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«Pell go to Hell». La vera ragione dell’odio Lgbt contro il cardinale

Dopo averlo perseguitato in vita, le autorità dell'Australia non si sono presentate ai funerali di Pell, mentre gli attivisti hanno manifestato augurandogli l'inferno. «Ha sempre difeso la verità di Cristo, ecco perché è controverso»

Leone Grotti
02/02/2023 - 6:10
Chiesa
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Il cardinale George Pell

Non sono riusciti a ottenere lo scalpo di George Pell da vivo e così cercano di perseguitarlo e di offenderne la memoria da morto. L’odio e il disprezzo con cui gli attivisti Lgbt australiani e le autorità del paese hanno trattato il cardinale ed ex numero 3 del Vaticano nel giorno del suo funerale lasciano esterrefatti e confermano quello che andiamo scrivendo su Tempi da anni: l’ex arcivescovo di Sydney e Melbourne, deceduto il 10 gennaio, è stato scelto come capro espiatorio per far pagare alla Chiesa cattolica il conto dei tanti errori e crimini compiuti in Australia dai suoi ministri. Ma danzare e sputare e berciare sulla salma di un uomo, uscito assolto da tutti i processi infamanti intentati contro di lui e costretto a passare 404 giorni in carcere da innocente, è degno del peggior tribalismo e non di un paese civile quale l’Australia si vanta di essere.

Le autorità non si presentano ai funerali di Pell

Stamattina alle 11 (l’1 di notte in Italia) si sono tenute le esequie del cardinale Pell nella cattedrale di St Mary di Sydney. Non solo gli sono stati rifiutati i funerali di Stato, ma le più importanti autorità della città e dello stato del Nuovo Galles del sud (Nsw) non si sono presentati. Assente il governatore generale dell’Australia, rappresentante del re Carlo III, assente il primo ministro dell’Australia, assenti il governatore, premier e capo dell’opposizione dello stato del Nsw e assente persino il sindaco di Sydney. Autorità che invece avevano partecipato ai funerali del predecessore di Pell, il cardinale Edward Clancy, nel 2014.

Come se non bastasse questo clamoroso smacco istituzionale, il gruppo Lgbt Community Action for Rainbow Rights – uno di quelli che si riempiono la bocca di parole come “amore”, “rispetto”, “tolleranza” – ha organizzato la manifestazione “Pell go to Hell”, Pell vai all’inferno. La protesta doveva tenersi davanti alla cattedrale, ma la polizia ha avuto la decenza di imporre un diverso itinerario. La manifestazione, alla quale hanno partecipato circa trecento persone, si è comunque svolta nel parco davanti alla cattedrale, ad appena 200 metri di distanza.

Protesta contro George Pell il giorno del suo funerale a Sydney
La protesta degli attivisti Lgbt contro George Pell

L’odio senza limiti degli attivisti Lgbt

Gli attivisti hanno definito Pell «bigotto» e «pedofilo», portando a motivazione della loro protesta l’opposizione del cardinale all’aborto e ai matrimoni tra persone omosessuali. I sacerdoti dei nuovi diritti, che si sentono perfettamente a loro agio a parlare di amore nel mentre insultano istericamente un cadavere, hanno anche accusato il cardinale, come sempre senza lo straccio di una prova, di aver coperto gli abusi sessuali di tanti ministri australiani.

Non contenti, gli attivisti Lgbt hanno anche riempito i cancelli che circondano la cattedrale, e perfino la statua della Madonna, di nastrini arcobaleno per ricordare le vittime di abusi come se Pell fosse il colpevole di tutto il male compiuto da tanti preti in Australia.

I manifestanti hanno ovviamente sorvolato sul fatto che Pell è stato assolto in tutte le aule di tribunale, che ha approvato il primo meccanismo della Chiesa australiana per tutelare e risarcire le vittime di abusi e che detiene il record di sacerdoti rimossi dal ministero per problemi legati alle molestie sessuali. I profeti moderni del #loveislove del resto, forti delle loro verità apodittiche, non hanno bisogno di prove per mettere alla gogna un uomo, sia esso vivo o morto.

«Pell ha sempre difeso la verità di Cristo»

Ma l’odio degli attivisti non è ciò che ha prevalso stamattina. A fronte di poche centinaia di manifestanti con la bava alla bocca, oltre duemila cattolici hanno assiepato la cattedrale e hanno assistito alla cerimonia davanti ai teleschermi di fronte alla chiesa per salutare un’ultima volta, e ringraziare, Pell.

Mentre tutti i giornali continuano a definire il cardinale «controverso», «dibattuto», «discusso», una fedele cattolica fuori dalla Messa ha spiegato perfettamente chi era Pell e perché è così odiato da molti in Australia: «È una figura controversa perché ha sempre difeso la verità di Cristo. La sua eredità è una imponente generazione di giovani sacerdoti e cattolici ben educati».

Davanti alle persone che hanno gridato sghignazzando «Pell go to Hell», tornano in mente le parole pronunciate nell’aprile 2020 da papa Francesco, che ben si adattano alla gogna che il cardinale ha dovuto subire in patria: «La testimonianza cristiana dà fastidio a coloro che hanno una mentalità mondana. Quando appare la santità ed emerge la vita dei figli di Dio, in quella bellezza c’è qualcosa di scomodo che chiama ad una presa di posizione: o lasciarsi mettere in discussione e aprirsi al bene o rifiutare quella luce e indurire il cuore, anche fino all’opposizione e all’accanimento. Il mondo, con i suoi idoli, i suoi compromessi e le sue priorità, non può approvare questo tipo di esistenza».

@LeoneGrotti

Tags: Abusi sessualiaustraliaGeorge Pelllgbt
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