«Perché il carburante costa»: interviste al benzinaio più caro e più economico d’Italia

Di Chiara Rizzo
16 Gennaio 2012
Sono entrambi sull'A14. Il più caro è Diana Del Valle, che gestisce l'area di servizio Chienti Ovest: «Colpa delle accise, ora vi faccio l'elenco e capirete». Il meno costoso è Massimo Piccinelli e gestisce l'area Sillaro Ovest: «Ogni mattino ricevo il prezzo da applicare ed eseguo»

Tempi.it ha intervistato il benzinaio più costoso e il più economico d’Italia.

Il più caro
Piacere, sono la benzinaia più cara d’Italia. Diana Del Valle gestisce con il marito l’area di servizio Chienti Ovest (Ap), un distributore Q8 sulla A14 Bologna-Taranto: «Per carità, non scriva che siamo il più caro d’Italia». Disubbidiamo. Oggi, venerdì 13, secondo la media nazionale un pieno di benzina costa per un serbatoio da 50 litri 87,85 euro (diesel 86). A Chienti Ovest si spende 92,10 euro per il pieno di benzina (diesel 85,55). Stessa autostrada, altri distributori della Q8 e i costi scendono: 87 euro il pieno di benzina (diesel 85). Del Valle, scusi, ma Chienti Ovest è la via Montenapoleone delle pompe di benzina? Lei non fa una piega: «Ora le mostro tutti i conti, non ho nulla da nascondere, anzi. Lo sento come un dovere quello di spiegare come stanno le cose, perché poi si dice che noi gestori siamo ladri, ma non è così. I problemi stanno a monte. Guardi, ecco qui le cifre a litro scorporate voce per voce».

«I prezzi sono consigliati da Q8 ogni sera, e io mi limito a seguire quello che mi dice la compagnia. Questi prezzi comprendono 27 centesimi di accise governative: e qui son le sberle». Del Valle prende un mazzo di fogli e inizia a sciorinare. «Vuol sapere le accise che dobbiamo pagare tutti noi su ogni litro di benzina? La servo subito: c’è 1 millesimo al litro per la Guerra d’Abissinia del 1935. Me lo dice lei che abbiamo da pagare ancora in Abissinia? Mah. Vado avanti: 7 millesimi per la Crisi di Suez del 1956, 5 millesimi per il Vajont del 1963, 5 millesimi per l’alluvione di Firenze del ’66, 5 millesimi per il terremoto del Belice del ’68, 51 millesimi per il terremoto del Friuli del ’76, 39 millesimi per il terremoto d’Irpinia dell’80, 106 millesimi per la missione in Libano dell’83 e 11 per quella in Bosnia del ’96, 20 per il rinnovo del contratto autoferrotranvieri del 2004, 5,5 millesimi per i finanziamenti alla cultura del 2011 e 40 millesimi per l’emergenza immigrati di Lampedusa. E mi pare che abbiamo rivisto tutta la storia d’Italia così. Poi aggiunga che nelle Marche c’è da calcolare un’addizionale regionale tra le più alte, di 7,58 centesimi al litro più Iva, e si arriva a 9,17 cent/litro. Su questa stessa autostrada i nostri concorrenti dell’Emilia hanno addizionali più basse».

Già. Però le accise le pagano tutti, ma i prezzi complessivi dei colleghi benzinai restano comunque più bassi. Come mai? Del Valle: «Il problema grave è il doppio binario delle compagnie: a noi gestori della rete ordinaria fanno un certo prezzo. Poi nell’extrarete (grande distribuzione, privati, “amici di amici”) le stesse compagnie fanno prezzi inferiori, anche se di millesimi. È come se io dovessi comprare un etto di prosciutto all’alimentari sotto casa o dal grossista. Il prodotto è lo stesso, no? Ma dall’alimentare si spende di più, ovviamente. È vero, anche rispetto ad altri Q8 questo è più caro: ma gli altri hanno prezzi consigliati dalla stessa Q8 più bassi del nostro, anche in base ai contratti siglati con la società Autostrade, a cui dobbiamo pagare delle royalties. E più si alzano le royalties della compagnia, più i prezzi crescono. Poi c’è il contratto nazionale dei gestori, permette l’opzione overprice di cinque millesimi al litro sul prezzo del carburante al self service, e di 10-20 millesimi sul servito».

E lei Del Valle oggi ha applicato anche l’overprice? «Sì, per 18 millesimi al servito. La toglierei volentieri, anche rimettendoci: ma non posso proprio. Qui noi lavoriamo 24 ore, con due persone almeno per ognuno dei tre turni previsti. E fanno cinque dipendenti minimo da stipendiare. Come dicevo, per litro erogato ho un guadagno del 3 per cento. Ma per mandare avanti una stazione di questo genere, così grande, mi servirebbe il 6 per cento, per poter coprire le spese fisse, altrimenti si va in perdita. All’anno devo pagare 247 mila euro per gli stipendi, più le bollette elettriche e sono altri 12 mila euro all’anno. I costi sono elevati e sto pensando di lasciare. Perché quando le banche cominciano a chiamare, se non ci stai dentro, poi come fai?». Del Valle sospira: «Il nostro guadagno principale è quello della pompa. Sì, noi abbiamo anche il Gpl e un piccolo shop, che però è un mortorio. Nessuno compra niente. Io non sono d’accordo con la liberalizzazione: l’attrezzatura del distributore è della compagnia e noi gestori non dobbiamo pensare a nulla, se si rompe la pompa la riparano loro. Se dovessi vendere altri carburanti, temo che la compagnia si rivarrebbe proprio su noi distributori».

Il più economico
Sempre sulla A14 Bologna-Taranto c’è però anche l’area di servizio più economica dello Stivale, Sillaro Ovest (Bo), distributore Eni. Qui il pieno di benzina scende a 81,65 euro (diesel 81,95). Sillaro ha battuto ogni record anche della stessa compagnia Eni, che in media offre un pieno a 85,55 euro. Com’è possibile? Davanti a Massimo Piccinelli, il gestore, sembra di ascoltare il Jovanotti di “Sono un ragazzo fortunato”: «Mah! Siamo i più economici d’Italia, lo so, ma le dirò: come si fissa il prezzo è un enigma anche per me, perché è la compagnia stessa che li ha voluto più competitivi. Sarà che noi abbiamo anche il “prezzo amico”, un costo agevolato per la partecipazione di società Autostrade al distributore. Poi vanno valutate le accise, che variano su base regionale e persino provinciale: io so solo che ogni mattino ricevo da Eni il prezzo che devo applicare ed eseguo. Prima si aveva un listino unico con i costi consigliati dalla compagnia ogni giorno per tutt’Italia. Mentre dall’anno scorso c’è invece un listino ad impianto, per cui la compagnia può decidere di rimodularli, abbassandoli, osservando la concorrenza di tutte le altre stazioni di servizio nelle autostrade».

Piccinelli prosegue: «Noi non abbiamo né tabacchi, né alimentari e anche se abbiamo aperto un piccolo shop, lì gli introiti sono minimi. Il nostro guadagno è solo sulla parte benzina, da cui ci sono da pagare poi gli stipendi per i venti dipendenti, che lavorano 24 ore. Cosa ne penso delle liberalizzazioni su questo settore? Sicuramente le ipotesi che circolano mi sembrano positive. Non so quanto effettivamente diminuiranno i prezzi alla pompa, certo è che rivendendo anche altri prodotti si potranno avere ulteriori introiti. Non saprei come gestire una pompa di benzina multimarchio. Mi sembra difficile. Ma vedremo cosa prevede davvero il decreto Monti. Ho fiducia».

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