
Partite Iva: con la crisi aumenta il lavoro gratuito e il rinvio degli acquisti “a tempi migliori”
Sono stati divulgati i dati dell’ultima indagine effettuata a fine 2012 da Acta, l’associazione che tutela i lavoratori autonomi e le partite Iva italiane, sugli effetti della crisi nel settore. Il dato che più colpisce è che per circa la metà degli intervistati il lavoro gratuito è una realtà con cui fare i conti. Nel dettaglio, dall’indagine emerge anzitutto che i rispondenti sono per lo più liberi professionisti che lavorano con imprese private (principali clienti per l’80 per cento degli intervistati) e con il settore pubblico (15,4 per cento).
GLI EFFETTI DELLA SPENDING REVIEW. La crisi ha comportato un calo delle commissioni nell’83 per cento dei casi, con un 10 per cento che segnala addirittura un forte calo, soprattutto chi ha come clienti la Pa, e in particolare gli enti locali, come effetto della riduzione della spesa pubblica. Infatti il 42,6 per cento segnala come causa la riduzione di acquisto di servizi, per l’eliminazione di alcune attività del committente, il 40 per cento segnala un rinvio degli acquisti “a tempi migliori”. Più raramente però questi servizi sono stati assorbiti all’interno dell’ente o dell’attività del cliente (23,5 per cento).
PIÙ ORE LAVORO, MENO REDDITO. Il tempo dedicato all’attività lavorativa in senso ampio è aumentato con la crisi: con “senso ampio” ci si riferisce però più al tempo per la ricerca di nuovi clienti, per il recupero del credito, per le questioni amministrative.
Uno dei dati più negativi dell’indagine si riferisce ai redditi. Il 22,6 per cento dichiara di percepire un reddito insufficiente a mantenersi e a coprire persino le spese minime vitali (bollette, mutuo/affitto, cibo, mezzi di trasposto), il 47,7 per cento dichiara un reddito appena sufficiente per coprire queste voci. Maggiori difficoltà le ha chi lavora in settori creativi, come la pubblicità, l’editoria, il design o per chi lavora al Sud; va meglio chi si occupa di Information technologies e attività ingegneristiche. Risulta importante il sostegno del reddito del partner (27 per cento) o della famiglia d’origine (12 per cento), dato che conferma il ruolo del “welfare familiare” nel nostro paese.
LAVORO GRATUITO. Oltre metà degli intervistati ha sperimentato richieste di lavorare gratuitamente. Per il 37 per cento si è trattato di richieste occasionali, per il 15,9 di una prassi frequente. Più di tre quarti degli intervistati ha ricevuto richieste di extra gratuiti (abituali per il 32 per cento): questi comportamenti sono diffusi soprattutto tra enti pubblici e locali, Università e centri di ricerca. Anche chi non ha accettato di lavorare gratis, ha fatto i conti però con la concorrenza del lavoro gratuito, denunciata come frequente o molto frequente nel 17 per cento dei casi, soprattutto nell’editoria, architettura, archeologia. Anche se si lavora con una retribuzione, i pagamenti restano un tasto dolente: il 76 per cento dichiara di non ricevere mai anticipi, nel 45 per cento dei casi anche quelli a fine lavoro arrivano con grande ritardo (soprattutto per chi ha come cliente principale la Pa).
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