Missili? All’esercito ucraino servono prima le radiotrasmittenti

Di Redazione
01 Luglio 2022
La ritirata dei russi dall'Isola dei serpenti ridà morale a Kiev, che sconta però seri problemi di disorganizzazione. Nel Donbass l'assenza di comunicazione tra i reparti ha reso inefficace l'artiglieria e aumentato i casi di fuoco amico
Un soldato in guerra nell'est dell'Ucraina
Un soldato in guerra nell'est dell'Ucraina

Un soldato in guerra nell'est dell'Ucraina

Dopo quattro mesi l’esercito ucraino è riuscito a cacciare gli ultimi soldati russi dall’Isola dei serpenti, avamposto strategico venti miglia al largo della costa di Odessa. Nonostante il Cremlino abbia mascherato la ritirata strategica da «segno di buona volontà per permettere di esportare più facilmente il grano», è quasi certo che i russi abbiano deciso di abbandonare la postazione dopo che Kiev è riuscita a distruggere con le nuove armi occidentali tre sistemi missilistici anti-aerei che proteggevano il contingente russo sull’isola.

Una piccola buona notizia per l’Ucraina

Se la fuga degli ultimi soldati russi permette all’Ucraina di cantare vittoria, l’esercito di Volodymyr Zelensky non tenterà per il momento di riportare una guarnigione sull’Isola dei serpenti, che resta vulnerabile agli attacchi dell’Armata rossa.

L’offensiva ha il merito di ridare un po’ di respiro alla resistenza ucraina, che nelle ultime settimane ha accusato il colpo dopo la caduta di Severodonetsk e l’assedio a Lysychansk che si fa sempre più violento. Ieri, nell’ultima città dell’oblast in mano all’Ucraina, anche l’area strategica della più grande raffineria di petrolio del paese è caduta in mano russa.

A Kiev mancano le radiotrasmittenti

Tra le ragioni che hanno favorito l’avanzata russa nella regione di Luhansk non c’è soltanto la superiore potenza di fuoco di Mosca, ma anche la disorganizzazione dell’esercito ucraino. Come riporta il New York Times, che ha intervistato decine di soldati e sergenti rientrati dalla prima linea, la mancanza di radiotrasmittenti impedisce ai diversi plotoni di coordinare gli attacchi in modo efficace.

L’assenza di comunicazione non impedisce soltanto a chi si trova nelle zone calde del fronte di richiedere l’intervento dell’artiglieria con prontezza ed efficacia, ma lascia anche le truppe ucraine alla mercé del fuoco amico.

«State sparando sui vostri»

Un soldato straniero, con un passato nella Marina britannica, ha raccontato di essersi trovato con la sua unità nella regione orientale di Kharkiv. Nell’arco di due chilometri, nella boscaglia, erano posizionate un’altra decina di unità. Non conoscendo con esattezza le rispettive posizioni, hanno finito per spararsi a vicenda e due soldati ucraini sono morti.

La stessa cosa è accaduta al sergente di un plotone schierato a difesa di Severodonetsk. I suoi uomini erano schierati sulla riva di un piccolo fiume. Sulla sponda opposta c’era un altro plotone. Non potendo comunicare tra di loro, ogni volta che i russi attaccavano, gli ucraini rispondevano sparando nella stessa direzione degli uomini del sergente, rischiando ogni volta di colpirli.

«Nessuno di noi sapeva come comunicare con loro», racconta il sergente. «Per oltre 20 giorni, ogni giorno, non siamo riusciti a informarli che stavano sparando sui loro stessi soldati». Secondo quanto dichiarato da un consigliere occidentale in Ucraina, l’esercito di Zelensky ha fatto richiesta ai paesi europei e agli Stati Uniti di radiotrasmittenti di ultima generazione ma solo un quarto dei pezzi necessari è stato inviato.

Foto Ansa

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