Macron ha sprofondato la Francia nel caos

Di Leone Grotti
02 Luglio 2024
I lepeniani trionfano al primo turno delle elezioni, seguiti dalla banda di Melenchon. Macron, umiliato, invoca un Fronte repubblicano per sbarrare la strada a Rn. Ma l'antisemitismo e l'islamogoscismo della sinistra sono davvero meglio della destra?
Il monumento alla Repubblica pieno di graffiti contro il Rassemblement National a Parigi dopo le elezioni
Il monumento alla Repubblica pieno di graffiti contro il Rassemblement National a Parigi dopo le elezioni (Ansa)

Il primo turno delle elezioni legislative in Francia si è concluso come tanti si aspettavano e altrettanti temevano: Emmanuel Macron ha straperso la sua scommessa e ora al presidente non resta che invocare l’ennesima lotta del “bene” (di sinistra) contro il “male” (di destra) per salvare il paese dall’avvento al potere dei “nuovi barbari”. Ma questa volta sarà molto più difficile mettere in piedi come in passato quel “Fronte repubblicano” in grado di estromettere i lepeniani dalla stanza dei bottoni.

L’alternativa, infatti, è tra l’estrema destra e l’estrema sinistra. I moderati sono stati spazzati via dall’azzardo presidenziale e non sarà facile convincere gli elettori che il Nuovo fronte popolare, che riunisce l’intera galassia della sinistra francese, sia meno pericoloso del giovane presidente di Rn, Jordan Bardella, e dei suoi.

Le Pen stravince, vola l’estrema sinistra

In Francia le elezioni legislative si svolgono dopo le presidenziali e normalmente vince la formazione legata al presidente che esce trionfante dalle urne. Sciogliendo anticipatamente l’Assemblea Nazionale, però, Macron ha sparigliato le carte, dando ai francesi la sensazione che questa volta il risultato non fosse pilotato. Si può spiegare così l’alta affluenza, arrivata al 66,7%, venti punti percentuali in più delle legislative del 2022.

Il Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen e i suoi alleati hanno stravinto con il 33,14% dei voti, seguiti dal Nuovo fronte popolare della gauche (27,99%). Relegata al terzo posto e umiliata (di nuovo) la maggioranza macroniana di Ensemble (20,04%), mentre i Repubblicani (Lr) con i loro alleati hanno preso appena il 10,74% delle preferenze.

Posto che tutto si deciderà al secondo turno di domenica 7 luglio e che il sistema francese divide la guerra elettorale in 577 piccole battaglie in altrettante circoscrizioni (una per ciascun seggio in palio), Rn secondo le proiezioni potrebbe conquistare tra i 255 e i 295 seggi, l’estrema sinistra 120-140 seggi, i macroniani 90-125 seggi e Lr 35-45 seggi.

«Macron isolato e denigrato»

Se dopo l’umiliazione alle europee l’obiettivo di Macron era quello di sbarrare la strada alle formazioni estreme, non si può che concordare con il Figaro, che parla di «disastro»: «La Francia si ritrova davanti alla doppia prospettiva dell’avventurismo politico o del blocco istituzionale: le due facce di una crisi di governo. Grazie, Macron!».

Anche Le Monde riconosce che il paese si trova davanti «a un indebolimento senza precedenti dell’autorità presidenziale». Macron «non è mai apparso così isolato e denigrato».

Il presidente sognava di «incarnare la sola alternativa al caos», sentenzia Libération: «I francesi hanno risposto ritenendo lui stesso responsabile del caos».

Il Fronte repubblicano ha ancora senso?

A fronte di 76 candidati che hanno ottenuto più del 50 per cento dei voti al primo turno e che sono dunque già sicuri di entrare a Palazzo Borbone, l’alta affluenza ha portato a un numero eccezionale di “triangolari”: in 301 circoscrizioni sono passati cioè al secondo turno tre candidati, avendo superato la soglia del 12,5% delle preferenze.

Invocando il Fronte repubblicano, Macron ha invitato tutti a coalizzarsi contro i lepeniani. Il Nuovo fronte popolare potrebbe ritirare dalla corsa tutti i candidati arrivati terzi nelle diverse circoscrizioni per non disperdere i voti e rendere così la vita più difficile agli uomini e alle donne di Rn.

I macroniani dovrebbero fare lo stesso, anche se tantissimi sono a disagio all’idea di fermare l’estrema destra per favorire l’estrema sinistra, cadendo così dalla padella alla brace.

Jordan Bardella, presidente di Rn, potrebbe diventare primo ministro in Francia
Jordan Bardella, presidente di Rn, potrebbe diventare primo ministro in Francia (Ansa)

L’antisemitismo non è meglio del razzismo

Chi può sostenere infatti che il Nuovo fronte popolare monopolizzato dalla France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon sia meno inquietante dei lepeniani?

Il programma dell’estrema sinistra è eclatante: 236 miliardi di spese supplementari ogni anno (con tanti saluti ai limiti previsti dall’Unione Europea), aumento drastico delle tasse, balzelli green, regolarizzazione indiscriminata dei migranti, aumento dei flussi migratori, amnistia dai contorni ancora poco chiari. Per non parlare della preoccupante tendenza di tanti candidati all’odio antisemita e alla connivenza con alcune oscure fazioni islamiste.

Come scrive ironicamente Samuel Fitoussi sul Figaro, «l’unica qualità del programma del Nuovo fronte popolare è quella di essere di sinistra. Qualche decennio di rovina economica, devastazione sociale, ristrettezze, fuga dei capitali e dei cervelli non valgono bene la certezza di impedire a Jordan Bardella di diventare primo ministro?».

Macron sprofonda la Francia nel caos

L’antisemitismo e l’islamogoscismo della sinistra sono davvero meglio del razzismo della destra, tanto da giustificare la formazione di un Fronte repubblicano?

Macron ha rinunciato alla propria maggioranza (per quanto relativa) all’Assemblea nazionale, distruggendola forse per sempre, per spingere la Francia sull’orlo di quella «guerra civile» che assicurava di volere prevenire.

Anche se è improbabile che Rn ottenga la maggioranza assoluta in Parlamento, molti temono che il presidente passerà alla storia come l’uomo che ha consegnato il paese all’estrema destra. Di sicuro, a una settimana dal secondo turno delle legislative, si può già considerare come il politico che ha sprofondato la Francia nel caos per orgoglio e cinismo.

@LeoneGrotti

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