

Tra pochi giorni inizieranno le vacanze per tanti studenti italiani. Dovranno aspettare quasi un mese, invece, tutti i ragazzi che sosterranno gli Esami di Stato. Certo è che tutti, ragazzi e adulti, dopo questa primavera piovosa, attendono finalmente il caldo dell’estate e stanno già progettando i propri viaggi o quelli dei figli o ancor prima la gestione delle settimane di giugno e di luglio in cui, finite le scuole, ma continuando il lavoro, i ragazzi rischiano di trovarsi da soli a casa. E allora, ancor prima della villeggiatura, si deve pensare a quelle strutture (dagli oratori estivi alle strutture comunali o private) che offrono occasioni perché i ragazzi possano stare insieme sotto la supervisione degli adulti.
Vorrei allora fare oggi una breve riflessione sul senso del tempo della vacanza. Se andiamo a riscoprire il significato etimologico delle due parole, «vacanza» e «scuola», scopriamo che «vacanza» deriva da un verbo latino (vaco) che significa «sono libero da qualcosa per dedicarmi a qualcosa d’altro». «Scuola» deriva dal latino «schola» che, a sua volta, deriva da un termine greco che in antichità voleva dire «tempo libero» e, che, poi, ha indicato «il luogo in cui si trascorre il tempo libero». Solo più tardi è diventato il luogo in cui si dibattevano questioni filosofiche e culturali o si leggevano testi.
Come sempre, la scoperta del significato originario di una parola è l’occasione per capire il valore autentico delle cose e del tempo. «Nomina sunt consequentia rerum» ovvero «i nomi sono corrispondenti alle cose» e alla realtà. E, ancora, nomen deriva secondo la tradizione dal termine omen che significa «augurio», «destino», «presagio».
Il tempo della vacanza è allora per eccellenza il momento in cui l’adulto e il giovane sono liberi dalle solite occupazioni per dedicarsi ad altro, magari a quelle passioni e a quegli interessi a cui non ci si può dedicare con troppa cura durante l’anno. Le vacanze sono l’occasione per affermare e seguire quanto di bello uno ha incontrato o viceversa per essere provocati dal fatto che non si è ancora incontrato o riconosciuto qualcosa di grande nella vita e allora questa constatazione può diventare provocazione del fatto che vada cercato. In pratica, da come si utilizza il proprio tempo libero spesso si comprende che cosa ci interessa e ci sta davvero a cuore.
Anche l’evoluzione del termine «scuola» ci testimonia che per gli antichi era davvero un’occasione importante quella di ritrovarsi a discutere sulla vita, sulla realtà, sul mondo. Per questo ci si ritrovava, per scoprire il senso e il valore della vita e della realtà. Oggi, purtroppo, il termine «scuola» è diventato troppo spesso sinonimo di noia, fastidio e carcere tetro dal quale evadere il prima possibile. Ora che la scuola è diventata obbligatoria, non più occupazione spontanea del proprio tempo libero, deve conservare ancora quella scaturigine da cui è nata, quella sete e quel gusto di sapere, di conoscere, di scoprire, di incontrare, di dialogare, di scoprire.
Non c’è risposta ad una domanda che non si pone. L’augurio è che durante le vacanze il cammino dell’adulto e del ragazzo possa essere una vera esperienza. Da cosa si misura un’esperienza? Dall’esito, dalle delusioni, dai risultati, sì in parte anche da questo, ma soprattutto dal fatto che quanto si vive divenga occasione per essere più uomini e più umani, per capire un po’ meglio la propria persona, la strada e che cosa abbia a che fare quanto viviamo con il nostro desiderio di felicità. Quando fai esperienza davvero, lo capisci, perché guadagni qualcosa di te e della realtà.
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Perché arriva il tempo della vacanza? Perché il lavoro se n’é andato e non ritorna piú…