Natale riaccade anche nella bidonville di Haiti dimenticata dagli uomini

Di Marcella Catozza
25 Dicembre 2022
Che Grazia viverlo con i poveri del mondo che non penseranno a cene, vestiti, regali, ma solo a quella Speranza che permette di fare festa anche in una violenta città del quarto mondo
Haiti Natale

Sta arrivando! Un’altra volta ancora accade e ci coglie di sorpresa anche se la Chiesa ci insegna ad attendere con il tempo dell’Avvento segnato da una liturgia ricca e profonda che conduce pian piano al riconoscimento del Mistero.

Anche per noi, quaggiù in Haiti, il Natale riaccade e abbraccerà tutto il dolore, la solitudine, la violenza, il dramma che in questi mesi in tutto il paese e alla Kay pè Giuss abbiamo vissuto: un popolo schiacciato, triturato da una violenza che accade sotto gli occhi di un mondo silente perché impegnato a guardare altrove, a guardare ciò che tocca i propri interessi economici e politici. Perché oggi il mondo, e con esso la vita dell’uomo, gira sull’economia: per questo Haiti non tira! I paesi del terzo o quarto mondo non hanno voce, non siedono al tavolo dei potenti, semplicemente spariscono in silenzio. Un vescovo haitiano lo scorso mese ha rilasciato un’intervista al S.I.R. (Servizio Informazione Religiosa) e ha detto che se nessuno interverrà il popolo haitiano scomparirà dalla faccia della terra. Parole che non hanno avuto eco!

I mesi difficili alla Kay pè Giuss

Mesi difficili quelli vissuti alla kay dopo che a fine luglio, i gruppi armati hanno preso in ostaggio la città di Port au Prince mettendola in ginocchio: strade bloccate da camion, container, muri di pneumatici infiammati, pietre, alberi. Occupazione del porto e dei depositi di carburante. Pompe di benzina rimaste a secco e un paese che vive di generatori si ferma schiacciato all’angolo. Gli ospedali chiudono, la vita sociale si paralizza, le scuole che avrebbero dovuto aprire il 3 settembre chiuse. Il male sembra vincere.

Anche la nostra casa ha vissuto giorni di dolore, fatica, sgomento: a fine agosto la cappella della kay è stata data alla fiamme e con essa tutti gli zaini preparati con i bambini per l’arrivo del nuovo anno scolastico, a settembre ci vengono portati via i due mezzi di trasporto, finiscono acqua e cibo e non è possibile uscire per approvvigionarsi. I bambini soffrono la fame: si toglie prima la colazione, poi la cena, si sposta l’orario del pranzo per riuscire a coprire con un pasto solo l’intera giornata, si beve l’acqua della pioggia. E cosi si apre la porta di casa al colera e
cinque bimbi disabili se ne andranno in una notte. La kay è in ginocchio.

A fine novembre i ribelli si ritirano ma mettono la loro base nella nostra bidonville, accanto ai cancelli di casa nostra. Sanno che avrei dovuto tornare in settembre ma che la situazione di blocco del paese me l’aveva impedito. Mi contattano e mi dicono che se voglio rientrare a Waf devo portare 10.000 U$ cash o mi taglieranno la testa. Mi verifico con il Nunzio Apostolico in Haiti che mi chiede di rimandare il rientro. Nel frattempo i banditi mettono dei cancelli lungo le strade della bidonville impedendoci di raggiungere la chiesa e la nostra scuola materna che è ancora chiusa. In queste ore stiamo trattando. La valigia è pronta, aspetto il si della Chiesa per tornare a casa dove la mia gente mi aspetta.

Che Grazia che Natale riaccada

Non ce la farò ad esserci per la notte di Natale ma li incontrerò in silenzio ed in ginocchio davanti a quella mangiatoia, davanti alla nostra speranza perché il Natale che riaccade ci conferma la speranza di cui viviamo da sempre in Haiti: non c’è situazione al mondo in cui Cristo non sia passato e con la Sua morte e risurrezione ha vinto ogni dolore, ogni fatica, ogni solitudine, ogni angolo oscuro del reale.

Che Grazia che Natale riaccada! E che Grazia viverlo con i poveri del mondo che non penseranno a cene, vestiti, regali, ma solo a quella Speranza che permette di fare festa anche in una violenta bidonville del quarto mondo dimenticata dagli uomini ma non sicuramente da Dio.

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