Anche secondo il Corriere della Sera «i magistrati in Italia fanno politica» (e sopprimere l’Anm?)
Sergio Romano sceglie oggi aprire la rubrica delle lettere del Corriere della Sera con la drastica argomentazione del lettore Gerardo Mazziotti, che invoca senza mezzi termini la soppressione dell’Associazione nazionale magistrati e dei vari “partiti” che la animano, «la cui attività costituisce una turbativa della vita politica italiana». Non a caso, del resto, nella Costituzione è previsto il Csm, organo di autogoverno della magistratura, ma non «l’Anm né le varie correnti ideologiche dei magistrati».
UN SINDACATO. In effetti l’Anm «è un sindacato», conferma Romano, e la sua esistenza «può essere utile al Parlamento e al governo quando (…) devono prendere decisioni sulle condizioni di vita e di lavoro di coloro che appartengono all’ordine giudiziario», tuttavia «ha l’effetto di ridurre i magistrati a categoria professionale: uno status che intacca, a mio avviso, la loro autorità e dignità».
PROGRAMMI IDEOLOGICI. Questo “svilimento” della magistratura – insiste Romano – non ha fatto che peggiorare da quando, appunto, sono nate le correnti dell’Anm (non a causa della Costituzione) e «abbiamo assistito al rafforzamento di gruppi che proclamavano la loro identità proponendo concetti diversi dello Stato e del ruolo che la magistratura avrebbe dovuto svolgere nella vita pubblica del Paese». Gruppi i cui «programmi ideologici lasciavano trapelare una pericolosa contiguità con alcuni partiti politici».
SOSTIENE VIOLANTE. Romano riporta in proposito un passaggio del libro Magistrati di Luciano Violante, secondo il quale le correnti delle toghe «con il tempo, si sono trasformate da luoghi di discussione e approfondimento in ben oleate macchine di potere interno. Basti considerare che, prima o poi, tutti i capi delle correnti sono eletti al Csm. La conseguenza è che oggi, come denunciano molti magistrati, chi non appartenga a una corrente o non sia protetto da un partito, difficilmente arriva a ricoprire incarichi rilevanti. In pratica e spiace dirlo, bisogna difendere l’indipendenza dei magistrati dalle correnti dell’Anm, e bisogna trovare il modo di superare quel corporativismo che i Costituenti speravano di avere eluso stabilendo che un terzo del componenti fosse eletto dal Parlamento».
LA COSTITUZIONE TRADITA. Il sindacato delle toghe e le sue correnti, ribadisce Sergio Romano, «sono inevitabilmente destinate a prendere posizioni, assumere atteggiamenti, sconfinare in altri territori, offrire il fianco ad accuse, rispondere polemicamente alle critiche di cui sono oggetto, difendere i loro soci anche quando non meritano di essere difesi». Insomma, «hanno fatto scendere i magistrati dal gradino su cui la cui la Costituzione li aveva collocati».
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