Sono sempre di più le province interessate dalla discussione relativa all’adozione della “settimana corta” da parte degli istituti scolastici, per motivi di gestione del tempo di studenti ed insegnanti, ma soprattutto a causa della situazione di difficoltà economica in cui si trovano molti istituti. Negli scorsi giorni moltissime scuole hanno preso delle decisioni in maniera autonoma, mentre altre sono state soggette alle direttive degli organi provinciali competenti.
Proprio oggi, a Genova è stato deciso che «a decorrere dall’anno scolastico 2014/2015, la disponibilità dei plessi scolastici sarà limitata a cinque giorni settimanali, dal lunedì al venerdì. Pertanto, nella giornata di sabato, tutti gli edifici ospitanti istituti di istruzione superiore dovranno rimanere chiusi». Con questa nota il Commissario Giuseppe Piero Fossati, conferma ai dirigenti scolastici della provincia di Genova la decisione di chiudere le scuole il sabato.
La causa di questa decisione risiede nel «perdurare della crisi finanziaria, determinata dai pesanti tagli ai trasferimenti agli Enti locali e aggravata dai provvedimenti governativi». Spiega la nota che «i tagli impongono decisioni drastiche ma necessarie al fine di contenere al massimo tutti i costi che incidono sul bilancio e tra queste le utenze ed i costi di riscaldamento relativi agli istituti scolastici di competenza provinciale». La nota del commissario ha già raggiunto molti istituti della provincia, i quali saranno tenuti a decidere come regolare il nuovo orario scolastico. La nota conclude augurando che la situazione possa migliorare al più presto.
PAVIA E VENEZIA. «Non ci sono più soldi» afferma invece la giunta di Pavia, che propone anch’essa la settimana corta, in quanto l’esclusione del sabato dalle scuole superiori porterebbe a un risparmio calcolato in circa 500 mila euro, tra bollette e trasporti. Ma i professori degli istituti pavesi non ci stanno ed esortano le scuole ribellarsi in vista di un cambiamento che sicuramente influenzerebbe in maniera negativa la formazione dei ragazzi.
A procedere con maggiore cautela è stata, invece, la Provincia di Venezia: la presidente Francesca Zaccariotto ha infatti ritrattato le affermazioni che imponevano l’abolizione del sabato, confermando “la validità di un progetto nato non dalla necessità di risparmi, ma dalle richieste di scuole e famiglie». «Non prevediamo – ha proseguito la presidente – alcun obbligo ma dopo un periodo di sperimentazione trarremo le conclusioni».