Te Deum laudamus:
te Dominum confitemur.
Noi neppure sappiamo dove,
o quando,
stringeremo i lacci alle scarpe,
per l’ultimo tratto;
e se pure ci sarà concesso di farlo.
In te, Domine, speravi:
non confundar in aeternum.
Il tempo che resta è bianco,
e fa strizzare gli occhi;
dai lastroni striati del cielo
cadono polvere e calcinacci,
senza che i passanti,
in febbrile circolazione,
ne avvertano l’ingombro.
Costeggiando da destra la chiesa
entro nel camposanto,
quasi assecondando un richiamo:
«È il nostro giorno, non temere!»
sento dire dal bisbiglio dei morti,
prima che lo sciame vociante
scompaia, tuffandosi con grazia
sotto la linea del visibile.
Il custode, forse un giardiniere,
mi invita ad uscire.
Allora mi siedo sopra una panca;
rimango in silenzio per ore
e ascolto:
inizia una predicazione nuova
ed è questa l’ora,
una nuova professione avviene,
ed è adesso il tempo.
Tu rex gloriae, Christe.
Tu...