Obama ha deportato il doppio dei migranti di Trump (e nessuno si è lamentato)

Di Rodolfo Casadei
28 Gennaio 2025
Il tycoon non riuscirà a espellere 11 milioni di immigrati: costerebbe troppo. Chi lo accusa di essere "disumano", però, dovrebbe dare un'occhiata ai numeri dei presidenti Dem
Donald Trump durante un comizio a Las Vegas
Donald Trump durante un comizio a Las Vegas (foto Ansa)

Donald Trump non deporterà 11 milioni di immigrati illegali dagli Stati Uniti ai paesi di provenienza. Tom Homan, “border czar” della nuova amministrazione, già direttore dell’Ice, Immigration and Customs Enforcement (Ice), agenzia federale che si occupa dell’immigrazione clandestina all’interno del territorio statunitense, ha già dichiarato che realisticamente l’obiettivo massimo delle politiche che sono state inaugurate è di allontanare dagli Usa 1 milione di immigrati illegali all’anno, dando la priorità a quelli che hanno precedenti penali e al milione e mezzo di cittadini stranieri per i quali esistono già decreti di espulsione.

Obama ha fatto molto peggio di Trump

Questioni legali, logistiche, macroeconomiche e di risorse disponibili fanno immaginare che difficilmente l’obiettivo verrà raggiunto; se poi venisse effettivamente conseguito, si resterebbe comunque al di sotto dei numeri realizzati durante le due presidenze di G.W. Bush: 5 milioni e mezzo di respingimenti durante il primo mandato, 5 milioni durante il secondo.

Invece Donald Trump nel corso del suo primo mandato presidenziale ha allontanato dagli Usa 1,5 milioni di immigrati irregolari: la stessa identica cifra con la quale si è concluso il mandato presidenziale di Joe Biden, e molto meno del primo mandato di Barack Obama, quando erano state deportate 2,9 milioni di persone.

Leggi anche

Ipocrisia bipartisan negli Usa

Nel corso del secondo mandato del presidente afroamericano la cifra era scesa a 1,9 milioni a causa del fenomeno delle “città santuario”, nelle quali le amministrazioni locali di segno democratico hanno prodotto legislazioni che ostacolano la collaborazione fra le agenzie di sicurezza locali e quelle federali (Ice e Cbp, Customs and Borders Protection, che si occupa dei controlli alle frontiere) in materia di espulsioni di immigrati. Secondo la Costituzione americana, infatti, il governo federale non ha autorità sugli organi di controllo dei singoli stati.

Tutti questi numeri sono inoppugnabili: non li ha diffusi qualche organo di stampa filotrumpiano, italiano o americano, ma li ha recentemente riproposti il Financial Times, che in occasione delle presidenziali Usa ha fatto il tifo per Kamala Harris. E danno l’idea dell’ipocrisia che, in forme opposte, domina sui due fronti: coloro che si scandalizzano per le politiche di Donald Trump non hanno battuto ciglio – con rare eccezioni – quando a fare le stesse cose senza strombazzarle erano presidenti democratici come Obama e Biden; coloro che salutano la svolta trumpiana come una rottura col lassismo delle amministrazioni democratiche fingono di non riconoscere il carattere propagandistico degli annunci della nuova amministrazione, e tendono a occultare l’elemento bipartisan che, al di là delle schermaglie partitiche, traspare dalle politiche di livello federale (diverso è il discorso a livello locale).

Quanti migranti ha deportato Biden

Ultimo esempio in ordine di tempo è l’approvazione da parte delle due camere del parlamento del Laken Riley Act, che prende il nome da una studentessa infermiera uccisa l’anno scorso da un immigrato clandestino: il testo del provvedimento, che attende solo la firma di Trump per entrare in vigore, amplia il numero dei reati che richiedono la detenzione obbligatoria di immigrati privi di documenti fino alla loro deportazione includendo furto, scippo, furto con scasso e taccheggio. Alla Camera la proposta di legge è passata con 263 voti a favore e 156 contrari, grazie all’apporto di 46 democratici che hanno unito il loro voto a quello dei 217 repubblicani; al Senato il risultato è stato di 64 a 35 a favore della legge, grazie anche al voto di 12 senatori democratici che l’hanno appoggiata.

Nell’ultimo anno dell’amministrazione Biden l’Ice ha fatto di più di quanto avesse fatto nell’anno picco della prima amministrazione Trump: nel corso dell’anno fiscale 2024 ha deportato 271.484 immigrati (record del decennio) contro i 267 mila di Trump nel 2019. Per contrastare la politica delle città santuario, Trump ha emanato un ordine esecutivo col quale vengono negati trasferimenti di fondi federali alle città che si rifiutano di collaborare con l’Ice e con il Cbp. Un ordine dello stesso genere era stato emanato durante la prima presidenza Trump, ed era stato bocciato dalle Corti di giustizia.

Protesta in California contro le politiche sull'immigrazione di Trump
Protesta in California contro le politiche sull’immigrazione di Trump (foto Ansa)

La propaganda di Trump

Consapevole che un destino analogo aspetta probabilmente il nuovo ordine, il presidente ne ha emesso anche un altro che consente di espandere al massimo i cosiddetti “accordi 287 (g)”. Si tratta di programmi su base volontaria che consentono all’Ice di delegare l’applicazione delle norme sull’immigrazione alle agenzie statali e locali. Agenti dell’ordine di stati, contee e città possono essere formati e farsi carico del fermo e arresto degli immigrati irregolari. Quando Trump ha lasciato la presidenza nel gennaio 2021 erano in vigore 150 di questi programmi. Biden li ha in gran parte mantenuti: quando Trump è tornato in carica ne ha trovati in vigore 135. E altri esempi di interventi bipartisan per ostacolare l’arrivo o la permanenza di migranti si potrebbero fare.

Per quanto riguarda l’impossibilità pratica di realizzare gli annunci della campagna elettorale di Trump, il primo ostacolo riguarda la quantità di risorse necessarie. Secondo l’American Immigration Council (Aic), un ente no profit pro-immigranti, espellere 11 milioni di residenti illegali costerebbe, tutto compreso, un totale di 1.000 miliardi di dollari e richiederebbe almeno 10 anni. Ovviamente l’amministrazione Trump non conferma, ma Homan riconosce che per avviare le espulsioni di massa sarà necessario stanziare 86 miliardi di dollari, che non comprendono i costi sul versante giudiziario.

Cacciare i migranti fa male al Pil

Per espellere milioni di clandestini prima occorre arrestarli e detenerli, e attualmente l’Ice dispone soltanto di 45 mila posti nei suoi centri di detenzione. Homan intende portare il numero a 100 mila, cifra del tutto inidonea a rendere praticabili gli annunci della campagna elettorale trumpiana. L’American Immigration Council calcola che per poter espellere 11 milioni di persone l’Ice dovrebbe costruire 216 nuove strutture ogni anno per più di un decennio, ciascuna con una capacità di 500 persone. Vorrebbe dire spendere 66 miliardi di dollari all’anno soltanto per la detenzione dei migranti da deportare.

Il secondo ostacolo alle espulsioni di massa è l’iter giudiziario dei ricorsi contro tali misure. È vero che un milione e mezzo di decreti di espulsione sono già effettivi e attendono solo di essere eseguiti, ma c’è anche tutto l’arretrato di cause in corso, che è andato sempre aumentando negli anni. L’arretrato dei tribunali è aumentato da 656 mila casi pendenti nel 2017 a 3,6 milioni di casi alla fine dell’anno fiscale 2024. Trump cercherà di ovviare a questo problema ampliando la normativa relativa ai respingimenti alla frontiera, con cui saranno considerate tali anche espulsioni di persone fermate ben dentro agli Stati Uniti, ma anche in questo caso le Corti di giustizia potrebbero bloccare la politica.

La terza ragione per cui l’amministrazione Trump non espellerà affatto 11 milioni di immigrati irregolari è che una cosa del genere avrebbe conseguenze negative sull’economia americana. «Abbiamo calcolato che le deportazioni di massa ridurrebbero il Prodotto interno lordo degli Usa fra il 4,2 e il 6,8 per cento, a causa della perdita di lavoratori in tutte le industrie americane», scrive in un rapporto l’Aic.

Migranti al confine tra Messico e Stati Uniti
Migranti al confine tra Messico e Stati Uniti (foto Ansa)

Che cosa pensano gli elettori di Trump

Continua il rapporto: «Ciò comporterebbe anche una significativa riduzione delle entrate fiscali per il governo degli Stati Uniti. Solo nel 2022, le famiglie di immigrati irregolari hanno pagato 46,8 miliardi di dollari in tasse federali e 29,3 miliardi di dollari in tasse statali e locali. Gli immigrati privi di documenti hanno anche contribuito con 22,6 miliardi di dollari alla previdenza sociale e con 5,7 miliardi di dollari a Medicare. Le deportazioni di massa causerebbero shock significativi sul lavoro in diversi settori chiave, con impatti particolarmente acuti sull’edilizia, sull’agricoltura e sul settore alberghiero e della ristorazione. Stimiamo che quasi il 14 per cento delle persone impiegate nel settore edile siano prive di documenti. L’eliminazione di tale manodopera sconvolgerebbe tutte le forme di edilizia in tutta la nazione, dalle case alle fabbriche fino alle infrastrutture di base».

Le cifre citate possono essere sovrastimate, ma sul concetto di fondo che deportazioni di massa indiscriminate sarebbero dannose per il paese è d’accordo la maggioranza degli americani. Secondo vari sondaggi gli americani sostengono al 66 per cento la necessità di espellere gli immigrati clandestini, ma non a qualunque costo e in qualunque modo.

@RodolfoCasadei

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.