
Che cosa si sono detti Macron e Papa Francesco

Parigi. Nell’aereo presidenziale che lo stava portando a Roma, il capo dello Stato francese, Emmanuel Macron, ha sottolineato più volte quanto siano buone le relazioni con Papa Francesco, e quanta stima nutre nei suoi confronti. «È un uomo libero. Ha un vero pensiero politico, quello di un uomo che ha vissuto in un altro continente», ha dichiarato giovedì ai giornalisti di alcuni quotidiani francesi presenti a bordo, tra cui La Croix, prima di aggiungere: «Ha capito che le radici dei disordini contemporanei sono le diseguaglianze».
Ambiente, Ue, Libano tra i temi trattati
Venerdì mattina, alle 11, il presidente francese è stato ricevuto in udienza dal Pontefice in Vaticano, dopo aver firmato assieme al presidente del Consiglio italiano Mario Draghi il Trattato del Quirinale, ossia il trattato di cooperazione rafforzata tra Francia e Italia volto a incrementare le sinergie in molti campi, dall’industria al commercio, dalla sicurezza alla difesa. È la seconda volta dall’inizio del suo mandato che Macron incontra di persona Papa Francesco (la prima risale al 26 giugno 2018). «Vado per ascoltarlo. Gli chiederò come vede la costruzione del mondo che verrà di cui si parla tanto», ha anticipato Macron giovedì.
Il colloquio, secondo quanto riportato dal vaticanista della Croix Loup Besmond de Senneville, è durato un’ora, seguìto da un incontro tra Macron e il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, e monsignor Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Il presidente francese e il Santo Padre hanno affrontato diversi temi, dal futuro dell’Unione europea all’ambiente, dalla situazione in America Latina e nei paesi in via di sviluppo alla sorte del Libano, paese che Roma e Parigi considerano cruciale per la stabilità in Medio Oriente (giovedì il Papa ha ricevuto in udienza il primo ministro del Libano, Najib Mikati). Ma anche la questione migranti, ancora più incandescente dopo il dramma consumatosi questa settimana a largo di Calais, e il delicato rapport Sauvé, ossia il rapporto sugli abusi sessuali nella Chiesa francese dal 1950 al 2020.
La discussione sul segreto confessionale
Su quest’ultimo tema, c’era già stato un confronto telefonico lo scorso 3 ottobre, alla vigilia della pubblicazione del documento, secondo quanto riportato dalla Croix. Macron ha recepito «le parole importanti del Papa dopo la pubblicazione del rapporto quando parlò di ‘immenso dolore’ e “vergogna”», secondo fonti dell’Eliseo, rapporto, quello dell’episcopato francese, che l’inquilino dell’Eliseo giudica «molto coraggioso». C’è però un pomo della discordia e non di poco conto: la questione del segreto confessionale, che il governo di Parigi vuole mettere in discussione, ma che il Vaticano non ha alcuna intenzione di toccare.
Il codice di diritto canonico prevede la scomunica immediata per il sacerdote che vìola il segreto confessionale. Servirebbe dunque un intervento diretto del Papa per operare una rivoluzione dottrinale, fatto assai improbabile, anche alla luce di alcune frasi pronunciate recentemente in un summit con alcuni suoi stretti collaboratori: «Il sigillo del sacramento della confessione è sacro e inviolabile. Un punto che rimarrà fermo e irrinunciabile. Per difenderlo sono disposto a metterci tutto il mio peso magisteriale». Il prossimo 9 dicembre, era inoltre previsto un incontro con Jean-Marc Sauvé e alcuni rappresentanti della commissione che ha curato il dossier: incontro che mercoledì è stato improvvisamente rinviato.
Il gesuita Macron
Macron, formatosi al Lycée de la Providence di Amiens, gestito dai gesuiti, ha offerto al Pontefice due biografie di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, proclamato santo da Papa Gregorio XV: la prima, rara, è una versione del 1585 scritta da Giovanni Pietro Maffei, che è stata un riferimento per diversi secoli, la seconda, molto più recente e intitolata “Inigo”, porta la firma di François Sureau, membro dell’Académie française e amico di Macron, e offre un breve ritratto di Ignazio di Loyola, a metà tra un saggio e una biografia.
Papa Francesco ha ricambiato con un dipinto su ceramica raffigurante la Basilica di San Pietro vista dai Giardini Vaticani, i volumi dei documenti papali, il messaggio per la Pace di quest’anno, il Documento sulla Fratellanza Umana e il volume sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020 edito da Lev.
Macron e gli elettori cattolici
La visita di Macron in Vaticano va letta anche come un tentativo di mandare un segnale forte all’elettorato cattolico, che negli ultimi tre anni si è sentito abbandonato dal presidente. La volontà di “riparare il legame tra la Chiesa e lo Stato” francese espressa nel discorso al Collège des Bernardins, a Parigi, il 9 aprile 2018, sembra un lontano ricordo. Da allora, è stato un susseguirsi di sgambetti: le limitazioni sproporzionate alla libertà di culto durante la crisi sanitaria, l’adozione della legge bioetica lo scorso 2 agosto con l’apertura della Pma (Procreazione assistita) a tutte le donne senza tener conto dell’avviso dei vescovi francesi, ma anche il silenzio dopo l’incendio di Notre-Dame, quando si dimenticò completamente della dimensione spirituale del luogo. «Il termine “cattolico” non è una parolaccia», commentò irritato l’arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit. Non basterà la visita di oggi in Vaticano per ricucire i rapporti con l’elettorato cattolico.
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