La Russia avanza nel Donbass, l’esercito ucraino è allo sbando

Di Leone Grotti
28 Maggio 2022
Una rara intervista del Washington Post al comandante di una compagnia di volontari ucraini in prima linea nel Donbass svela la realtà drammatica della guerra. «Non abbiamo armi né cibo. Ci mandano incontro a morte certa»
Una compagnia di volontari dell'esercito ucraino in trincea nel Donbass, vicino a Severodonetsk

«Stiamo facendo tutto il possibile, ma la Russia è in vantaggio». Nell’ultima settimana l’avanzata russa nel Donbass ha avuto un’accelerata come mai accaduto negli ultimi tre mesi e anche il generale ucraino Oleksiy Gromov è costretto ad ammetterlo. La regione di Luhansk è al 95 per cento in mano a Mosca, l’accerchiamento di Severodonetsk è quasi completato e anche la presa di Slovyansk e Kramatorsk appare ora più probabile. Soprattutto perché le divisioni dell’esercito ucraino che combattono al fronte, molte delle quali composte da semplici volontari, sono demoralizzate, male equipaggiate, poco addestrate e soverchiate dalla superiore potenza russa.

L’esercito ucraino è allo sbando nel Donbass

Lo hanno dichiarato al Washington Post in una rara intervista, che potrebbe costare loro un processo davanti alla corte marziale, il comandante Serhi Lapko e il suo luogotenente Vitaliy Khrus, a capo di una compagnia del quinto battaglione di fucilieri composta da 120 uomini e dislocata a Toshkivka, villaggio chiave per impedire il totale accerchiamento di Severodonetsk, nella regione di Luhansk.

I due ufficiali descrivono in modo realistico e drammatico le carenze dell’esercito ucraino e le enormi perdite che ha già subìto, anche se simili informazioni non vengono rilasciate ai media né dall’esercito né dal ministero della Difesa ucraino. Il battaglione di Lapko contava 120 uomini tre mesi fa, oggi ne sono rimasti appena 54. Molti sono morti, altri feriti, altri ancora sono fuggiti.

«Ci mandano incontro a morte certa»

«Il nostro comando non si prende alcuna responsabilità, non ci sostiene. Si prende solo il merito dei nostri successi», dichiara Lapko al Washington Post, descrivendo come i suoi uomini vivano stesi nelle trincee giorno e notte, con solo una patata al giorno da mangiare da due settimane, poca acqua e ancora meno armi, «mentre i russi ci attaccano con artiglieria, mortai, razzi, qualunque cosa».

I due ufficiali, entrati volontariamente nell’esercito, si sentono abbandonati e per questo si sono ritirati dal fronte con i loro uomini per sfuggire a un massacro che giudicano certo. E non sono gli unici. Il 24 maggio un plotone del terzo battaglione della 115esima brigata, vicino alla città di Severodonetsk, ha diffuso un messaggio su Telegram spiegando di non essere più disposto a combattere in mancanza di armi e adeguate istruzioni militari da parte dei superiori. «Ci mandano incontro a una morte certa. E non siamo solo noi in questa situazione, siamo in tanti».

«Ci hanno abbandonato. Non siamo disertori»

I vertici dell’esercito hanno definito gli uomini che hanno girato il video «disertori» e lo stesso hanno fatto con Lapko e Khrus: i due ufficiali e molti dei loro uomini sono già stati arrestati con la stessa accusa. «Ma non siamo noi i disertori», spiegano, «sono loro che ci hanno voltato le spalle».

Entrambi raccontano che il loro addestramento militare è durato appena mezz’ora. Il tempo di sparare trenta colpi con un AK-47 e subito sono stati inviati sul fronte nel Donbass. Alcuni volontari si sono rifiutati di essere scaraventati così in prima linea e sono stati arrestati.

Nelle trincee la compagnia di Lapko aveva appena qualche kalashnikov, una manciate di granate e quattro lanciarazzi che nessuno sapeva come utilizzare. «Non abbiamo difese di fronte all’esercito russo», continua, lamentando anche di non essere stato provvisto nemmeno di una radio per chiedere aiuto ai superiori.

«Nessuno dice la verità»

Nonostante questo hanno eliminato un centinaio di soldati russi, organizzando imboscate contro le loro unità mobili: «Khrus è un eroe», spiega. «La nostra fortuna è che dopo le imboscate i russi non ci hanno mai seguito. Se lo avessero fatto ci avrebbero sconfitto facilmente e ora non saremmo qui a raccontarlo». Le perdite tra i suoi uomini però sono già tante e dovute per la maggior parte a ferite da guerra non curate prontamente: «Sulla televisione ucraina non si parla delle nostre perdite. Nessuno dice la verità».

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è quando la scorsa settimana, arrivato al quartier militare di Lysychansk, Lapko ha scoperto che il comandante del suo battaglione era stato spostato in un’altra città, portandosi via tutti i rifornimenti e senza dirgli niente. «Ci hanno abbandonati senza spiegazione. Ci hanno inviati qui per tappare un buco, a nessuno importa se viviamo o moriamo».

Per questo Lapko e Khrus, con molti membri della sua compagnia, sono andati via dal fronte per prendersi qualche giorno di riposo, convinti però a ritornare a combattere: «Proteggeremo ogni centimetro del nostro paese, ho giurato di difendere il popolo ucraino e lo farò. Ma abbiamo bisogno di comandanti adeguati, non di ordini irrealistici». Entrambi però sono stati arrestati con l’accusa di essere dei disertori. Al fronte, nel Donbass, regna il caos.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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