Fino all’ultimo sembrava un bluff o comunque una minaccia che le “colombe” del partito sarebbero riuscite a far rientrare e invece alla fine Silvio Berlusconi l’ha fatto: ha chiesto ai ministri del Pdl di presentare le proprie dimissioni aprendo ufficialmente la crisi del governo delle larghe intese guidato da Enrico Letta e faticosamente e fortemente voluto dal capo dello Stato. Il premier dovrebbe incontrare oggi in serata il capo dello Stato. Al momento sembra molto difficile che Giorgio Napolitano possa sciogliere le Camere e verosimilmente questi saranno i giorni delle consultazioni e delle manovre per verificare l’esistenza in Parlamento di una nuova maggioranza disposta a sostenere un nuovo governo dello stesso Letta. Lo stesso Napolitano ha confermato che scioglierà le camere solo se non ci saranno alternative: «Siamo in una fase un po’ criptica…io cercherò di vedere se ci sono le possibilità per il prosieguo della legislatura. Procederò con una attenta verifica dei precedenti di altre crisi, a partire dalla crisi del secondo governo Prodi». Il Pd chiama la politica alla “responsabilità”, mentre da Beppe Grillo arriva una presa di distanza netta: il M5S vuole elezioni subito e le dimissioni di Giorgio Napolitano.
LA ROTTURA. Berlusconi ha ufficializzato la rottura poco dopo aver fatto sapere di non voler presenziare alla Giunta delle elezioni del Senato, il 4 ottobre, ritenendo «non parziali» i membri della Giunta e chiedendo di aspettare il pronunciamento della Corte europea sul suo ricorso contro la legge Severino. «Ho invitato la delegazione del Popolo della Libertà a valutare l’opportunità di presentare immediatamente le dimissioni per non rendersi complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani», ha scritto il leader del Pdl, spostando dunque la palla dalla sua vicenda personale sulla giustizia con la possibile decadenza da senatore alla questione dell’aumento dell’Iva che considera «una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo». Durissima la risposta di Enrico Letta che senza mezzi termini accusa il cavaliere: «Berlusconi per cercare di giustificare il gesto folle e irresponsabile di oggi tutto finalizzato esclusivamente a coprire le sue vicende personali, tenta di rovesciare la frittata utilizzando l’alibi dell’Iva».
SPACCATURA NEL PDL? La decisione di Berlusconi, che molti sostengono ispirata dal fronte dei “falchi” capeggiato da Denis Verdini e Daniela Santanché ha fatto irritare le colombe e significativa è la nota diffusa ieri da Fabrizio Cicchitto: «Ritengo – ha detto ieri – che una decisione di cosi rilevante spessore politico, avrebbe richiesto una discussione approfondita e quindi avrebbe dovuto essere presa dall’ufficio di presidenza del Pdl e dai gruppi parlamentari il cui ruolo in questa cosi difficile situazione politica andrebbe esaltato sia sul piano delle scelte politiche da prendere sia su quello dell’iniziativa politica». Oggi hanno fatto sentire la propria voce anche Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin. «Se Forza Italia è questa – ha detto il ministro per le Riforme istituzionali –, io non aderirò. Se ci sarà solo una riedizione di Lotta Continua del centrodestra ne prenderò atto e mi dedicherò, magari, a creare il Napoli Club del Salario». Sulla stessa lunghezza d’onda la titolare del dicastero della Salute: «Questa nuova Forza Italia sta dimostrando d’essere molto diversa da quella del ’94. Manca di quei valori e di quel sogno che ci ha portati sin qui». Nel pomeriggio la presa di posizione di Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture: «Così non va. Fi non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti. Vogliamo stare con Berlusconi ma non con i suoi cattivi consiglieri. Si può lavorare per bene del Paese essendo alternativi alla sinistra rifiutando gli estremisti. Alfano si metta in gioco per questa buona e giusta battaglia».
NUOVA MAGGIORANZA CERCASI. Il viceministro del Partito Democratico Stefano Fassina ha fatto sapere che si farà di tutto per trovare in Parlamento una nuova maggioranza che consenta di evitare lo scioglimento delle Camere: «Dobbiamo approvare la legge stabilità e la legge elettorale – ha detto – perché se non lo facciamo vuol dire fare del male molto seriamente all’Italia». Non vuole saperne, invece, il Movimento 5 Stelle. Ieri Beppe Grillo ha scritto sul suo blog che occorre «andare al voto per salvare l’Italia» e non ha risparmiato parole durissime al capo dello Stato: «Berlusconi ha ritirato i ministri dal governo. L’impalcatura costruita da Napolitano a colpi di rielezione, di saggi comprati al mercato della politica, di gestione presidenziale del Parlamento, è crollata. Non era necessario un indovino per prevederlo. L’Italia non può più reggersi sulle spalle di un ultra ottuagenario che sta, volontariamente o meno non importa, esercitando poteri da monarca che nessuno gli ha attribuito. Napolitano deve rassegnare le dimissioni».