
Meriam è nell’ambasciata americana in attesa del passaporto. Le sue prime parole: «Grazie a tutti, mi affido a Dio»

Meriam Ibrahim è stata liberata dal commissariato di Khartoum dove era stata rinchiusa insieme al marito e ai figli ed è ora al sicuro all’interno dell’ambasciata americana. Si chiude così un nuovo capitolo doloroso nella vicenda di questa donna cristiana, condannata a morte per apostasia e adulterio, scagionata in appello, e poi nuovamente arrestata all’aeroporto mentre cercava di uscire dal paese con documenti americani e del Sud Sudan.
PROBLEMA DOCUMENTI. Il portavoce del ministro degli Esteri sudanese, Abu Bakr al-Sideeg, dopo aver convocato gli ambasciatori di Stati Uniti e Sud Sudan, lamentando il tentativo dei due paesi di aggirare le locali leggi sull’immigrazione fornendo a Meriam documenti che non poteva possedere, essendo lei sudanese, ha detto che Meriam avrà la piena libertà di viaggiare nel momento in cui seguirà le dovute procedure legali per ottenere il passaporto e avrà i documenti di identificazione in regola. I nuovi documenti potrebbero arrivare anche entro tre giorni, nel frattempo la donna è stata rilasciata su cauzione.
«ORA MI AFFIDO A DIO». La Bbc è riuscita a intervistare Meriam mentre usciva dal commissariato di Khartoum, diretta all’ambasciata americana: «Voglio ringraziare il popolo e la polizia sudanesi, grazie anche a tutti quelli che mi sono stati vicini. Ora mi affido a Dio, non ho ancora avuto la possibilità di vedere la mia famiglia da quando sono uscita di prigione».
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Ora che si trova in territorio sicuro dentro l’ambasciata americana e non corre pericoli, forse è il caso di lasciarla in pace e spegnere i riflettori su una donna che ha già subito fin troppi torti da una cultura maschilista e prevaricatrice.
Facciamo le tanti auguri di cambiare vita negli USA dove il multiculturalismo è di casa.