Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
    • Giustizia
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Green Deal
    • Transizione ecologica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Blog
    • La preghiera del mattino
    • Lettere al direttore
    • Il Deserto dei Tartari
    • Casca il mondo
    • Cinema Fortunato
    • Good Bye, Lenin!
    • Memoria popolare
    • Tentar (un giudizio) non nuoce
    • Libri in povere parole
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Settembre 2023
    • Agosto 2023
    • Luglio 2023
    • Giugno 2023
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
    • Giustizia
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Green Deal
    • Transizione ecologica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Blog
    • La preghiera del mattino
    • Lettere al direttore
    • Il Deserto dei Tartari
    • Casca il mondo
    • Cinema Fortunato
    • Good Bye, Lenin!
    • Memoria popolare
    • Tentar (un giudizio) non nuoce
    • Libri in povere parole
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Settembre 2023
    • Agosto 2023
    • Luglio 2023
    • Giugno 2023
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Cultura

Nel nome di Maria(m). In una consonante perduta ritroviamo una storia

Dall’aramaico giudaico al greco e poi al latino. Con tracce che risalgono addirittura all’antico Egitto. Non è solo una questione grammaticale, ma il segno che gli evangelisti parlano di una persona vera

Pier Giacomo Ghirardini
13/12/2015 - 1:00
Cultura
CondividiTwittaChattaInvia

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

In aramaico giudaico, la lingua di Gesù, il nome Maria è םירמ Mariam o Miriam. I vangeli, scritti in origine in greco, lo riportano in due forme: una indeclinabile Μαριάμ Mariam; l’altra declinabile Μαρία Maria. La vulgata, la traduzione in latino delle sacre scritture di san Girolamo, lo trascrive invariabilmente come Maria, e questo è il nome che ci è stato infine restituito, in italiano.

Sia il greco sia il latino prevedono infatti la declinazione dei nomi propri di persona, ma alcuni di questi, di regola di origine straniera, sono indeclinabili (ad esempio Abraham), vengono cioè usati in una medesima forma in tutti i casi anche se spesso si aggiunge una forma declinabile degli stessi (ad esempio Abrahamus, -i). In latino, un’ipotetica forma indeclinabile come Miriam è però impensabile, per l’ovvia confusione che ne deriverebbe per un nome femminile della prima declinazione, e san Girolamo adottò unicamente la forma declinabile Maria. Cadde così, anche in italiano, la emme finale dal nome di Mariam, ossia la mi greca μ che trascrive, a sua volta, la mem chiusa ebraica ם del nome originale.

La forma indeclinabile, più fedele all’originale aramaico, non pone invece problemi in greco. Luca, cioè l’evangelista che tratta più diffusamente della nascita di Gesù e di sua madre, adotta Μαριάμ Mariam non solo al nominativo e al vocativo, dove è più naturale, ma anche all’accusativo (Lc 2,16; 2,34) e al dativo (Lc 2,5), giovandosi della forma declinabile esclusivamente al genitivo. Matteo utilizza la forma Μαριάμ Mariam solo al nominativo (Mt 13,55) e riportando un discorso diretto («sua madre non si chiama Maria?»). E così pure Luca, al vocativo, quando l’angelo saluta Μαριάμ Mariam con il suo «non temere, Maria» (Lc 1,30). In Marco, troviamo il nome della madre di Gesù solo una volta e al genitivo (Mc 6,3). In Giovanni, Gesù risorto per farsi riconoscere da un’altra Maria, la Maddalena, la chiama Μαριάμ Mariam e «quella, voltatasi, gli disse in ebraico: Rabbunì (che significa “maestro”)», facendo così della scena della resurrezione una delle più realistiche dal punto di vista psicologico (Gv 20,16).

Non è solo una questione grammaticale: gli evangelisti che devono scrivere in una «metalingua», quale era il greco, per portare il vangelo in un impero romano che lo parlava ovunque, bene o male, come avviene oggi per l’inglese della globalizzazione, sottolineavano così il “dato di realtà”, il fatto che si parla non dei personaggi di una favola, ma di persone in carne e ossa, chiamandole con il loro nome storico. Con il nome Μαριάμ Mariam o Μαρία Maria si indicano non poche donne nel nuovo testamento, oltre la madre di Gesù: Maria Maddalena, Maria sorella di Lazzaro e Marta, Maria di Clèofa madre di Giacomo il minore, Maria madre di Giovanni detto Marco (At 12,12) e una Maria, cristiana romana («che ha faticato molto per voi»), salutata da Paolo nella Lettera ai Romani (Rm 16,6).

Si deve trattare evidentemente di un nome assai popolare e amato se, al tempo di Gesù, una proporzione così significativa delle donne inserite nella narrazione neotestamentaria lo porta. Un nome che per fedeltà alla tradizione, come quasi tutti i nomi ebraici, è tratto dall’antico testamento. Ove però, in modo singolare, si registra un’unica Mariam o Miriam: la sorella di Mosè e di Aronne. Ciò ci riporta però molto indietro, all’epoca di una civiltà antichissima, dove gli israeliti erano solo manodopera. Praticamente niente. Un antico negazionismo che perdura tutt’oggi, dal momento che c’è chi non concede neanche il beneficio del dubbio nel negare la storicità della presenza del popolo ebraico in Egitto, nonostante le numerose evidenze culturali, archeologiche e paleografiche.

Una scienza giovane
La settimana scorsa ho provato una forte emozione nel ritornare a leggere, dopo diversi anni di letture egittologiche, i libri della Genesi e dell’Esodo, nella recente edizione quadriforme curata da Roberto Reggi, che raccoglie il testo ebraico masoretico e la versione greca dei Settanta (con le rispettive traduzioni interlineari a calco), la versione latina della Nova Vulgata ed il testo Cei 2008. Appena fatto ritorno a casa, dopo averli acquistati, mi sono precipitato a cercarla: dove sei Mariam?

Già alle prime righe del libro dei Nomi תומש mi sono trovato ricacciato in un mondo che sì, riconoscevo assai bene – dal punto di vista degli antichi egizi – ma che ora rivedevo con altri occhi. L’Esodo fa dire al faraone: «Ecco che il popolo dei figli di Israele è più numeroso e più forte di noi. Cerchiamo di essere avveduti nei suoi riguardi per impedire che cresca, altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri avversari, combatterà contro di noi e poi partirà dal paese» (Es 1,9-10). E inoltre: «Quando assistete le donne ebree durante il parto, osservate bene tra le due pietre: se è un maschio fatelo morire, se è una femmina potrà vivere» (Es 1,15-16). Ed ecco cosa ci manda a dire un faraone nella stele ritrovata nel 1896 da Flinders Petrie (Stela Cairo CGC 34025): «Israel è desolata, non c’è più il suo seme, la Palestina è divenuta vedova per l’Egitto, chi era turbolento è stato legato dal re Merenptah, sia egli dotato di vita come Ra, ogni giorno». E che dire, poi, di quell’incomprensibile «tra le due pietre» presente nel testo masoretico, ma espunto dai Settanta e da Girolamo, che forse non sapevano che le egiziane partorivano accosciate sui “mattoni della nascita”, personificazione della dea Meskhenet. Compare all’orizzonte la città-deposito di Pitom, dove vengono concentrati gli israeliti, costretti ai lavori forzati (Es 1,11).

Non è un luogo di fantasia, ma il toponimo (Pi-Tum) di un sito concesso per il mantenimento della popolazione nomade, attestato da un papiro di un alto funzionario, che un egittologo del calibro di Gardiner colloca nel Wadi Tumilat. Lo sfruttamento e le angherie dei sovrintendenti portano i pur sottomessi scribi ebrei a un vano reclamo “per via gerarchica” al faraone (Es 5,15-16), un po’ come avviene nel Papiro dello sciopero conservato a Torino. Ma il risentimento fra egizi e israeliti, popolo di eterni migranti (Es 6,4), monta oltre la storica soglia culturale di pregiudizio verso gli stranieri, detti “i Nove Archi”, indistinta pluralità di genti ostili. Degenera, secondo l’Esodo, in una crisi che la letteratura egizia descrive, con l’identico drammatico registro narrativo, nelle Lamentazioni di Ipuwer – uno dei riferimenti obbligati, in questo caso.

Sarà quindi esistita una “vera” Mariam in questa assai “verosimile” storia? Una ragazzina, come minimo sveglia e simpatica, che pilota il fratellino nelle braccia protettive della figlia del faraone e che “strappa”, con disinvoltura, un baliatico a vantaggio della stessa madre (contratto messo per iscritto, nell’antico Egitto, con tanto di penali per le balie che compromettessero la qualità del latte). Che sparisce com’è apparsa per poi ricomparire, adulta, con il suo nome, quando tutte le questioni con i loro oppressori verranno tragicamente risolte nel Mar Rosso, il Grande Blu-Verde degli egizi: «Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un tamburello: dietro a lei uscirono le donne con i tamburelli e con danze. Maria intonò per loro il ritornello: “Cantate al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: cavallo e cavaliere ha gettato nel mare!”» (Es 15,20-21).

L’egittologia è una scienza molto giovane, anche da un punto di vista linguistico e filologico. Questioni importanti, ad esempio, sulle forme verbali – argomento ostico per una lingua che come l’ebraico non annota le vocali – sembrano aver trovato una sistemazione solo negli ultimi decenni. Molti studiosi suggeriscono che il nome Mariam derivi dall’antico egiziano. Altri propendono per un’origine ebraica. L’ipotetico contesto storico e l’effettivo contesto testuale, proposto dall’Esodo, impongono però che debba essere presa in considerazione la prima ipotesi, perché è da questo crogiuolo culturale che emerge tale nome e quello di Mosè, sicuramente egizio.

La grande sposa reale
Ipotizzando l’acculturazione conseguente all’integrazione, era del tutto normale per chi abitava in Egitto imporre nomi basilofori (contenenti nomi di re) o teofori (contenenti nomi di divinità) alla propria discendenza. In questa eventualità l’individuazione dell’antroponimo da cui deriva il nome Mariam si pone in modo quasi paradigmatico: è Meryt-Amon (si veda il riquadro illustrativo qui sopra).

Il nome Meryt-Amon (trascritto anche come Meryt-Amun o Meryt-Amen, con o senza trattino) è ampiamente diffuso e documentato nel Nuovo Regno, il grande periodo storico in cui vanno letti gli eventi dell’Esodo, risponde a entrambe le caratteristiche ed è coerente con la vocalizzazione e la trasformazione in Mariam o Meriam. Meryt-Amon era niente meno che la Grande Sposa Reale di Ramses II. È quindi un nome femminile basiloforo per antonomasia, per quel tempo. Il significato è «amata da Amon». Dal momento che Amon è il potentissimo dio di Tebe si tratta, parimenti, di un importante nome teoforo.

Ma come si concilia Meryt-Amon con Mariam? In realtà, la scrittura geroglifica restituisce solo lo scheletro consonantico del nome: mryt-jmn. Ma sulla base del copto, l’ultima fase della lingua egiziana antica che annotava le vocali (avendo adottato e integrato l’alfabeto greco), e di conoscenze ormai assodate sui principali fenomeni legati al fonetismo in egiziano, Meryt-Amon poteva venire pronunziato approssimativamente Meriàmun. L’accertata diffusa propensione ad adottare forme ipocoristiche (diminutivi e vezzeggiativi), specie in ambito familiare, poteva infine dar luogo alla lettura Meriàm, equivalente a Mariam, nel contesto semitico, dove la vocalizzazione è mutevole. L’egittologo potrebbe infine ricordarci delle “cantanti di Amon” (che accompagnavano i riti con canti, danze e con il sistro) o delle “profetesse di Amon”: le suggestioni non mancano (Es 15,20). A noi preme solo concludere che il nome di Maria ha una grande storia. Una storia vera.

Foto Ansa

Tags: EgittogrecolatinoMadonnamariamariam
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

La pop star Madonna

Il caso Madonna e l’emergenza fentanyl negli Stati Uniti

13 Luglio 2023
Elly Schlein

Consigli per le letture alla nostra “Elly nel Pd delle meraviglie”

17 Maggio 2023

Chi sono i due uomini che stanno trascinando il Sudan all’inferno

18 Aprile 2023
Protesta del comitato di redazione del Sole 24 Ore contro un redazionale pro Cina

Propaganda sui giornali e altri segnali della penetrazione cinese in Italia

31 Marzo 2023
La cantante Madonna, 64 anni, ai Grammy Awards, Los Angeles, Stati Uniti, 8 febbraio 2015 (Ansa)

Il vecchio non è vecchio, è vintage

28 Febbraio 2023
Danza del ventre

Fifi Abdou e quel suo ventre conturbante che inghiottì perfino la sharia

2 Febbraio 2023
Per commentare questo contenuto occorre effettuare l'accesso con le proprie credenziali.

Video

I negozi in Artsakh sono vuoti a causa del blocco del Corridoio di Lachin da parte dell'Azerbaigian
Video

Sette mesi di «catastrofe umanitaria» in Artsakh

Redazione
26 Luglio 2023

Altri video

Lettere al direttore

Eugenio Finardi, 8 febbraio 2014 (Ansa)
Blog

I giovani dinosauri della musica e l’ospizio Ue

Emanuele Boffi
27 Settembre 2023

Read more

Scrivi a Tempi

Foto

Sas dla Crusc
Foto

Ritorno al Sas dla Crusc. Davanti al trono

31 Agosto 2023
Matrimonio sposa
Foto

Bambina, sposa

31 Luglio 2023
Luigi Negri sul palco del Meeting di Rimini
Foto

Fede e cultura una sfida per la ragione

22 Giugno 2023
Una casa semi-sommersa dall’acqua in seguito all’alluvione in Emilia-Romagna
Foto

La notte che ha incominciato a piovere

10 Giugno 2023
Foto

Manovriamo tra due bande di curati

9 Giugno 2023

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Via Traù, 2 – 20159 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Via Traù, 2 – 20159 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2022: euro 211.883,40. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Sfoglia Tempi
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Settembre 2023
    • Agosto 2023
    • Luglio 2023
    • Giugno 2023
    • Maggio 2023
    • Aprile 2023
    • Marzo 2023
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
    • Elly Schlein
    • Giorgia Meloni
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Green Deal
    • Transizione ecologica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Mutui
  • Società
    • Obiettivi di sviluppo sostenibile
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Blog
    • Lettere al direttore
    • La preghiera del mattino
    • Casca il mondo
    • Il Deserto dei Tartari
    • Cinema Fortunato
    • Good Bye, Lenin!
    • Memoria popolare
    • Tentar (un giudizio) non nuoce
    • Libri in povere parole
  • Tempi Media
    • News
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist