Davanti a Luise nessuno è innocente

Di Annalisa Teggi
20 Marzo 2023
Da cosa vogliamo preservare l’infanzia togliendo il lupo e le streghe dal bosco? E cosa abbiamo poi da dire quando il bosco ci restituisce il cadavere di una piccola ragazzina brutalmente uccisa? Esiste un’età dell’innocenza?
La dodicenne Luise è stata accoltellata da due coetanee in un bosco non lontano da casa sua, a Freudenberg, a 80 chilometri da Colonia
La dodicenne Luise è stata accoltellata da due coetanee in un bosco non lontano da casa sua, a Freudenberg, a 80 chilometri da Colonia (foto Ansa)

Luise aveva 12 anni, l’età in cui si usano perifrasi come «ancora bambina» oppure «piccola ragazzina» perché è difficile dare un nome all’infanzia che entra nella giovinezza. È stata accoltellata da due coetanee in un bosco non lontano da casa sua, a Freudenberg, a 80 chilometri da Colonia. C’è riserbo assoluto sui nomi delle responsabili che hanno confessato l’omicidio e sul movente. Trapelano ipotesi: erano amiche e il gesto potrebbe essere una vendetta legata a offese verbali.

Luise, uccisa come in una fiaba dei Grimm

Cosa può mai essere accaduto. Ogni congettura si arresta di fronte alla foto muta di Luise che campeggia su tutte le testate, il sorriso disarmante di una bella ragazzina bionda. Quella che in ogni recita scolastica che si rispetti meriterebbe il ruolo di principessa, quella che meriterebbe di vivere felice e contenta, quella che – si affrettano a notare i giornalisti – viveva in una cittadina il cui nome significa «monte gioioso». Non c’è da stupirsi che i pensieri convergano sulle favole: i genitori che l’aspettavano prima che facesse buio, il bosco, le «sorellastre» e le coltellate sono ingredienti che non scandalizzerebbero i Grimm, ma scandalizzano il nostro tempo che vorrebbe edulcorare quei racconti. Da cosa vogliamo preservare l’infanzia togliendo il lupo e le streghe dal bosco? E cosa abbiamo poi da dire quando il bosco ci restituisce il cadavere di una piccola ragazzina brutalmente uccisa? Esiste un’età dell’innocenza?

In assenza di una parola autorevole in un territorio così scabroso, prolifera la voce dello scandalo. La tragica vicenda di Luise ha innescato una polemica sul fatto che le responsabili della sua morte non sono penalmente perseguibili perché hanno meno di 14 anni. «Non significa che ora non accadrà loro nulla», ha specificato il procuratore per tenere a bada i furori dell’opinione pubblica. Per non restare senza preda, il cappio delle sentenze mediatiche è stato lanciato contro i genitori delle due ragazze, dando per scontato che ci sia stata una grave carenza educativa. Finito il capitolo sulle colpe comincia quello di approfondimento psicologico. Per compensare il senso di smarrimento di fronte all’accaduto, gli esperti stanno già documentando a suon di studi scientifici quale sia la percezione del bene e del male in età preadolescenziale. Faremo incetta di spiegazioni, strategie e rassicurazioni. Verranno caldeggiati laboratori scolastici aggiornati sulla gestione del conflitto e sull’empatia.

Per noi il male è sempre altrove

Lo schema si ripete ogni volta che la cronaca nera fa entrare dalla finestra ciò che avremmo voluto cacciare a pedate dalla porta (spoiler: quella vecchia storia di Caino e Abele). Non appena il male fa capolino nel vissuto, la tattica è circoscrivere la zona dell’impatto per poi mettersi al sicuro nel settore di chi assiste attonito e sconcertato. C’è sempre un motivo che spiega il male, genetico o storico o apocalittico che sia, e di solito è un motivo che ci permette di spostare il marcio qualche metro più in là, addosso ad altri e ad altro. Il male è sempre altrove, tranne che nei nostri cuori.

Chesterton usò un paradosso efficace quando disse che la storia umana per essere lieta deve cominciare dal peccato originale. Solo partendo dalla Caduta si può scrivere una storia di ascesa. Attualmente la trama più accreditata sembra quella di un mondo in cui si moltiplicano conflitti feroci senza che nessuno si riconosca peccatore.

Riconoscerci anime per nulla innocenti

Ecco perché ci dà così fastidio la crudeltà di certe fiabe, abbiamo perduto la coscienza che non c’è ritratto umano più onesto (e perciò incoraggiante) di quello che mette al primo posto la selva oscura da cui siamo toccati nell’intimo e da cui, poi, comincia l’avventura della nostra libertà perennemente alle prese con il desiderio del bene e la tentazione del male. Nonostante i maldestri tentativi di illuderci del contrario, non siamo più a «monte gioioso», nell’Eden.

Siamo qui, dove si fa fatica a pensare a due ragazze assassine di 12 anni, si fa ancora più fatica pensarle nell’atto di infierire una crescente crudeltà sul corpo vivo di un’amica. Ma è impossibile starci di fronte armati solo di un’educazione ridotta a un elenco di buone prassi e condotte onorevoli impartite da brave persone. Ci si può stare di fronte solo riconoscendoci anime per nulla innocenti e che però sono parte di una storia di Redenzione, quella che cominciò proprio con la stessa ferita dolorosissima che Luise ha sentito nel bosco. Amico, proprio tu mi tradisci?

 

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