Mingardi: «Albertini rappresenta il liberale efficiente e attento alla legalità»

Di Chiara Rizzo
31 Ottobre 2012
Per il direttore dell'Istituto Bruno Leoni la candidatura dell'ex sindaco di Milano «è in grado di raccogliere un vasto consenso, a patto sia indipendente dai partiti»

Tra i firmatari dell’appello per Gabriele Albertini, c’è anche Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, che a tempi.it spiega il perché della sua scelta: «Albertini è un conservatore che crede nella libertà economica e nella legalità: un conservatore all’americana».

Perché ha aderito e cosa secondo lei potrebbe fare Gabriele Albertini, in particolare in questa fase di crisi economica?
Ho aderito all’appello perché l’ho trovato molto ragionevole. Albertini ha fatto molto bene il suo mestiere di sindaco di Milano, incarnando un’idea di amministrazione coerente con i principi liberali. È uno dei pochi amministratori locali ad aver fatto qualcosa sul fronte delle privatizzazioni. Con coraggio, si è sempre scontrato con lobby anche attigue alla sua constituency elettorale. Ricordiamo cosa è accaduto quando voleva vendere le farmacie comunali cedendole ad un grande gruppo tedesco anziché ad altri farmacisti milanesi, così come gli scontri con le lobby dei tassisti per le nuove licenze. Ha portato un approccio “manageriale” a Palazzo Marino. È un conservatore che assomiglia ai conservatori che ci sono in altre parti del mondo: crede in uno Stato leggero, ma è anche convinto che, se lo Stato serve a qualcosa, è a fare rispettare le regole. Non a caso, per questo era molto apprezzato da figure come Indro Montanelli e Francesco Saverio Borrelli: di certo non due berlusconiani.

Pensa che Albertini abbia la forza di raccogliere consensi sufficienti in un momento in cui il Pdl è sempre più in caduta libera e, come si evince anche dalle elezioni regionali in Sicilia, anche tutta l’area di centrodestra?
Ho firmato perché l’appello si conclude proprio con la proposta di una candidatura indipendente. Ciò non significa ignorare un dato di fatto: Albertini è un europarlamentare del Pdl. Ma le elezioni siciliane dovrebbero farci capire che i partiti della seconda repubblica non sono in grado di reggere l’urto di ciò che si agita, oggi, nella pancia del Paese. Al malcontento si risponde con progetti chiari e autorevoli: non con le alchimie di certi apprendisti stregoni

A chi o cosa si riferisce esattamente?
Al grande progetto di una neomelassa centrista, pur se riveduta e corretta in chiave “montiana”. Oggi il travestimento della Balena Bianca, delle vecchie forze democristiane cioè, sotto un mantello azzurrino o rosa, non risponde a nessuno dei veri problemi del Paese. C’è ansia di cambiamento da parte dell’elettorato, e una profonda incazzatura per come la politica sta gestendo questa fase di crisi. Avere come candidato una persona che ha fatto bene l’amministratore, che ha l’ambizione e il desiderio di fare politica, e che può porsi come riferimento di una galassia cultural-politica ampia ma incontroveribilmente liberale e riformista, è cosa rara. Nella Lombardia di oggi, attorno a questa persona si potrebbe consolidare un vasto consenso elettorale: a patto che la sua non sia una candidatura dei partiti travestita da lista civica, ma sia una sfida realmente indipendente dai partiti.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.