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Chi non avesse ancora chiaro come un certo ecologismo sia mutato in un neopaganesimo che «chiede la morte dell’Occidente», dall’ultima fatica di Giulio Meotti (Il dio verde, Liberilibri) rimarrà scioccato. Di un ambientalismo trasfigurato in religione verde Meotti scorge i giorni liturgici (la giornata della Terra); i tabù (no alla carne); i templi (le università occidentali) insieme ai «santuari della biodiversità»; il proselitismo («i devoti verdi non tollerano i tiepidi»); le profezie catastrofiche, i sensi di colpa, le espiazioni (viaggiare meno, diventare più poveri e con al massimo un figlio). Finanche una propria santa, Greta Thunberg da Stoccolma, «profetessa tra Giovanna d’Arco e Bernadette Soubirous».
Al di là dei guizzi ispirati, il carotaggio di Meotti è maledettamente serio e prende le mosse proprio dalle parole – esplicitamente programmatiche – dell’adolescente svedese a cui il mondo s’inchina: «La crisi climatica non riguarda...
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