Ecco perché papa Francesco ce l’ha così tanto col diavolo (e con chi ne nega l’esistenza)
Paolo afferma che «con la sua astuzia il serpente sedusse Eva» (2 Corinzi, 11, 3): e accenna a chi si perde «dietro a Satana» (1 Timoteo, 5, 14). Lo stesso apostolo parla del vivere mondano con cui si segue «il principe delle Potenze dell’aria, quello spirito che opera negli uomini ribelli» (Efesini, 2, 2); fa menzione delle «insidie del diavolo» e della nostra battaglia «contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male» (Efesini, 6, 12).
La prima Lettera di Pietro nomina il «nemico», «il diavolo», o l’«accusatore», che «come un leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (5, 8). E nelle Lettere di Giovanni è ricordato «l’anticristo» che deve venire (1 Giovanni, 2, 18); il «bugiardo» che nega che Gesù è il Cristo; l’«anticristo» che «nega il Padre e il Figlio» (2, 22). Nell’Apocalisse è scritto: «Scoppiò una grande guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli» (12, 7-9).
Tra questi testi e l’esegesi di Gesù sul diavolo, omicida e menzognero dal principio, l’accordo è perfetto: si tratta di un essere ostile a Dio, del quale mira a sconvolgere la Parola, e insieme ostile all’uomo che si propone di sedurre e di indurre a ribellarsi al disegno divino. È il maligno. In particolare, l’accordo esegetico riguarda Colui al quale il diavolo riserva la sua avversione, cioè Gesù Cristo. Sono poste così in antitesi due regalità: quella di Gesù e quella del Principe di questo mondo. Il demonio non può tollerare Gesù Cristo e in tutti i modi cerca di intralciare l’eterno piano divino concepito su di lui. Così nel deserto. Ma Gesù si proclama vincitore di questo principe: «Viene — dichiara — il principe del mondo; egli contro di me non può nulla» (Giovanni, 14, 30); precisamente, è al sopraggiungere dell’ora di Gesù, quella del suo innalzamento sulla croce e alla destra del Padre, che quel principe viene abbattuto: «Adesso è il giudizio di questo mondo; adesso il principe di questo mondo sarà gettato giù». Con l’effusione dello Spirito dal Signore glorificato quel principe trova la sua condanna (Giovanni, 16, 11). Specialmente Paolo rimarca la signoria del Risorto: in lui il Padre «ci ha liberati dal potere delle tenebre» (Colossesi, 1, 13) e «ha privato della loro forza i Principati e le Potenze», e «ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo» (2, 15).
Il cristiano è divenuto partecipe della signoria di Gesù sul demonio: «da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo (…) Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù» (Efesini, 2, 5-6).
Pur definitivamente vinto dal Signore, il demonio tenta ancora di insidiare e di far cadere l’uomo redento. Per questo occorre essere vigilanti. Pietro parlava del suo ruggito e della sua non spenta volontà di nuocere; Paolo esorta ad afferrare lo scudo della fede, con cui spegnere «frecce infocate del Maligno» (Efesini, 6, 16). E Gesù stesso aveva insegnato a pregare chiedendo al Padre di liberarci dal Maligno (Matteo, 5, 13).
Abbiamo parlato di storia che precede quella visibile dell’uomo: quel che noi conosciamo è quanto affiora come da un panorama nascosto, che ci oltrepassa e ci sfugge e che adesso possiamo solo presumere e intuire.
La seconda considerazione riguarda il potere impressionante di Satana: esso è così forte e tenace che soltanto la forza del Figlio di Dio lo può piegare e sgominare; anzi, la forza del Figlio di Dio confitto alla croce, e quindi in una condizione di un’estrema debolezza umana, che paradossalmente diviene senza fatica potenza assoluta. Il diavolo riesce a coinvolgere tutto e tutti, ma di fronte a Gesù risulta affatto soccombente. Il Crocifisso risorto ricrea un’umanità vincitrice, sottratta all’influsso perverso del Maligno. All’attrattiva del dominio subentra l’attrattiva di Cristo, che dichiara: «Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Giovanni, 12, 32). Solo condividendo il vigore di Gesù morto e glorioso noi riusciamo a opporci alla lusinga del Serpente delle origini.
Potrebbe tuttavia rimanere una domanda: senza dubbio la caduta dell’angelo e dell’uomo dipende unicamente dalla libera volontà della creatura; non solo: il perdono dell’uomo era incluso nell’amore misericordioso del Padre, che predestinava il Figlio Gesù redentore; ma perché l’ordine concreto scelto da Dio include quella caduta e quindi la realtà del peccato? A questo non siamo in grado di rispondere: appartiene al «pensiero del Signore», ai suoi «insondabili giudizi» e alle sue «inaccessibili vie» (Romani, 11, 32-34).
Una terza considerazione, per manifestare la sorpresa di fronte all’assenza nella predicazione e nella catechesi della verità relativa al demonio. Per non dire di quei teologi, che, per un verso, applaudono che finalmente il Vaticano II abbia dichiarato la Scrittura «anima della sacra teologia» (Dei verbum, 24) e, per l’altro, non esitano — se non a deciderne l’inesistenza (come fanno per gli angeli) — comunque a trascurare come marginale un dato, lo abbiamo visto, chiarissimo e largamente attestato nella stessa Scrittura, com’è quello relativo al demonio, ritenendolo la personificazione di un’oscura e primordiale idea di male, ormai demitizzabile e inaccettabile. Una simile concezione è un capolavoro di ideologia e soprattutto equivale a banalizzare la stessa opera di Cristo e la sua redenzione. Ecco perché ci sembrano tutt’altro che secondari i richiami al demonio, che riscontriamo nei discorsi di Papa Francesco.
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3 commenti
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per Carlo Masi
magari fossimo nel Medio Evo, purtroppo ci tocca vivere nell’era dei froci progrediti
Ma come, non l’hai visto?? ce l’hai di fronte!!!