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Da Amia a Rap. Cambia la municipalizzata, ma a Palermo l’emergenza rifiuti rimane

Prima la società per la raccolta si chiamava Amia ed era indebitata. Ora la new.co si chiama Rap. Ma rischia di rimanere indebitata lo stesso

Chiara Rizzo
31/07/2013 - 6:20
Interni
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Una volta si chiamava Amia: era il carrozzone fallimentare che per il Comune di Palermo si occupava della raccolta rifiuti. Poiché era sempre sovraindebitato, e non riusciva a pagare gli stipendi, spesso e volentieri la raccolta si inceppava. I lavoratori scioperavano, i sacchetti di rifiuti si ammucchiavano, l’aria di Palermo diventava irrespirabile. Dopo un po’, il Comune o la Regione siciliana sbloccavano qualche pagamento con decreto per uscire dall’emergenza e la macchina ripartiva. Sino a nuovo inceppamento di lì a poco. Poi è arrivato Leoluca Orlando, il sinnacollando. Amia è fallita, ora alla raccolta lavora Rap. Ma l’emergenza rifiuti di inizio estate a Palermo arriva puntuale come un orologio svizzero. Colpa del populismo del sindaco, che vede come fumo negli occhi tutte le sigle del passato, sostiene qualcuno molto ben informato a Palermo, chiacchierando confidenzialmente con tempi.it. Il giornalista de La Sicilia Michele Guccione, spiega come funziona il nuovo meccanismo.

NUOVA MUNICIPALIZZATA. «La Rap è una nuova compagnia, una new.co., ma attualmente del tutto partecipata dal Comune proprio come lo era la municipalizzata Amia» spiega. «Di fatto non è cambiato nulla, Amia è fallita ed è sotto curatela fallimentare. Il Comune ha presentato una richiesta di “affitto” dei mezzi e del personale, il tribunale di Palermo l’ha concessa, ed è stata affidato appunto alla neonata Rap, creata proprio in questo periodo».
Si è creato così un astruso gioco di specchi: il Comune, che era titolare della fallita Amia, ha riaffittato dalla società fallita i mezzi e il personale, per affidarli a un nuovo ente di cui sempre lo stesso Comune è oggi gestore. Il risultato è che paga sempre Pantalone, cioè i residenti palermitani.

LE RESPONSABILITA’ DI ORLANDO. Prosegue Guccione: «Prima voleva mandare via i commissari di Amia, e tanto ha fatto che Amia è fallito. Poi voleva una nuova municipalizzata, e tanto ha fatto che è arrivata Rap. La gara bandita per la vendita fallimentare di Amia è andata malissimo, perché ai privati è stata posta la condizione irricevibile di assumere 2.396 dipendenti, più un debito di 7 milioni di euro (anziché 200 milioni complessivi), di cui cinque subito da sbloccare per pagare le quattordicesime ai dipendenti. Così è arrivata la nuova Rap affidata a Sergio Marino e il nuovo presidente, come primo atto, ha detto che bisogna risparmiare, decidendo che i riparatori e fornitori dei mezzi sarebbero stati pagati trimestralmente, ma senza rinegoziare i contratti. Di conseguenza i mezzi lavorano a rilento, se si rompono ora non vengono riparati, ed è iniziata la nuova emergenza rifiuti».

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IL SINDACATO FIT CISL. Un punto di vista diverso sull’operato del sindaco ce l’ha invece Dioniso Giordano, segretario regionale Fit-Cisl: «I fornitori e i gestori vorrebbero mantenere le condizioni applicate dal tribunale fallimentare. In regime di curatela, infatti, i fornitori sono pagati immediatamente per i servizi. È ovvio che Rap deve invece passare alle condizioni del mercato reale, con pagamento a 30 o 60 giorni. Già due aziende per la gestione dei mezzi hanno accettato queste condizioni e la raccolta rifiuti riprende proprio in queste ore».
Giordano ammette che «il sindaco Orlando non ha effettivamente stretto buoni rapporti con i curatori, ma i fatti dicono che è stato il tribunale fallimentare a bocciare il piano dei curatori. Orlando non ha responsabilità, anzi ha mantenuto la promessa di mantenere il posto pubblico a 2.500 persone». Già, ma come può mantenerle, se già prima nelle casse del Comune non c’erano i soldi per pagare e Amia è fallita?

ALLA PROSSIMA EMERGENZA. Giordano risponde speranzoso: «Il Comune – quindi il cittadino – oggi paga 115 milioni per Amia. A questi vanno sommati altri 9 milioni, già a bilancio, che verranno versati al momento di acquistare Rap. Infatti c’è l’impegno di una acquisizione definitiva entro il mese di dicembre e in queste ore vediamo che si sta correndo per chiudere, quanto prima, il periodo dell’affitto. E tutto questo senza aumentare la Tarsu per i palermitani».
Da un carrozzone all’altro, dopo l’acquisizione di Amia, in Rap non trasmigheranno anche i debiti? «Solo a quel punto – chiude Giordano – si porrà il problema di come chiudere il bilancio di Rap. Solo allora ci potremo confrontare con un piano industriale. Adesso stiamo offrendo alla città un servizio, a 2.400 famiglie stiamo riuscendo a garantire un lavoro. Siamo usciti dal pantano, ma non siamo ancora alla quadratura del cerchio. Il problema è che l’ultimo adeguamento al contratto di servizio il Comune lo ha fatto nel 1999 quando era sindaco Orlando: in 14 anni non è più stato indicizzato e il conto di Amia è sempre stato sbilanciato per questo. Il comune dovrà adeguare il contratto». Orlando lo farà? Lo sapremo alla prossima emergenza rifiuti, forse.

Tags: emergenza rifiutiLeoluca OrlandoPalermorifiutisicilia
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