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Parole perse / Amore: quell’assurdo debordamento senza il quale l’uomo non è

Di Pier Paolo Bellini
10 Settembre 2022
“Ama il prossimo tuo come te stesso”, osserva Bauman, «è uno dei princìpi di fondo della vita civile, e anche quello maggiormente contrario al genere di ragione che la civiltà promuove»
Statua di donna con bambino nel Frognerparken di Oslo, Norvegia
Foto di Vidar Nordli-Mathisen per Unsplash

L’amore deborda dallo “sperimentare e utilizzare” (come ammoniva Martin Buber), oppure non è. E, se l’amore non è, l’uomo, la donna non sono. Cerchiamo quindi la strada del necessario debordamento, cerchiamo cioè di risolvere le soffocanti secche dell’amore moderno (dovremo affrontare anche quelle dell’amore postumano, che già ci aspettano al varco).

Riprendiamo Martin Buber: «Dal punto di vista dell’uomo, certo la donna è “in pericoloso rapporto con la finitezza”, e la finitezza è un pericolo, perché nulla ci minaccia così tanto come rimanervi attaccati; ma proprio su questo pericolo è forgiata la nostra speranza di salvezza, perché il nostro tracciato umano ci conduce all’infinito solo attraverso la compiuta finitezza».

Il debordamento è dunque pericolosamente incastrato nel finito, nello strumentale. L’amore è una strana faccenda che ha a che fare con i due grandi argini: da una parte ciò che è finito, dall’altra ciò che non lo è, d...

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