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Perché il nuovo codice deontologico dei medici «minaccia obiezione di coscienza e pluralismo»

Due dottori denunciano le trappole del testo proposto dalla Fnomceo. Dall'abolizione del giuramento di Ippocrate alla scomparsa delle parole "paziente" e "eutanasia". Fino alla fecondazione assistita senza limiti

Benedetta Frigerio
25/09/2013 - 3:00
Interni
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Si potrà essere medici senza giurare fedeltà ai princìpi della professione? Si dovrà chiamare “persona assistita” il paziente? La parola “sesso” sarà affiancata a “genere”? Il vocabolo “eutanasia” verrà sostituito da un eufemismo altrettanto fumoso, se non di più? L’obiezione di coscienza sarà abolita? Secondo Stefano Alice la risposta a questi interrogativi è «sì, se la bozza del nuovo codice deontologico dei medici passerà così com’è».

VERONESI, I PAZIENTI, IPPOCRATE. Da qualche giorno, infatti, il Comitato centrale della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) ha proposta alle varie federazioni locali un nuovo codice deontologico. Si tratta per ora solo di una bozza, ma secondo Alice, medico di base a Genova, e Renzo Puccetti, specialista e membro della società medico-scientifica Promed Galileo, il testo contiene diversi punti quanto meno controversi. Innanzitutto è scomparsa la parola “paziente”, cosa che non è piaciuta nemmeno al celebre oncologo Umberto Veronesi. «Chiamare persone assistite tutti quelli che si ammalano dà l’idea che per la società curarli sia un peso più che un dovere», ha spigato il professore. «Ma nel documento ci sono revisioni ancora più gravi», commentano Alice e Puccetti che hanno letto il testo per intero. Se nel codice del 2006, ancora in vigore, si legge che «il medico deve prestare giuramento professionale», ora invece «l’iscrizione all’Albo vincola il medico ai princìpi del giuramento professionale e al rispetto delle norme del presente codice di deontologia medica». Del giuramento di Ippocrate non c’è più traccia.

L’ARTICOLO 22. Non è finita. All’articolo 44, dove si parla di fecondazione assistita, sono spariti i divieti previsti dalla legge riguardo a maternità surrogata, procreazione al di fuori di coppie eterosessuali stabili, pratiche su donne in menopausa non precoce e fecondazione dopo la morte del partner. All’articolo 3 viene invece introdotto il «rispetto della libertà e della dignità della persona» senza distinzioni «di sesso e di genere» (attualmente nel codice non compare la parola “genere”). Mentre l’eutanasia, menzionata nell’articolo 17, è sostituita dall’espressione «trattamenti finalizzati a provocare la morte». Ma quello che più preoccupa Alice e Puccetti è la modifica dell’articolo 22: se oggi il medico «può rifiutare la propria opera» nel caso in cui siano «richieste prestazioni che contrastino con la sua coscienza o con il suo convincimento clinico», domani, qualora il nuovo codice deontologico fosse approvato, il rifiuto potrebbe essere consentito solo per «contrasto con i suoi convincimenti etici e tecnico-scientifici».

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IMPOSIZIONI TRA LE RIGHE. Secondo Puccetti non si tratta di una modifica di poco conto: «Questa riformulazione ha un solo significato: la totale distruzione della libertà di coscienza del medico». Se infatti il rifiuto di una prestazione richiesta dovrà essere sostenuto da «convincimenti etici e tecnico-scientifici», spiega Puccetti, vuol dire che la cosiddetta “obiezione di coscienza” da sola potrebbe non essere più sufficiente a giustificare la scelta del medico, poiché nella nuova formulazione deontologica i non meglio precisati «convincimenti tecnico-scientifici» potrebbero rappresentare un condizionamento altrettanto determinante. Inoltre, continua Puccetti, nello stesso articolo 22, «il nuovo codice impone al medico di agire in ogni caso qualora la sua eventuale obiezione di coscienza “sia di nocumento per la salute della persona assistita”: togliere a questo rischio di nocumento le caratteristiche di gravità e imminenza, attualmente presenti, può di fatto eliminare ogni possibilità di rifiuto da parte de medico». Medico che per di più, in base al testo proposto dalla Fnomceo, in caso di obiezione avrà comunque «l’obbligo non di “fornire al cittadino ogni utile informazione e chiarimento”, come nel codice in vigore, ma di informare il cittadino “per consentire la fruizione dei servizi esigibili”, cosa che per un obiettore può significare coinvolgersi in un’azione che si ritiene immorale».

LA REPLICA DELL’ORDINE. Alle perplessità dei due medici ha risposto in prima persona Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale dell’ordine dei medici, che sul portale di informazione medica Doctor33 ha definito quelle di Alice e Puccetti «critiche ingenerose e infondate» dal momento che «se c’è qualcosa che non è in discussione è proprio il principio di autonomia di esercizio in scienza e coscienza». Ma nella lettera inviata agli Ordini regionali si dice inoltre che alle osservazioni sulla bozza del nuovo codice deontologico va anteposta l’urgenza dell’approvazione. «Bianco aveva ritrattato, ma successivamente, sempre su Doctor33, ha ribadito che il codice andrà approvato entro l’anno», accusa Alice. Puccetti ricorda che il punto non è imporre nulla ad alcuno: al contrario è il nuovo testo che rende possibile un’aggressione verso le pluralità delle posizioni sui cosiddetti temi sensibili. «Quindi il rimedio è solo uno: mantenere inalterato l’attuale codice».

@frigeriobenedet

Tags: amedeo biancocodice deontologico mediciEutanasiaFecondazione Assistitafnomceogiuramento ippocratemedici obiettoriobiezione coscienzaobiezione di coscienzaordine dei medicirenzo puccettiumberto veronesi
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