«Siamo costretti a colmare il vuoto lasciato da un Parlamento inerte». Così l’assessore milanese alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino lancia su Repubblica l’ultima campagna della giunta Pisapia in tema di «diritti civili»: dopo il registro delle unioni civili, e in attesa delle stanze del buco, ecco il registro del testamento biologico.
Il registro dovrebbe consentire ai milanesi di rifiutare l’accanimento terapeutico, il prolungamento forzato della vita in condizioni di «coma irreversibile» o anche di semplice «disagio». Non solo, sarà anche possibile rifiutare l’assistenza religiosa. Il registro, ricorda Repubblica, esiste già in 96 Comuni. Quelli dove ha riscosso più successo sono Torino (358 testamenti depositati su oltre 900 mila abitanti) e Modena (300 volontà depositate su 185 mila abitanti). Il registro del testamento biologico è una proposta tra le tante inserite all’interno della Carta dei diritti del malato, che la Giunta dovrà discutere a metà settembre, per poi portarla in Consiglio comunale.
Nel lanciare l’ennesima campagna ideale (per non dire ideologica) l’assessore Majorino ricorda però che «gli enti locali non possono essere lasciati soli: servono leggi efficaci perché i Comuni fanno quello che possono ma con competenze limitate». La sottolineatura non è da poco: mancando una legge nazionale, proprio come per il riconoscimento delle unioni civili, ed è il motivo per cui pochissimi si segnano come unione civile in Comune, anche l’eventuale istituzione di un registro non avrà nessun valore e conseguenza pratica. I medici, cioè, potranno continuare ad agire secondo i dettami della legge e della deontologia professionale.
I problemi che il testamento biologico presenta sono tanti e non è questa la sede per elencarli. Val la pena però di ricordare a Majorino che l’ordinamento italiano vieta già l’accanimento terapeutico. Non c’è bisogno di un registro per sventare il «prolungamento forzato della vita in condizioni di coma irreversibili», è già previsto dalla legge. Tra gli obiettivi del testamento biologico resta dunque quello di permettere alle persone di «rifiutare l’assistenza religiosa», evitando così la pericolosa attenzione ai mali dell’anima. Ma la terapia di cura proposta dalla giunta Pisapia sembra decisamente sproporzionata alla malattia.