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Pakistan, la condanna a morte del cristiano Sawan conferma che la legge sulla blasfemia è un’infamia. Ecco la vera storia

Padre Channan da Lahore ricostruisce i fatti: «L'uomo, un povero operaio cristiano è stato denunciato da un musulmano per una lite su una proprietà»

Redazione
29/03/2014 - 12:12
Esteri
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La condanna a morte del cristiano Sawan Masih pronunciata giovedì scorso dal tribunale di Lahore è la perfetta dimostrazione del fatto che la legge sulla blasfemia è un’infamia. La norma promulgata nel 1986, che prevede condanne pesantissime per chi offende l’islam (compresa la pena capitale), è spesso utilizzata in maniera fraudolenta contro i cristiani, e non solo per ragioni di odio religioso ma anche per far mere questioni di interessi personali. Come è avvenuto nel caso di Sawan Masih, appunto.

LA VERA STORIA. «Sono ben note le circostanze della controversia che ha avuto luogo tra due amici, uno musulmano e l’ altro cristiano, Sawan», spiega in una intervista all’agenzia Fides padre James Channan, direttore del “Peace Center” di Lahore, centro studi sul dialogo interreligioso. «Era una disputa per una questione relativa a una proprietà. Ma l’uomo, un musulmano, trovato una scorciatoia», la solita: «Ha accusato Sawan di blasfemia», racconta padre Channan. «Il mondo intero sa cosa è successo dopo. Oltre 100 case di cristiani della Joseph Colony, quartiere cristiano di Lahore (quello in cui abitava Sawan, ndr), sono state distrutte, 2 chiese bruciate, Bibbie profanate e Croci fracassate da una folla inferocita di oltre 3.000 fanatici. I cristiani della Joseph Colony vivono ancora nel pericolo e nel timore che la folla possa attaccare di nuovo in qualsiasi momento».

«ENNESIMA GIORNATA NERA». Secondo il direttore del Peace Center , se c’è stata ingiustizia a Joseph Colony, è stata quella subita dai cristiani e poi aggravata dall’applicazione di una legge assurda. «Il verdetto di condanna a morte per Sawan Masih, un povero operaio cristiano, è un altro duro colpo» alla libertà dei cristiani pakistani, che «sono già stati perseguitati e si sentono molto insicuri e vulnerabili, soprattutto dopo tanti falsi casi di blasfemia registrati nei loro confronti. Il 27 marzo sarà ricordata come l’ennesima “giornata nera”, in cui si è consumata un’altra ingiustizia contro i cristiani».

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CHI È IL BLASFEMO. «Dove è la giustizia?», insiste padre Channan. «Perché non si fa nulla per quei cristiani innocenti che sono stati attaccati e hanno perso i loro beni? Che dire delle chiese che sono state profanate, delle Bibbie bruciate e delle croci distrutte? Quella non è blasfemia? Perché nessun colpevole è stato punito dopo gli attacchi orrendi contro quartieri e villaggi cristiani come a Shanti Nagar, Sangla Hill, Gojra (dove 7 cristiani sono stati bruciati vivi)? Dove è la giustizia e dove è lo Stato di diritto? Spero che il governo prenda misure per garantire la giustizia a tutti i cittadini, e prenda atto delle grave ingiustizia perpetrata sui cristiani nella propria terra d’origine».

Tags: agenzia fidesblasfemiacondanna a morteCristianiCristiani Perseguitatiestremisti islamici pakistanIslamjames channanjoseph colonylahorelegge blasfemiaPakistanpena di mortesawan masih
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