Modena, operai vanno in ferie e intanto l’azienda trasloca in Polonia

Di Chiara Rizzo
19 Agosto 2013
A Formigine la Firem senza alcun preavviso ai suoi 40 operai ha portato i macchinari all'estero. Il titolare: «Scelta sofferta, ma le banche e gli enti locali non mi hanno aiutato»

Sono andati in ferie tranquilli, certi di rivedersi il 26 agosto quando l’azienda avrebbe riaperto i suoi cancelli: invece in questi giorni hanno scoperto che nel frattempo l’azienda si è trasferita in Polonia. L’incredibile vicenda è capitata a Formigine, in provincia di Modena, ai 40 dipendenti della Firem, un’impresa che produce resistenze elettriche e che attualmente risulta chiusa per ferie.
In realtà, proprio intorno a ferragosto, i lavoratori hanno scoperto che con i camion tutta la fabbrica è stata “smontata” e ha traslocato all’estero. Già il 16 del mese un gruppo di 15 lavoratori ha convocato un presidio permanente e ha bloccato uno degli ultimi camion diretti in Polonia.

IL MANCATO AVVISO. A darne notizia pubblica è stato la Fiom-Cgil di Modena, che sta seguendo la vicenda. Secondo il sindacato, l’azienda potrebbe aver commesso anche una violazione della legge 428/1990, che prevede che, in caso di trasferimento degli stabilimenti, venga data comunicazione ai dipendenti con almeno 25 giorni di anticipo, e che ai lavoratori sia data la possibilità di trasferirsi nella nuova sede, o di essere “riassorbiti” dal nuovo acquirente o affittuario dell’azienda. Nulla di tutto ciò, a quanto pare, è invece accaduto nel modenese, dato che i 40 dipendenti Firem si sono trovati disoccupati senza alcun preavviso.
Il comune e la provincia si sono immediatamente messi in moto, nei giorni scorsi, per convocare un tavolo di mediazione con la proprietà, convocato domani 20 agosto. «Pur in un periodo di forti difficoltà economiche – ha fatto sapere il Comune di Formigine attraverso una nota – comportamenti come quelli tenuti dai titolari dell’azienda Firem sono censurabili sia nei modi che nei tempi. Siamo vicini ai lavoratori e alle loro famiglie, disponibili insieme alle altre istituzioni e organizzazioni sindacali ad avviare un confronto costruttivo».

SALTA IL TAVOLO. A questa disponibilità ha fatto seguito il no dell’azienda, che proprio oggi, con un fax inviato alla redazione del quotidiano locale La gazzetta di Modena, ha fatto sapere che non parteciperà al tavolo perché «mancano le condizioni per un sereno e costruttivo incontro per la soluzione delle problematiche del nostro personale. Non abbiamo mai nascosto ai sindacati e alle rsu le nostre difficoltà rispetto alla concorrenza di altre aziende italiane che producono in Polonia e Romania, con costi che sono della metà». La Firem ha quindi proposto ai lavoratori di seguirli in Polonia, per far cessare le «aggressioni mediatiche ai titolari e ai dipendenti che si trasferiranno». Quest’ultimo passaggio spiega come, almeno dal punto di vista dell’impresa, la situazione sarebbe ancor più intricata.

«SE TRASLOCO MICA DEVO DIRLO». Fabrizio Pedroni, il titolare della Firem, aveva nei giorni scorsi spiegato in un’intervista che la sua era stata «una scelta sofferta», anche perché l’azienda appartiene alla sua famiglia da ben tre generazioni e lui stesso vi lavora da 30 anni. «Sono stato obbligato a prendere questa decisione – ha detto in un’intervista– per salvaguardare l’azienda: qui in Italia non ci è più possibile lavorare. Ho ricevuto messaggi di altri imprenditori che mi hanno detto che ho fatto bene, e che ci vuol del coraggio. Nessuno mi ha detto che ho fatto male: qui in Italia o sei un’azienda come la Ferrari o chiudi. Il trasferimento lo abbiamo effettuato tutto di giorno, alla luce del sole».
Secondo Pedroni alcune banche ultimamente avrebbero rifiutato dei prestiti o dei mutui alla Firem. Raggiunto telefonicamente all’estero dal Resto del Carlino, Pedroni ha però tagliato corto sul mancato preavviso ai suoi dipendenti: «Io non sono tenuto a dare conto su dove voglio spostare i miei macchinari. Quando voglio fare un trasloco a casa mia non è che devo chiedere ad altri. A me dispiace per le persone e le famiglie, è chiaro. Ma ho visto tanta solidiarietà dalle istituzioni nei loro confronti, è intervenuto anche il sindaco di Formigine. Quando ho avuto bisogno io di lui per migliorare la mia attività, per un’autorizzazione edilizia mi è stato risposto di no in maniera brusca e mi hanno detto in pratica di arrangiarmi».
Pedroni se l’è presa con gli operai ritratti in alcune foto pubblicate sui media, durante il loro sit in davanti alla fabbrica: «Davanti ai cancelli, nelle foto, ho visto dipendenti che per motivi vari non vengono a lavorare da anni o che neanche fanno parte dell’azienda». Poi stizzito ha concluso: «C’è una domanda che nessuno pone: chiuderà la Firem? Non ci sono solo gli operai in un’azienda, ma anche gli impiegati o i tecnici».

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4 commenti

  1. Giorgio

    Pedroni, hai fatto benissimo. Adesso tocca alla FIAT avere il coraggio di fare lo stesso, o almeno minacciare azioni in tal senso. E’ l’unico modo per abbattere i parassiti e far capire alla gente che il lavoro non è un diritto e le aziende non sono enti di beneficenza.
    Il lavoro va rispettato e bisogna guadagnarselo.
    Troppo facile pretendere lo stipendio a fine mese.
    Non fatti mettere i piedi in testa. Non devi scusarti di nulla.
    Un fraterno abbraccio da un collega imprenditore che lavora felicemente all’estero dal 1998.

    1. maurizio

      poveri italiani comuni (non politici e assistenti vari) poveri giovani di questi problemi nessuno parla i giornalisti vari sono impegnati con gli sbarchi e la solidarieta per i non italiani. preso i barconi li prenderemo noi

  2. francesco taddei

    Marzio ha ragione.

  3. Marzio

    Caro Pedroni , puoi avere tutte le attenuanti che vuoi, hai fatto una cosa grave, un governo serio sarebbe già intervenuto.La responsabilità sociale vale per i dipendenti ma anche per i titolari di aziende.La squallida logica del “faccio come cavolo mi pare” è una di quelle cose che ci hanno portato verso il declino.Non esiste solo la propria persona, esistono anche gli altri.

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