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Pakistan. «La legge sulla blasfemia è discriminatoria in sé. I cristiani sono colpiti perché sono un fastidio»

Intervista a Shahid Mobeen, docente della Pontificia Università Lateranense e autore del testo "Legge della blasfemia e libertà religiosa"

Leone Grotti
31/05/2015 - 2:30
Esteri
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«Quando un cristiano in Pakistan viene accusato di blasfemia, i musulmani attaccano tutta la comunità cristiana, bruciando interi quartieri. Quando invece è un musulmano ad essere accusato, solo lui ne subisce le conseguenze». Perché? Per spiegare questo dato di fatto, che riflette la realtà di ogni giorno del Pakistan, dove la legge sulla blasfemia viene usata per discriminare i cristiani, Shahid Mobeen ha appena pubblicato un libro, Legge della blasfemia e libertà religiosa. Mobeen, pakistano, è docente incaricato presso la facoltà di Filosofia della Pontificia Università Lateranense del corso Islam e Neoplatonismo. «La legge sulla blasfemia, per come è scritta, è in sé discriminatoria, come molti altri aspetti dell’ordinamento e della società pakistani», dichiara a tempi.it.

Professore, quante persone vengono accusate di blasfemia in Pakistan?
Il Pakistan ha ereditato la legge sulla blasfemia dall’ordinamento dell’Impero britannico nel 1947, anno in cui lo Stato pakistano è nato, staccandosi dall’India. Fino al 1986, solo due persone sono state incriminate. Dal 1986 al 2010, invece, almeno 993 persone sono state colpite con l’accusa di aver profanato il Corano o diffamato Maometto in Pakistan.

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Che cosa è successo nel 1986?
Il Pakistan è nato come Stato laico, ma nel tempo è stato invaso da una ideologia islamica. All’inizio la legge (art. 295 del Codice penale) prevedeva il carcere o una multa per chi “dolosamente e deliberatamente oltraggi, con parole, scritti o altre rappresentazioni, qualsiasi religione”. Poi, nel 1986, sono stati aggiunti due commi, che prevedono “(295 B) carcere a vita per chi offende il Corano o ne danneggi una copia in tutto o in parte o lo utilizzi per scopi illeciti” e “(295 C) pena capitale o carcere a vita e/o multa per chiunque offenda il nome o la persona del Profeta Muhammad con parole, scritti o altre rappresentazioni”. Nel 1990, poi, per il 295 C è rimasta solo la pena di morte.

Solo i cristiani vengono colpiti da questa legge?
Delle 993 persone incriminate, 479 sono musulmani, 120 cristiani, 340 ahmadi, 14 indù e 10 di altre confessioni.

Quindi colpisce di più i musulmani?
Sì, il 51 per cento delle vittime della legge sono musulmani ma se si considera che in questa nazione di 180 milioni di abitanti i musulmani sono il 95 per cento della popolazione contro il 2 per cento della minoranza cristiana, si capisce che i conti non tornano.

Qual è il problema della legge?
La legge è discriminatoria in sé, innanzitutto, perché si parla esplicitamente di “Corano” e “Maometto”, mentre dovrebbero essere considerate tutte le religioni. Bisogna poi dire che solo il 5 per cento della popolazione in Pakistan è in grado di leggere qualche parola in arabo, quindi la maggior parte della gente potrebbe commettere blasfemia, danneggiando un versetto sacro del Corano, senza essere consapevole di quello che sta facendo. E questo non è l’unico caso di discriminazione istituzionale in Pakistan.

Quali altri ci sono?
In base a una legge del 1991 (Sharia Act), tutte le leggi devono essere in linea con la legge islamica ma il Pakistan è nato grazie anche al contributo delle minoranze religiose. Le più alte cariche del paese, come presidente e primo ministro, non possono essere occupate da cristiani. Nei processi, la testimonianza di un uomo musulmano vale come quella di due uomini cristiani e di quattro donne cristiane. Ma non sono solo i cristiani a non essere valorizzati.

Cioè?
Il padre della patria pakistana, Muhammad Ali Jinnah, era uno sciita ismaelita. Proprio nelle ultime settimane un gruppo estremista simpatizzante dell’Isis ha massacrato tutti i 45 passeggeri ismaeliti di un autobus a Karachi. Queste discriminazioni vanno contro lo spirito con cui lui ha fondato il Pakistan, cercando di portare un’identità nazionale al di là delle religioni e piena libertà religiosa per tutti.

Perché così tanti cristiani vengono presi di mira?
Nella mentalità generale musulmana del Pakistan i cristiani sono un fastidio. I cristiani pakistani infatti sono quasi tutti ex Intoccabili dell’India convertiti che, grazie al lavoro della Chiesa su sanità, lavoro ed educazione, hanno fatto o cercano di fare un salto sociale. C’è chi vuole che il proprio figlio diventi medico, ingegnere, avvocato. Per gli intoccabili musulmani questo è inaccettabile sia perché si sentono superiori in quanto musulmani sia perché li vogliono mantenere sotto di sé. Ecco perché, dopo un’accusa di blasfemia a un cristiano, viene attaccata tutta la comunità.

Negli ultimi giorni sono circolate voci su una possibile modifica della legge. Che cosa ne pensa?
Quando sono stati fatti dei veri passi in questo senso, in passato, Shahbaz Bhatti è stato ucciso e una parlamentare, minacciata di morte, ha dovuto ritirare la sua proposta di modifica. Questi lanci mediatici, diffusi senza fonti, non rappresentano nessun passo concreto e ufficiale. È solo qualcuno che si fa pubblicità. Per cambiare l’applicazione della legge bisogna essere certi di ottenere un buon risultato e guardare i dettagli: che cosa si vuole cambiare? In quale maniera? Prima dovrebbe cambiare l’opinione pubblica.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Tags: blasfemiaCristianiCristiani PerseguitatiIslamlegge blasfemiaMusulmaniPakistansciitiShahid Mobeen
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