra all’uso di armi ed esplosivi, invece, sarà condannato da 5 a 10 anni. Farlo su internet costituisce un’aggravante. L’espulsione degli stranieri sospetti, infine, sarà più facile per i prefetti, così come «il ritiro dei passaporti e dei documenti validi per l’espatrio». Verrà stilata anche una black list di siti web pericolosi e creata una procura nazionale antiterrorismo. Gli 007, infine, potranno testimoniare nei processi senza rivelare la loro identità.
SHABIR IL FANATICO. Lo scopo è scovare in anticipo persone come Baahir il romano, che conduceva attività di proselitismo per reclutare combattenti alla causa del jihad in Africa e in Siria. Anche lui è tra gli ultimi nove espulsi dall’Italia, secondo quanto riportato dalla Stampa. Insieme a Baahir, è stato cacciato anche Shabir, che sembrava ben integrato in Veneto, ma si era radicalizzato su internet diventando un fanatico anti-sciita, anti-americano e anti-giudaico. È stato espulso dall’Italia dopo aver manifestato interesse per lo jihad armato e le azioni terroristiche contro l’Occidente.
AHMED IL MARTIRE. Nourredine viveva invece in Lombardia e voleva morire da martire, Rami abitava in Piemonte, odiava i principi democratici e stava raccogliendo somme di denaro per finalità violente ed estremiste. Agim desiderava entrare a far parte dello Stato islamico ed era intenzionato a partire dalla Lombardia, destinazione Siria. Dopo la strage a Parigi compiuta nella redazione di Charlie Hebdo, ha inneggiato ai fratelli Kouachi, dichiarandosi pronto anche lui a tutelare «l’onore del profeta» sacrificando la vita. Infine Ahmed, permesso di soggiorno ottenuto a Milano: si è dichiarato pronto a compiere il martirio, condivideva sia l’obiettivo dello Stato islamico che le modalità con le quali raggiungerlo.
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3 commenti
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Ci siamo scrollati di dosso 9 zecche.
E tante ce ne saranno ancora a dare guai !
E’ talmente radicato e profondo il risentimento contro i daesh che non riesco a provare neanche un minimo di comprensione e compassione per loro.
Nei confronti di quella gente lì sento di avere davvero un cuore di pietra.
Sto provando un profondo dolore interiore per le vicende russo-ucraine (mia nuora è ucraina e mio nipote è italo-ucraino), ma, lo ammetto candidamente, nei confronti delle vicende siriano-curdo-irakene, quando vedo i filmati diffusi anche in tv ripresi dai velivoli che filmano l’impatto degli ordigni sul bersaglio, provo un senso di liberazione.
Forse sarò esagerato, starò sbagliano, non so, non pretendo di essere nel giusto, però questo è quello che sento.
Combattere i daesh per me è come combattere i demoni di satana.
Ho attribuito alla cosa un significato che forse trascende le reale portata degli eventi.
Per me i daesh sono il demonio e il demonio va abbattuto con ogni mezzo.
Speriamo che questi nove siano solo l’inizio di una serie, e gli italiani che si arruolano coi daesh possano essere incriminati di tradimento e come tale perseguiti dal tribunale militare.
E dopo i daesh, ha da venire il turno dei boko haram.
Ma per carità, non invischiamoci in una avventura militare con la Russia, perché rischiamo di pagarla carissima: i Russi non sono i daesh, tecnologicamente e di testa sono come noi.
E in più, sono popoli che non sono ancora stati corrotti dal benessere improvviso del boom economico che li ha rammolliti, Russi e Ucraini sono ancora gente tosta, ruvida, forte.
Sono operai tremendi, quelli.
Non come i daesh che vogliono gli schiavi per non aver voglia di lavorare.