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Mani pulite e quell’idea di giustizia che era «una menzogna»

Di Peppe Rinaldi
06 Febbraio 2022
Il cronista del Corriere della Sera Goffredo Buccini racconta “da dentro” come trent’anni fa giornali e tv costruirono la mitologia dei «buoni contro i banditi»
Manifestazione in difesa dell'inchiesta Mani pulite
Una manifestazione dei Verdi in difesa dell'inchiesta Mani pulite a Milano nel 1993 (foto Ansa)

Non parlategli di esecuzioni sommarie e neppure di complotti. Sono termini che Goffredo Buccini scansa continuamente durante la conversazione, nel giorno di Santo Stefano, con Tempi, quando si tenterà di accendere la miliardesima luce su ciò che nel corso di questi ultimi trent’anni abbiamo chiamato “Mani pulite”. Buccini, che della materia è notoriamente padrone, te lo spiega pure il motivo: «Non fu né l’una né l’altra cosa», dice, «perché gli arresti furono tanti, certo, ma non furono illegali e quindi di “sommario” non c’era nulla. Non fu complotto perché la politica si suicidò». Come vedremo, non sarà l’unica precisazione che il giornalista del Corriere della Sera che raccontò per primo la notizia dell’avviso di garanzia a Berlusconi in diretta mondiale durante il G7 sulla criminalità tenutosi nel 1994 a Napoli, avrà premura di fare, avendone peraltro tutte le ragioni: un titolo, un virgolettato non condiviso può cambiare tutto, quasi se...

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