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Pakistan. «Voi occidentali non capite la mentalità dei fanatici islamici»

Intervista al cardinale Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi: «Basta parlare di Asia Bibi, ora è libera. Noi cristiani siamo discriminati e considerati inferiori, ma ci sono segnali di speranza»

Leone Grotti
08/04/2019 - 1:00
Esteri
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«Sa qual è il problema di voi giornalisti? Pensate che tutti debbano sempre sapere tutto. Ma chi l’ha detto?». Reagisce così il cardinale pakistano Joseph Coutts quando gli si domanda come sta e dove si trova attualmente Asia Bibi. L’arcivescovo di Karachi ha partecipato giovedì 4 aprile a Milano all’incontro organizzato da Aiuto alla Chiesa che soffre: “Libertà religiosa negata: l’indifferenza della comunità internazionale”. Ai margini del convegno presso l’Università cattolica del Sacro cuore di Milano ha rilasciato un’intervista a tempi.it.

«ASIA BIBI NON È PIÙ UN PROBLEMA»

«Asia Bibi non è più un problema: è stata assolta, è libera. Il governo ha dovuto prendere delle semplici precauzioni per la sua sicurezza. Chi le dice che non sia già uscita dal Pakistan?», continua Coutts. «La verità è che voi occidentali ancora non capite la mentalità dei fanatici islamici. E mi spiego con un esempio». Quindici anni fa, racconta, un ragazzino cristiano è stato accusato di blasfemia: nonostante fosse analfabeta, è stato incolpato per alcune scritte denigratorie nei confronti di Allah sul muro di una moschea. Il caso era una montatura evidente e dopo la condanna in primo grado, è stato poi assolto da un giudice coraggioso dell’Alta corte. Al termine del processo, alcuni fanatici appostati fuori dal tribunale hanno sparato agli zii del ragazzino, ferendone uno e uccidendone un altro. I cristiani sono stati nascosti per evitare che fossero uccisi e poi trasferiti di nascosto in Germania.

«Quando la notizia dell’espatrio è uscita sui giornali, i fanatici si sono infuriati e poco tempo dopo il giudice che aveva assolto il ragazzino è stato assassinato», continua il cardinale. «La notizia dell’uccisione è stata riportata in piccoli trafiletti dai quotidiani. A volte bisogna semplicemente stare zitti. L’avvocato che ha difeso Asia Bibi è dovuto scappare in Olanda. Non è difficile capire perché nessun magistrato vuole giudicare un caso di blasfemia, ma il presidente della Corte Suprema, che ha assolto Asia Bibi, è stato davvero molto coraggioso».

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«PER I MUSULMANI SIAMO CITTADINI DI SERIE B»

Durante l’incontro, l’arcivescovo di Karachi ha descritto la difficilissima situazione dei cristiani in Pakistan. Appena tre milioni di persone (2 per cento della popolazione) in un paese dove il 95 per cento degli abitanti è di religione musulmana, sono costantemente presi di mira. Non solo per colpa delle legge sulla blasfemia, che ha colpito dal 1987 al 2017 ben 1.534 persone (cristiani e musulmani) e che viene «abusata per compiere vendette personali». Il cardinale ricorda la strage di Gojra nel 2009, l’attacco al quartiere Joseph Colony di Lahore nel 2013, l’assassinio del ministro cattolico per le Minoranze religiose Shahbaz Bhatti, l’attentato a una chiesa di Peshawar nel 2013, il duplice attentato a due chiese di Youhanabad nel 2015, quello al parco Gulshan-Iqbal il giorno di Pasqua nel 2016 e l’attacco a una chiesa di Quetta nel 2017.

Il terrorismo è nutrito dall’estremismo islamico e la mentalità fanatica è forgiata dall’insegnamento dell’islam wahabita di derivazione saudita. I cristiani vengono così considerati «cittadini di serie B» e discriminati. Pur essendo la libertà religiosa riconosciuta in Pakistan, i cristiani non possono accedere alle più alte cariche dello Stato, vengono discriminati in materia di lavoro e promozioni. «Nei libri di testo scolastici siamo descritti in modo negativo», spiega Coutts. «A scuola si insegna che tutti i pakistani sono musulmani e così veniamo percepiti come stranieri o traditori. Capita anche negli istituti statali che agli studenti sia assegnato un tema dal titolo: “Invita un tuo amico non musulmano a convertirsi all’islam”».

IL VERO DIALOGO INTER-RELIGIOSO

Per i musulmani, prosegue, «siamo ancora dei dhimmi, non abbiamo uguale dignità. Non ci fanno pagare la jizya, la tassa di sottomissione prevista per i non musulmani che vivono in terra islamica, ma l’idea rimane viva e influenza il modo in cui ci guardano». È a causa di questa mentalità che ogni anno centinaia di ragazze cristiane e di altre minoranze vengono rapite, convertite a forza all’islam e sposate ai rapitori. Nonostante tutto questo, insiste, «noi non siamo una Chiesa nascosta o silenziosa. Abbiamo scuole, ospedali, iniziative caritatevoli. Possiamo scendere in piazza a protestare e i musulmani di buona volontà ci aiutano e ci sostengono».

Il cardinale Coutts è riconosciuto da tutti come un tenace fautore del dialogo inter-religioso. Che è qualcosa di completamente diverso, però, da quello vuoto e inutile che si celebra nelle sale da conferenze. «Io non amo gli incontri dove si invita un cattolico e un musulmano a parlare», continua discutendo con tempi.it. «Perché in quelle occasioni noi mostriamo quanto siamo aperti, loro spiegano che l’islam è una religione di pace e poi tutti tornano a casa senza che sia cambiato nulla. L’unico dialogo possibile è fare le cose insieme, ma può essere molto rischioso».

«VI STRAPPEREMO LA LINGUA E VI UCCIDEREMO»

Come quella volta che «un mio amico musulmano, affascinato dal Natale, mi ha chiesto di celebrarlo insieme». Coutts gli ha proposto di farlo in una madrassa (scuola dove si insegna il Corano) «e lui mi ha risposto che era impossibile. Allora l’ho mandato a parlare da un mio amico imam, molto aperto, che ha accettato». Così, il 27 dicembre il cardinale e altri cristiani sono entrati nella madrassa dove si è celebrato Gesù e i miracoli che ha fatto, «riconosciuti anche dal Corano».

L’incontro è stato molto bello, ma «tre giorni dopo io, l’imam e questo mio amico musulmano, che dirige una Ong, abbiamo ricevuto la stessa lettera che diceva: “O cani, maiali, che cosa pensate di fare? Vi strapperemo la lingua e vi uccideremo”. L’imam ha subito chiamato la polizia infuriato ma né a lui, né a me è accaduto nulla. Al mio amico invece è andata peggio: pochi giorni dopo tre energumeni si sono presentati nel suo ufficio, mentre era fortunatamente assente, e l’hanno devastato. Gridando agli altri dipendenti: “Ditegli che lo troveremo e lo uccideremo”. Per il momento è ancora vivo, ma questa è la mentalità del Pakistan. I fanatici sono sempre pronti a uccidere».

PICCOLI SEMI DI SPERANZA

Neanche un mese fa un docente universitario musulmano è stato assassinato da un suo studente nel Punjab solo per aver organizzato una festa di benvenuto per le matricole. Al party erano invitati uomini e donne e questo, per l’assassino, «è blasfemo, è contro l’islam». Per Coutts da casi drammatici come questi «nascono anche frutti positivi». E cita il caso di Mashal Khan, studente universitario linciato a morte nel 2017 dentro il campus. Decine di giovani l’avevano accusato di blasfemia. «Il padre del ragazzo, che era un uomo molto forte, protestò: “Io sono musulmano e ho educato bene mio figlio, non può avere commesso blasfemia”. Fece pressione perché la polizia indagasse e così si scoprì che la blasfemia non c’entrava nulla: era stato ucciso per una vendetta personale. Per il paese è stato uno shock enorme. Davanti a questi fatti, molti musulmani di buona volontà cominciano a ripetersi: “Questo non può essere l’islam”».

La Chiesa punta tutto sull’educazione e le scuole cattoliche sono molto frequentate dai musulmani. «Non possiamo che partire dai bambini, che saranno gli adulti di domani, per cambiare questa Repubblica islamica. I musulmani si iscrivono perché le nostre scuole sono belle e l’insegnamento è molto buono. Riconoscono così che siamo bravi e imparano i valori umani che ci accomunano tutti come persone». Non è un caso che Salman Taseer, il governatore musulmano del Punjab che difese Asia Bibi e per questo venne assassinato, «avesse studiato nelle nostre scuole cattoliche. Servirà molto tempo perché le cose cambino, ma qualche segnale di speranza si vede già».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Tags: Joseph Coutts
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