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Regina Coeli, terza sezione. È lì che Alcide De Gasperi fu imprigionato tra il marzo 1927 e l’ottobre 1928. Ci sono andato pochi giorni prima della chiusura della causa di beatificazione che lo riguarda, per capire – o almeno percepire – che cosa avesse vissuto in quel periodo in cui la sua fede si svelò così pura e forte. Sono bastati “tre scalini” per varcare la soglia di un edificio uguale a tutti gli altri, incastonato tra il Tevere e i palazzi dove la vita romana trascorre frenetica.
Là dove erano costretti i prigionieri politici – oltre a De Gasperi, tra gli altri anche Pertini, Gramsci e Saragat – oggi vivono uomini di ogni razza e religione, un mondo dimenticato, un popolo di colpevoli macchiatisi di reati più o meno grandi, spesso segnati da tossicodipendenze, carichi di ansie e desideri persi che divorano il cuore. Ho incrociato sguardi feriti ma anche sorrisi aperti, perché il bene può vincere il male anche quando sembra impossibile.
Sono molti quanti si spendono perché que...
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