I morti di Lampedusa, Gino Strada e l’unica soluzione possibile: i barconi non devono partire
Non è un caso che il per altri versi benemerito Strada sia la stessa persona che rilasciò dichiarazioni su dichiarazioni in difesa di Omar Hasan al Bashir, presidente del Sudan dal 1989, quando cinque anni fa la Corte penale internazionale ne ordinò l’arresto per crimini di guerra nel Darfur. Non era quella l’unica impresa per cui il generale islamista meritava il premio di essere il primo capo di Stato di cui veniva richiesto l’arresto: sotto il suo governo le forze armate hanno condotto politiche di sterminio nella regione dei Monti Nuba e nel Sudan meridionale, il paese ha ospitato terroristi internazionali come Osama Bin Laden, Abu Nidal e Carlos, oppositori politici e preti cattolici sono stati arrestati e torturati. Ma per il dottor Gino Bashir andava risparmiato per un fondamentale motivo: se proprio si vogliono arrestare dei presidenti, bisognava cominciare da G.W. Bush, Putin e i governanti israeliani, altrimenti prendersela con un africano era sintomo di razzismo. Il fatto che il Sudan di Bashir fosse molto ospitale verso le iniziative di Emergency naturalmente non c’entrava nulla con la difesa d’ufficio.
Questa visione rousseauniana del male sottintesa alle critiche di personalità, organizzazioni e partiti politici nei confronti dell’Italia e della Ue va messa in evidenza perché, portata alle sue logiche conclusioni, imporrebbe la trasformazione dei nostri governi in agenzie di viaggio e dei nostri paesi in sterminati campi profughi: dall’altra parte del mare ci sono solo paesi sprofondati nella guerra civile, oppressi da dittature, condannati alla miseria. Qualunque siriano, eritreo o maliano potrebbe far valere il suo buon diritto a cercare la salvezza a nord del Mediterraneo. Certo, la distinzione fra migranti illegali economici e profughi politici o di guerra fa sì che molti di coloro che si avventurano attraverso le gelide acque vengano respinti per mancanza di requisiti (è il destino che sarebbe toccato alla maggioranza degli sventurati che sono annegati ieri l’altro: provenivano da Costa d’Avorio, Niger, Senegal, Mali, paesi solo marginalmente lambiti dalle varie guerre), ma questo in fondo non è giusto; l’ingiustizia che si esprime nelle guerre civili e nei governi dittatoriali è la stessa per la quale un giovane africano si trova privo di qualunque prospettiva di sviluppo economico e umano, in paesi con alti tassi di mortalità e qualità della vita abissalmente bassa.
Se questo è il modo giusto di guardare il mondo, dovremmo semplicemente ordinare alle nostre ambasciate di concedere visti d’ingresso nella Ue a chiunque li richieda, con l’unico limite che non si tratti di terroristi o criminali incalliti. Però questo non è il modo giusto, e tutti capiscono che aprire le porte indiscriminatamente non è la soluzione: non siamo in grado di accogliere tutta la povertà del mondo in Italia e nel resto della Ue. Semplicemente sprofonderebbe una civiltà senza che un’altra prenda il suo posto. Per non vergognarci, dovremmo suicidarci: è quello che chiedono Amnesty e Strada. L’errore sta nell’idea che la politica sia la responsabile e dunque anche la soluzione di tutti i problemi: l’economia politica è responsabile dell’ingiustizia (Marx), la politica migratoria indurrà la giustizia. E invece no, la politica non risolve i problemi: la politica deve farsi carico dei problemi e ognuno di noi deve avere una coscienza politica e fare politica, ma nella lucida consapevolezza che la politica non risolve da sola i problemi della convivenza umana. Perché la radice del male non è politica, ma umana. Il cambiamento del cuore è sempre più decisivo del cambiamento delle strutture. E persino da uno scafista maghrebino io mi aspetto che si metta una mano sulla coscienza.
Allora la politica che si fa carico dei problemi senza la presunzione di risolverli dovrebbe puntare prima di tutto sul contrasto alla tratta: i barconi della morte non devono partire. Se alcuni stati della sponda sud non sono in grado di garantire questo, si interviene noi europei sul posto, anche con la forza. I centri di identificazione, la protezione umanitaria in attesa di accogliere o respingere le domande d’asilo, andrebbero realizzati e gestiti sul territorio stesso degli stati della sponda sud. Gli sforzi diplomatici per una tregua duratura in Siria, grande esportatrice di profughi, vanno moltiplicati. Regimi come quello eritreo vanno messi alle strette con tutti i mezzi possibili. La politica estera in Africa e nel Vicino Oriente abbia come priorità la stabilità, e non la lotta su chi fra i paesi europei debba raccogliere gli avanzi del disimpegno americano nella regione. Da europeo io mi vergogno soprattutto di questo.
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20 commenti
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nel giorno del giudizio, dove lo metterà il cardinale di lampedusa, quello che ” eravamo profughi e annegati e ti hanno fatto cardinale”?
stanno emergendo notizie e testimonianze secondo le quali la STRAGE sarebbe stata PROVOCATA per costringere a riprendere l’operazione mare nostrum. a questo punto anche la PRIMA STRAGE, quella che ha dato ORIGINE a mare nostrum rimane SOSPETTA e le accuse piccate di alfano alla lega andrebbero rivoltate contro di lui, le cooperative e tutta la marina che hanno lucrato per un anno sulla pelle dei disperati.
Adesso non esageriamo. Sono gli scafisti a lucrare. Alfano e gli altri saranno casomai colpevoli di esserci cascati.
Conoscendo ormai la “parac..aggine” degli islamisti e dei loro non pochi sostenitori europei, non mi meraviglierei ,Antonio !
Ci è arrivato persino gino strada…
una missione dell’UE sulle coste libiche per impedire le partenze è doverosa
Una missione sulle coste libiche, di chiunque sia, adesso comporta inevitabilmente una ed una sola: lo scontro armato diretto con le forze dell’isis.
Se si è in grado di poter sostenere questo scontro, si può operare sulle coste libiche, ma se in tutta coscienza non ci si ritiene in grado di sostenere uno scontro, e non si vuole rischiare di perdere uomini e mezzi, allora è meglio trincerarsi sui nostri confini e limitarsi ad abbattere i razzi per aria.
Ricordo, se qualcuno se ne fosse dimenticato, che l’ex-esercito libico aveva arerei da combattimento, e se l’isis prende il controllo, quei jet finiranno nelle loro mani.
I piloti li trovano, pagando fior di quattrini, tanto ce li hanno in abbondanza.
In alternativa, si manda Grillo a trattare con loro.
Fa tanto lo sbruffone qua, vediamo come se la cava con loro.
Eventualmente bisogna istruire i soldati che, in caso di mala parata, l’ultima cartuccia è per sé.
Piuttosto di essere catturati vivi, fare i kamikaze o terminatevi da voi stessi prima di essere catturati.
Mi pare ovvia questa cosa, considerato chi sono i nemici.
“Se alcuni stati della sponda sud non sono in grado di garantire questo, si interviene noi europei sul posto, anche con la forza.”
Una frase così squalifica tutto l’articolo. Ma all’articolista non gli è passato per l’anticamera del cervello, su cosa potrebbe succederebbe andare, per esempio, in Libia con la forza?
Ma l’articolo è stato fatto per descrivere un problema ed eventualmente dare dei suggerimenti o invece per denigrare una persona “per altri versi benemerito”?
L’articolo di Casadei – che trovo eccellente come gli altri suoi contributi, con tutte le riserve o i dubbi che si possono avere su un punto o un altro – tocca due punti fondamentali, di cui nessun immigrazionista “a prescindere”, Gino Strada in testa, vuole rendersi conto:
– “non siamo in grado di accogliere tutta la povertà del mondo in Italia e nel resto della Ue”;
– “i barconi della morte non devono partire.”
Questi sono dati di realtà, su cui basarsi per trovare soluzioni politiche. Rifiutare questi due punti decisivi porta a non soluzioni che sono anch’esse politiche, per mancanza di volontà o per la decisione di fare dell’Europa una terra in via di dissoluzione migratora delle identità. E in cui tutti i conflitti – sociali, politici, di civiltà: perché sono gli immigrazionisti filo-islamici a dircelo, ripetendo anche in questo blog che l’Islam agisce da contravveleno al nichilismo occidentale! – al di fuori di essa siano importati per dislocarli nelle periferie delle nostre città e nell’emarginazione: in attesa che esplodano nelle nostre strade.
luigi lupo, dare del benemerito a gino strada è un po’ troppo. è solo un disadattato che non sa rapportarsi se non con gente disperata, davanti alla quale si sente come un dio.
Quella di gino strada è la classica mentalità occidentale dominante , nella versione marxista stavolta (quella liberale non è molto dissimile) in base alla quale, qualsiasi evento negativo nel Terzo Mondo (anche una pisciata di una gallina ) è colpa del colonialismo, dello sfruttamento ecc, da parte di noi occidentali nei confronti dei popoli africani ed asiatici.Patetiche e inutili autoflagellazioni !
Assolutamente d’accordo con Rodolfo Casadei.Il problema è che la maggior parte delle forze politiche (pd,ncd,fi,sel. ecc.) pensa purtroppo il contrario.
Certo che bisogna essere dei geni per riuscire a tirare in ballo la TAV anche quando si parla di immigrazione clandestina.
Sottoscrivo in pieno l’analisi di Casadei.
Io mi vergogno della deficienza della politica estera della UE. E dovrebbero vergognarsi gli scafisti e i satrapi africani che non fanno nulla per lo sviluppo dei propri paesi, intenti a rubare e basta.
Figurarsi! La Libia sa benissimo quello che succede, infatti ha tutto l’interesse che quei barconi carichi di disperati partano sempre e il prima possibile. Hai idea di cosa vuol dire non avere tra le scatole gente disperata che può aggiungere ulteriore violenza a uno stato che di problemi ne ha già abbastanza?
La Libia non collaborerà mai.
Si accomodi in un altro paese a lui più congeniale,tipo,appunto,il sudan.
Il vero deterrente erano i respingimenti.
Il vero deterrente e’ il respingimento di Gino strada …
Anche questo è vero. 🙂