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Nigeria di sangue. «I fulani hanno ammazzato i cristiani con i loro bambini»

I pastori islamisti fanno strage di fedeli in due villaggi. Uccisi anche due piccolini di 4 e 2 anni. «È diventato un crimine professare Cristo in Nigeria?»

Caterina Giojelli
27/05/2021 - 15:08
Esteri
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«Quattordici cristiani sono stati massacrati a morte, compresi i loro bambini». Sono gli ultimi cadaveri lasciati a terra da un gruppo di pastori musulmani fulani, che domenica 23 maggio hanno assaltato due villaggi vicino a Jos, nello stato di Plateau in Nigeria. «Otto persone appartenevano tutte alla stessa famiglia».

È un dispaccio terrificante quello che l’attivista per i diritti umani Solomon Mandiks ha inviato al corrispondente in Nigeria del Morning Star News: 14 le vittime nel villaggio di Kwi, otto quelle del villaggio di Dong.

«I fulani urlavano Allahu Akbar»

Racconta Asabe Samuel, sessantenne della Chiesa evangelica, che i pastori hanno fatto irruzione tra le abitazioni sparando in aria appena si è fatto buio. Samuel non era casa, ha provato a raggiungerla mentre la gente scappava per nascondersi, ma ha trovato sulla soglia il cadavere di un vicino. «Gli aggressori urlavano Allahu Akbar, i pastori parlavano tra loro in lingua fulani». Quando hanno lasciato la città gli abitanti hanno iniziato a contare i loro morti: i mandriani avevano attaccato quattro case di credenti cattolici e protestanti, uccidendo ragazzi poco più che ventenni e due bambine di quattro e due anni insieme alla loro mamma Awuki. «Si è salvato solo suo marito, che è cieco. Chi si prenderà cura di lui e come farà a vivere senza sua moglie e le sue figlie?».

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I pastori si sono accaniti anche contro un’altra madre e sua figlia di soli 20 anni, e un giovane che stava andando a trovare i parenti. «Mio fratello è stato ucciso a sangue freddo. Perché dobbiamo vivere nella paura ogni giorno, non conoscendo il male che ci attende come cristiani in questo paese?», ha chiesto in lacrime la sorella trovando il suo cadavere.

«È un crimine professare Cristo?»

Le autorità non si sono fatte vive fino alla mattina successiva. «I fulani ci hanno attaccato per 40 minuti e se ne sono andati senza che soldati e polizia intervenissero», ha raccontato il pastore Bala. «Li ho chiamati durante l’assalto, mi hanno assicurato che stavano occupandosi della faccenda ma non hanno fatto nulla. È traumatico assistere ad agguati mortali simili. La scorsa settimana gli aggressori vagavano nel villaggio indisturbati sotto gli occhi degli agenti di sicurezza stanziati a difesa della nostra comunità. E nonostante la presenza dei soldati e della polizia hanno potuto fare incursione e imbarcarsi in questa follia omicida. Alcuni di loro sono perfino noti come terroristi, inviati da altri paesi per allearsi con i fulani e attaccare i cristiani». Il pastore racconta di non essere riuscito a dormire perché i fedeli a lui affidati erano stati «uccisi in modo raccapricciante per non aver commesso alcun crimine se non essere cristiani. È diventato un crimine ora professare la fede in Gesù Cristo?».

La morte di una giovane mamma

Tantissimi fedeli cattolici e anglicani stanno abbandonando i villaggi: «Il governo nigeriano dovrebbe rendersi conto che finché le persone avranno perso fiducia nelle forze di sicurezza, costrette a ricorrere a difendersi da sole, ci sarà solo anarchia».

Solo tre giorni prima, il 20 maggio, un altro gruppo di fulani aveva attaccato la casa di Jeffrey Moses, un cristiano del villaggio di Jebbu Miango. Per tutta la mattina lo avevano minacciato di morte, distruggendo i raccolti della sua fattoria, ma l’uomo non immaginava cosa sarebbe accaduto quella notte. Dormiva col suo bambino di 16 mesi quando è stato svegliato di soprassalto da colpi di pistola. Sua moglie, Ladi, di 21 anni, era stata uccisa nella stanza vicina, il nipote di 19 anni era stato colpito e perdeva molto sangue. È morto in ospedale dopo poche ore. Nessuno dei soldati di guardia lì vicino è accorso sentendo gli spari.

Più letali di Boko Haram

Gli attacchi seguono quelli non meno sanguinosi perpetrati dai fulani poche settimane fa. Il 30 aprile un cristiano di 32 anni è stato trovato in una pozza di sangue a Ta-Hoss. Lo stesso giorno cinquanta mandriani fulani attaccavano il villaggio di Sopp, spezzando le ossa e ferendo gravemente sette persone. Il 25 aprile un informatore ha avvisato di un imminente attacco i cristiani di Baten, i quali sono riusciti a mettersi in salvo prima che gli islamisti sciamassero nel loro villaggio. Non così a Wereng, dove sei cristiani sono stati uccisi il 15 aprile, due feriti gravi in ospedale.

I pastori fulani si sono dimostrati più letali di Boko Haram. Secondo il rapporto 2021 World Watch List di Open Doors, la Nigeria è stato il paese con il maggior numero di cristiani uccisi per la loro fede tra novembre 2019 e ottobre 2020: sono 3.530 le persone cadute negli attacchi perpetrati dai terroristi nel nord del paese e dai pastori islamisti nella Middle Belt, 990 le persone rapite. Da gennaio ad aprile 2021, stima il rapporto dell’Intersociety Rule of Law, si contano già 1.470 cristiani uccisi e 2.200 cristiani rapiti da gruppi islamisti. Nel «paese più pericoloso dove essere cristiani», la violenza è in continuo aumento.

Foto Ansa

Tags: Cristiani PerseguitatifulaniNigeria
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