Benjamin Netanyahu ha vinto le elezioni in Israele, anche se doveva perdere. Il leader del partito di destra Likud ha conquistato 30 seggi, contro i 24 della sinistra di Isaac Herzog (L’Unione sionista), anche se tutti lo odiano. “Re Bibi” è di nuovo premier (per la quarta volta) e potrebbe ora formare una maggioranza di destra con oltre 60 seggi su 120, anche se tutto il mondo dice da mesi che avrebbe perso, puntando sul mantra: “Chiunque, ma non Netanyahu”.
«COME HA FATTO?». «Perché? Perché è stata data un’altra possibilità a un uomo che non è riuscito a farsi apprezzare dal suo stesso popolo, dai sostenitori del suo stesso partito? Come ha fatto un uomo che così tanti leader mondiali volevano far fuori dalla scena israeliana a restare in piedi per un altro giorno? Come?», si chiede oggi il Jerusalem Post. «Perché la maggior parte del paese – cioè quelli che hanno votato per Likud e per gli altri partiti del blocco di centrodestra – è d’accordo con il suo messaggio principale: la regione è pericolosa, l’Iran è una minaccia, i palestinesi non sono davvero interessati alla pace, Israele ha bisogno di un leader che mantenga questa posizione».
«PER CAPIRE ISRAELE». La verità può non piacere, «la gente può non amare personalmente Netanyahu, può odiare sua moglie, può percepire che lui non capisce i loro problemi, ma crede che lui manterrà questa posizione». In Israele, «dalla seconda Intifada del 2000», tutti si «sentono insicuri. E questa insicurezza è più importante di tutto il resto. Per capire Israele, bisogna capire questo reale, genuino senso di insicurezza».
COSTO DELLA VITA. Netanyahu non ha vinto solo per aver dichiarato prima del voto: «Gli arabi si stanno recando alle urne a frotte» e «non permetterò che sia creato uno Stato palestinese», contraddicendosi così da solo, visto che più volte si era espresso per la soluzione “due popoli, due Stati”. Ha vinto quando, accusato di fregarsene dell’aumento del costo della vita e dell’aumento dei prezzi delle case, ha risposto: «Quando parliamo del costo della vita, del costo delle case, io non dimentico neanche per un istante la vita in sé. La più grande minaccia alle nostre vite in questo momento è il tentativo dell’Iran di ottenere armi nucleari».
CAMBIARE LA GENTE. Questa posizione ha convinto anche chi odia Netanyahu a votare per lui, perché questo è esattamente ciò che gli israeliani pensano e vivono sulla loro pelle. «Questa è la verità e i risultati riflettono questa realtà», ha scritto l’analista Lily Galili, non certo una sostenitrice di Bibi, per I24news. «L’appello della sinistra a cambiare il governo del paese è stato sostituito dallo sgradevole appello a “cambiare la gente”». E gli israeliani non hanno apprezzato.
«TORNARE A CASA». Netanyahu fino a cinque giorni fa era un morto che camminava. Tutti lo davano per sconfitto. Ma in cinque giorni di «interviste non-stop» ha ribaltato la situazione. E più gli Stati Uniti e il bel mondo gridavano contro di lui, più gli israeliani capivano che dovevano tornare a votarlo: «Gli israeliani hanno risposto con forza alla sensazione di non essere voluti. È così che la maggior parte di loro ha interpretato il rigetto mondiale di Netanyahu. L’hanno preso come un insulto personale e sono andati a votare di conseguenza». Prima hanno punito il leader di Likud facendolo spaventare, volevano vederlo «nel panico. Lui si è scusato, ha minacciato, ha promesso e gli elettori hanno detto: Ok. È sufficiente. La punizione è finita. È tempo di tornare a casa, di tornare a votare Likud».
Foto Netanyahu Ansa/Ap