
No ai test sugli animali. E l’Ue dà il via libera all’utilizzo di embrioni umani
Inaspettata, perché in contro tendenza, la sentenza della Corte di Giustizia Europea dell’ottobre scorso che vieta di brevettare procedimenti che possano portare alla distruzione dell’embrione umano così definito: «Sin dalla fase della sua fecondazione qualsiasi ovulo umano deve essere considerato come un embrione umano». Eppure, come rivela oggi il quotidiano Avvenire, il programma di ricerca scientifica maggiormente finanziato dall’Unione Europea, pagato con 22 milioni di euro di fondi comunitari, prevede l’utilizzo degli embrioni umani per evitare le cavie animali. Quindi, come ha fatto notare il direttore della Ong “Care for Europe” David Fieldsen, sulla base di una semplice direttiva Ue che invita a utilizzare sempre alternative alle cavie animali quando possibile, si arriva a ridurre la dignità di un embrione, concepito «come un’alternativa a qualcosa (l’animale) ritenuto degno di maggiore protezione».
Il progetto apre così a un mercato milionario, perché sarà necessario ritestare un numero infinito di farmaci altrimenti non si capirebbe come mai non vengano usate le cellule staminali embrionali adulte, ormai notoriamente più efficaci di quelle embrionali. Come ha riferito ieri a Bruxelles Colin McGuckin, presidente dell’Istituto di Lione per la ricerca sulle terapie cellulari, fino a oggi le staminali adulte hanno trattato ben 70 malattie. Alcuni parlamentari hanno quindi fatto notare la contraddizione tra la sentenza e il progetto di finanziamento, spronando la Commissione europea a dirottare i finanziamenti in progetti già avviati, rispettosi della vita oltre che più sicuri ed efficaci. Ma la Commissione ha chiuso le orecchie dichiarando la volontà di procedere sulla strada intrapresa.
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