Oggi l’amore è ridotto a relazione “strumentale”, al di là di tutte le buone intenzioni (perfino religiose) e dei perfetti equilibri che la fortuna concede agli “innamorati”
Affermare che “amore” è oggi una parola persa sembra cosa alquanto bizzarra, tanto più se si considera il fatto che da millenni con essa si identifica l’energia che fa girare il mondo, le sue passioni, le sue esaltazioni, le sue devastazioni e patologie, le sue profonde aspirazioni, la sua economia. Perciò, più prudentemente, limitiamoci a osservare che l’esperienza amorosa è molto cambiata. Lo sanno tutti, lo si registra a vista d’occhio.
Ma in che senso?
Qualche anno fa Anthony Giddens coniava una definizione molto efficace: l’amore odierno coincide con quella che lui chiama “relazione pura”, cioè quella relazione interessata solo a ciò che ne può derivare per ciascun partner e portata avanti nella misura in cui garantisce soddisfazioni sufficienti; di conseguenza, può essere sospesa, più o meno a piacere, da ciascuno dei due in qualsiasi momento, arbitrariamente.
Da questa relazionalità pura, deriva il modo tipico di costruire re...