Per il Corriere della Sera la sconfitta del partito socialista alle elezioni municipali francesi è «lo specchio di una crisi europea». Dopo il secondo turno, Francois Hollande ha dovuto cedere alla destra qualcosa come 150 città e il quotidiano di via Solferino parla di «successo di un partito anti europeo e populista», il Front National, e «diverse forme di rigetto della politica e delle istituzioni».
La Repubblica fa il paio con questa analisi soffermandosi sul «populismo stile Fallaci» di Marine Le Pen.
«UMILIAZIONE DI HOLLANDE». I giornali francesi non condividono la stessa analisi e non perdono tempo a parlare di populismi e fronti anti europei, perché la notizia è solo una: «L’umiliazione di Hollande». Per Le Monde, quotidiano di sinistra, se la sera dopo il primo turno «il ripudio degli elettori era stato severo per il presidente della Repubblica, all’indomani del secondo turno è devastante».
Nel 2008 il partito socialista aveva 509 comuni contro i 433 dell’Ump. Oggi l’Ump ne ha 572 e la sinistra 349. I numeri, insomma, parlano da soli e nonostante «la destra abbia registrato una vittoria che va al di là delle sue più rosee aspettative», non si può negare la «sconfitta brutale» di Hollande.
Ma a cosa è dovuta la sconfitta del partito socialista? Al populismo della destra e al fronte anti europeo, come scrivono i giornali italiani? No, bensì alla disastrosa politica del suo presidente. Scrive il Figaro: «La debacle era prevedibile: dalla rivolta fiscale alla Manif pour tous, la collera che alimenta da due anni l’impopolarità abissale dell’esecutivo non poteva non esprimersi nelle urne. (…) Questo risultato sancisce il fallimento di una politica disastrosa in materia economica (disoccupazione record, deficit galoppante, imposte deliranti) e che non ha saputo mantenere la promessa di riappacificare il paese e riconciliare i francesi».
«GOGNA FISCALE». Condivide il Le Monde: «Hollande paga in modo brutale – ma logico – un inizio di mandato disastroso (…). Tutto ha contribuito: la debolezza della sua politica economica, l’assenza di risultati sul fronte decisivo della disoccupazione, la gogna fiscale nei confronti della classe media, infine l’assenza di una pedagogia capace di convincere i francesi che la direzione economica, delineata troppo tardi, è pertinente».
«PARTITO A PEZZI». Ma se Hollande «è stato umiliato», come scrive il Le Parisien, il problema non è solo aver capito troppo tardi che è ora di abbassare le tasse sulle imprese e sul lavoro invece che alzarle (patto di responsabilità). Il presidente socialista, infatti, è accusato anche da chi milita più a sinistra di lui di voler sgravare le imprese dalle troppe imposte. Scrive Liberation, dopo aver constatato che «lo schiaffo è confermato e il partito è a pezzi»: «Il problema è sapere cosa pensa oggi il presidente eletto ieri con un insieme di proposizioni che poi ha liquidato. Il problema è sapere se vuole preservare il patto di responsabilità (…). Se questo è il suo obiettivo, è semplice. Hollande sarà diventato liberale, europeo e neo-autoritario».
TROPPE TASSE. Altro che populismo, altro che fronte anti europeo. Se Hollande è stato scaricato dai suoi stessi elettori e compagni di viaggio non è perché la Francia è diventata un covo di reazionari , ma perché in due anni il presidente socialista ha sepolto il paese sotto una montagna di tasse e balzelli e perché dopo aver promesso «l’inversione della curva della disoccupazione», questa ha continuato a crescere anche nei primi mesi del 2014.