Francesco è un papa “villero”, non pauperista. «Nel povero si incontra Dio»

Di Leone Grotti
21 Agosto 2013
Il Meeting presenta la Lumen Fidei e la rivoluzione di papa Francesco attraverso l'esperienza nelle favelas di padre Pepe e la conoscenza di Guzman Carriquiry.

Rimini (dal nostro inviato al Meeting). «Sono opera del Demonio, il principe della menzogna, i titoli dei giornali che annunciano che papa Francesco cambierà tutta la dottrina e la morale della Chiesa. E sono opera del Demonio, principe della divisione, i continui raffronti che si fanno tra Bergoglio e Benedetto XVI: sia quelli che esaltano la grandezza del primo per screditare il secondo, sia quelli carichi di “nostalgia canaglia” per il secondo adombrando il primo». Così Guzman Carriquiry (nella foto in basso a sinistra, © Meeting), segretario della Pontificia commissione per l’America latina, tuona in Auditorium all’incontro sulla Lumen Fidei, la prima enciclica di papa Francesco.

APPLAUSI A DON PEPE. La folla riserva grandi applausi al sacerdote argentino José Maria di Paola (nella foto a destra, © Meeting), quando racconta della sua esperienza in una delle villa più emarginate di Buenos Aires. «Grazie all’opera dell’arcivescovo Bergoglio, il centro di Buenos Aires si è spostato da Plaza de Mayo alle periferie», dichiara don Pepe, come tutti lo chiamano. «Lui, nonostante la crisi delle vocazioni, ha aumentato la presenza dei sacerdoti nelle villas, dove viviamo in mezzo ai più poveri, tra ragazzi armati e spacciatori, dove il narcotraffico ha attecchito di più a causa dell’abbandono dello Stato».

PAPA VILLERO. Don Pepe incarna l’attenzione ai «poveri» e alle «periferie» su cui papa Francesco ha tanto insistito nei suoi primi mesi di pontificato. «Chi pensa che la religione sia l’oppio dei popoli dovrebbe venire nelle villas, che grazie alla fede sono progredite in modo impensabile», continua padre José Maria, che non si sarebbe «mai aspettato di parlare davanti a così tanta gente».
«Qui il popolo esprime ancora una grande religiosità, sono molto ricchi culturalmente e come ci ha insegnato Bergoglio non bisogna andare verso i poveri solo perché hanno bisogno di aiuto materiale, ma perché la fede nasce da un incontro e soprattutto perché siamo noi che possiamo imparare molto dai poveri. Ecco perché Bergoglio ci stupiva sempre venendo in prima persona nelle villas. Tanto che quando è stato eletto, tutti qui hanno detto: Francesco è un papa villero».

LA RIVOLUZIONE NON SONO LE SCARPE. «Altro che pauperismo ideologico», commenta Carriquiry. «Il significato e il valore dei poveri è forse il più grande apporto che i latinoamericani possono dare a tutta la Chiesa. Nel povero si incontra Dio, come ama sempre ripetere Francesco: “Nella casa del povero Dio trova sempre posto”».
Carriquiry ha sottolineato come la Lumen Fidei sia prova del grande rapporto esistente tra Francesco e il papa emerito: «È stato un gesto di grande umiltà firmare la prima enciclica scritta a quattro mani con Benedetto XVI. Papa Francesco è un imprevisto nella Chiesa e lo Spirito sta soffiando il cambiamento: dopo il Santo Magister, il cui pontificato è stato una grande Via Crucis, Dio ci ha donato il Santo Pastore».
«Ma non pensate», continua, «che la rivoluzione evangelica di Francesco passi dalle scarpe nere invece di quelle rosse, che erano orribili ma se le ha cambiate è per problemi di salute, o dal cambiamento dello Ior e degli apparati, che pure anche Benedetto XVI voleva liberare da una certa zavorra curiale. Questo è il Papa dei lontani, con un cuore missionario. E tanti che erano fuoriusciti, si stanno già riavvicinando alla Chiesa cattolica».

FEDE COME INCONTRO. La conclusione dell’incontro è stata affidata a don Stefano Alberto, teologo e docente all’Università Cattolica di Milano: «È significativo che dopo don Luigi Giussani, le prime encicliche degli ultimi due papi abbiano parlato della fede come di un incontro. Mentre la maggior parte dei cattolici pensa ancora alla fede come qualcosa da fare, come dei valori e una dottrina da difendere, la Lumen Fidei insiste sul fatto che è Dio a venirci incontro e ad aprirci lo spazio».

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